Cinema Shirin Neshat su «Land of Dreams»: «È un avvertimento»

zm, ats

25.10.2022 - 17:17

L'artista e regista iraniana Shirin Neshat ha presentato il suo nuovo film "Land of Dreams" a Zurigo e Berna. (immagine d'archivio)
L'artista e regista iraniana Shirin Neshat ha presentato il suo nuovo film "Land of Dreams" a Zurigo e Berna. (immagine d'archivio)
Keystone

Ieri sera Shirin Neshat ha presentato in Svizzera il suo nuovo film «Land of Dreams». Quest'ultimo mostra cosa succede quando le persone non si oppongono ai regimi autoritari, ha detto l'artista e regista iraniana a Berna.

zm, ats

Simin (Sheila Wand) è un'acchiappasogni. In un surreale roadtrip attraverso la regione centro-occidentale degli Stati Uniti cattura i sogni delle persone a cui rende visita. Consegna i protocolli al Census Bureau, l'autorità più importante del governo autoritario. A casa, però, li trasforma in qualcosa di nuovo e artistico, calandosi nei panni degli intervistati e recitando i loro sogni davanti alla telecamera in una sorta di performance in farsi.

Come Neshat, la protagonista di «Land of Dreams» è di origini iraniane e vive negli USA. Non riesce ad identificarsi al 100% né in una né nell'altra cultura. In generale, Simin le assomiglia molto, ha affermato Neshat in una discussione al termine della proiezione. È anche lei fotografa e «come me, ha un lato maschile e uno femminile».

Macho e romantico

Oltre a Simin, le altre figure centrali della commedia satirica sono Alan (Matt Dillon) e Mark (William Moseley). Secondo Neshat, i due uomini incarnano due cliché americani: quello del cowboy macho e quello dell'hippie romantico e ingenuo. Un'idea questa che deriva dallo sceneggiatore Jean-Claude Carrière ("Le charme discret de la bourgoisie"), scomparso nel 2021, che, in quanto francese, aveva una corrispondente visione degli Stati Uniti. «Ho preso questa idea e l'ho portata all'estremo».

Simin, che nel film è anche sulle tracce di un segreto di famiglia che rimane irrisolto fino alla fine, è attratta da entrambi gli uomini. Ma soprattutto, è spinta dal crescente scetticismo nei confronti del suo datore di lavoro, che sta registrando i sogni della gente, manipolando gli americani e isolandoli dal resto del mondo.

«Prima rivoluzione femminile»

«Il film è un avvertimento», ha affermato ieri Neshat al Cinema Rex di Berna. Uno sguardo al futuro di un Paese in cui la popolazione non si oppone al regime autoritario. E, naturalmente, ha menzionato gli eventi attuali nel suo Paese, l'Iran. Un Paese in cui la soglia della tirannia è stata superata da tempo.

Con uno sguardo pieno di speranza ha parlato della «prima rivoluzione femminile», la «più bella e coraggiosa rivolta del mondo». Neshat, che sottolinea di essere un'artista e non un'attivista, ha pregato anche la Svizzera di sostenere le persone che nel suo Paese si impegnano per la libertà e la giustizia.

«Non si tratta di una questione locale, ma di una questione globale». Nessuno sa come sarà il futuro, «ma la sua bellezza è nelle mani della gente».