Vittima di molestieIsabella Ferrari: «Durante un casting mi chiesero di alzare la maglietta»
Covermedia
18.8.2023 - 11:00
L’attrice ricorda le sgradite avance durante i casting, quando era ancora una ragazzina: «L’istinto mi ha permesso di fuggire da situazioni spiacevoli».
18.08.2023, 11:00
18.08.2023, 11:04
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Isabella Ferrari, piacentina, classe 1964, ha riannodato i fili della lunga carriera, cominciata a 15 anni, quando ha vinto il concorso di bellezza Miss Teenager, e decollata nel 1983, quando il regista Carlo Vanzina l’ha voluta in «Sapore di mare» nella parte di Selvaggia.
Un percorso fulmineo, costellato però di situazioni non sempre gradite. «Alle mie figlie non succederà quello che è successo a me. A volte ho ancora paura a entrare nella stanza di un produttore. Lui che dice: «Alzati la maglietta che voglio vederti il seno», tu che sei molto giovane e lo fai perché pensi sia fondamentale per poter fare il film. Non mi sono mai venduta, proprio mai. Però mi sono alzata quella maglietta e quanto mi è dispiaciuto, quanto mi ha ferito, quanto è difficile riconoscerlo, oggi», ricorda Isabella nella lunga intervista concessa al Corriere della Sera, distinguendo però le avance moleste dal corteggiamento.
«Il corteggiamento non mi disturba e voglio ancora essere corteggiata. Sento la difficoltà degli uomini, anche degli uomini gentili e ce ne sono tanti, nel corteggiare e nell’avvicinarsi a una donna. Avverto il timore di essere accusati e messi alla gogna. Però».
Crisi esistenziale dopo l’ingaggio in «Sapore di mare»
La Ferrari, dopo l’ingaggio in «Sapore di mare» nella parte di Selvaggia nel 1983 ebbe una crisi esistenziale, che tuttavia superò con l’aiuto dei genitori.
«Ebbi una crisi di rigetto. Non mi sentivo un’attrice, non avevo fatto una scuola, non avevo più voglia di stare dentro a quel meccanismo: mi venne un esaurimento e mi diedero delle medicine per superarlo. I miei si preoccuparono e mi portarono in montagna», spiega Isabella.
«Buttai via le medicine, ma sì, ero spaventata anche io. Pensavo che quello stato d’animo, quella depressione, me la sarei portata dietro per tutta la vita. Il successo improvviso si sposava con il pregiudizio. E il pregiudizio era a sua volta anche figlio della bellezza. La bellezza mi ha dato tanto, lo riconosco, ma mi ha fatto anche dubitare di me stessa. Pensavo di non meritarmi le cose che mi capitavano e cercavo sempre altrove, altrove e ancora altrove. Non mi davo pace e per un po’ mi allontanai dal mio mestiere. Ci volle tempo per recuperarmi. L’occasione me la diede Marco Tullio Giordana. Mi propose di recitare in Appuntamento a Liverpool, un film drammatico. Accettai».