Storie di vitaLevante perseguitata dall'ex: «Ho avuto paura, ho provato vergogna»
Covermedia
6.3.2024 - 13:01
La cantautrice descrive per la prima volta la sua esperienza con un ex partner ossessivo. Tra sentimenti di paura e vergogna, racconta il coraggio di denunciare e il processo di perdono.
06.03.2024, 13:01
06.03.2024, 13:25
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Levante, al secolo Claudia Lagona, ha rilasciato un'intervista intima a Vanity Fair, svelando dettagli di una parte oscura della sua vita che finora aveva tenuto nascosta.
«Sono stata con un uomo che non si è rassegnato al mio «non ti amo». Ho avuto paura, ho provato vergogna. Ma poi ho deciso di denunciare», inizia Levante, lasciando subito intendere il tema profondo dell'intervista.
Riflettendo sull'importanza dell'empatia, Levante enfatizza: «Il dolore degli altri non si giudica». Questa massima apre una finestra sulle sue «stanze buie», offrendoci un insight sulla sua scelta di perdonare colui che l'ha trascinata in un vortice di emozioni contrastanti.
Quasi 1.000 mail in un mese
Durante l'intervista, condotta in uno studio milanese, Levante condivide la genesi del suo rapporto tossico.
«Proprio una decina di anni fa mi sono infatuata di un uomo. Da subito è stato molto geloso... Non potendomi più avere ha perso le staffe». Nonostante non sia stata fisicamente maltrattata, l'uomo ha tentato di manipolarla con ricatti emotivi, una pioggia di messaggi e «980 mail nel giro di un mese, che significa circa 30 ogni giorno».
La cantautrice si confessa spaventata ma, stranamente, più preoccupata per l'ex che per sé stessa, riecheggiando la tragica storia di Giulia Cecchettin.
Poca empatia da parte della polizia
Racconta poi del difficile passo verso la denuncia, un processo ostacolato da una burocrazia fredda e poco empatica, che rispecchia un sistema maggiormente protettivo verso i perpetratori maschili.
«Mi sono presentata nella prima questura con il malloppo di mail stampate. C’era una donna carabiniere, fredda, che mi riempiva di domande: immagino che sia la prassi, però ero terribilmente a disagio, sono scoppiata a piangere. Mi ha indirizzata a un’altra questura.»
«Lì l’unica cosa che percepivo era il giudizio del carabiniere di turno, il suo minimizzare: «Signorina, deve stare attenta! Perché non è stata attenta? Se ne sentono di storie così». Del resto il nostro è un mondo di maschi, che protegge i maschi. Alla fine hanno vietato a quella persona di avvicinarsi a me, per quanto possa valere».
Per molto tempo affascinata dagli uomini intransigenti
Lui prova ancora a contattarla, senza successo.
«Ogni tanto mi scrive ancora e mi chiede scusa. Ci ha tenuto a dirmi che gli hanno diagnosticato un disturbo bipolare e che ha iniziato un percorso di psicoterapia. Io non gli rispondo e allora cancella i messaggi. Mi auguro solo che questa intervista non lo spinga a contattarmi».
Ma nonostante tutto Levante ha perdonato.
«Ho capito di non averlo incontrato nell’amore, ma nel dolore. Il suo e il mio. Questa persona ha rivelato anche un mio grande problema e cioè l’attaccamento a un certo tipo di uomo: mio padre Rosario, che ho perso quando avevo nove anni.»
«Per quanto l’abbia conosciuto e lo ricordi, non era violento, però era duro, severo, intransigente. Per diverso tempo sono stata affascinata da persone che gli somigliavano».