Famiglia Savoia Il documentario «Il Principe» su Vittorio Emanuele promette diverse rivelazioni

Covermedia

5.7.2023 - 11:30

Beatrice Borromeo.
Beatrice Borromeo.

Il documentario Netflix su Vittorio Emanuele di Savoia è in onda dal 4 luglio.

5.7.2023 - 11:30

Una narrazione senza filtri, per raccontare la verità della famiglia Savoia.

Questo è il documentario «Il Principe», che vede in regia affiancata dal torinese Marco Ponti, Beatrice Borromeo, decisa a dire la sua sull'incidente all'Isola del Cavallo in cui venne ferito Dirk Hamer, poi deceduto.

Era la notte del 18 agosto 1978 quando Dirk, figlio del dottor Ryke Geerd Hamer, uno dei padri della medicina alternativa, fu colpito da un proiettile a una gamba.

Dopo mesi di operazioni, il ragazzo morì tragicamente. Vittorio Emanuele, che ha sempre negato il suo coinvolgimento, è stato però condannato a seguito di un’intercettazione. 

«Beatrice è limpida»

«Beatrice mi ha chiesto di starle accanto per ciò che concerneva la serie da un punto di vista propriamente narrativo. L’ho supportata per quanto riguarda anche le riprese, la preparazione, la produzione. Lei però è talmente in gamba che non ho dovuto fare molto. Le ho già detto che qualunque altra cosa voglia fare nel cinema in futuro, basterà fare un fischio e io ci sarò», dice Ponti.


«È una professionista limpida e così è la sua narrazione. Ha molto talento ed è intelligente. Affrontare questa storia per lei era vitale. Entrambi abbiamo affondato mani e cuore in questa vicenda dolorosa ed è stato un bel viaggio. Tra la Corsica, la Sardegna, Roma, Parigi, la Svizzera…».

Vittorio Emanuele senza filtri

Anche Vittorio Emanuele si è lasciato coinvolgere da questo progetto.

«Mi ha sorpreso che abbia accettato di essere intervistato senza alcun tipo di filtro – continua il regista -. Non ha chiesto le domande in anticipo e non ha posto veti di alcun genere. Suppongo che a un certo punto della vita si senta la necessità di far sentire la propria voce anche solo semplicemente per non farsi raccontare dagli altri. Un documentario non deve essere una violenza ma un’occasione per parlare».

Il regista è sicuro che gli spettatori resteranno incollati al piccolo schermo.
«Qualunque cosa dica è uno spoiler. Però, ci sono almeno tre passaggi in cui gli spettatori diranno: «Wow, non lo sapevo»».

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