In Oman un hub culturale tra Est ed Ovest
Nuova produzione del Flauto magico con un Papageno 'astemio'
MASCATE, 08 GEN – Una nuova produzione del Flauto Magico di Mozart eseguita dai Barocchisti diretti da Diego Fasolis e la prima mondiale di Tahr el Bahr, i tesori del mare, del compositore egiziano Monir Elsweseimy sono due degli spettacoli inseriti nella stagione della Royal Opera House di Muscat. Bastano questi due titoli a far capire l'obiettivo del teatro omanita, che si candida a diventare un hub culturale e un punto di incontro fra la tradizione musicale occidentale ed araba. La struttura, con 1.100 posti, è stata inaugurata nel 2011 ma ora si è aggiunto un auditorium da 600 posti (la Casa delle arti musicali) e sono in apertura anche una biblioteca musicale e un grande spazio espositivo dedicato alla musica occidentale e araba. «Sarà una porta fra Occidente e Oriente», spiega il direttore della Royal Opera House Umberto Fanni. L'obiettivo è diventare un teatro di produzione. Lakmé, andata in scena la scorsa stagione con la regia di Davide Livermore, è la prima coproduzione 'mondiale' che coinvolge teatri di tutti i cinque continenti (l'Opera di Los Angeles, il Teatro dell'Opera di Roma, l'Arena di Verona, il Carlo Felice di Genova, la Cairo Opera House, l'Astana Opera, il Shangai Oriental Art Center e la Sydney Opera House). E per la stagione inaugurale della nuova House of Musical Arts, il teatro ha realizzato un nuovo allestimento del Flauto Magico di Mozart, con la regia sempre di Livermore. «E' un omaggio al sultano Qabus, che ama Mozart in modo particolare», sottolinea Fanni. L'opera è ambientata nello Stato, con costumi tipici, l'immancabile Khanjar (il pugnale omanita), il dhow (l'imbarcazione tradizionale), il deserto e perfino la lampada di Aladino. Anche il libretto è stato adattato, togliendo ogni riferimento agli alcolici perché «bisogna tenere presente di dove ci si trova». Il pubblico ha apprezzato. (ANSA).
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