SpettacoloMichael J. Fox: momenti bui tra Parkinson, chirurgia e infortuni
CoverMedia
5.11.2020 - 16:33
Nel 2018 l’attore ha attraversato il periodo più difficile della sua vita.
Dopo un intervento chirurgico spinale (top secret) e la frattura di un braccio, nel 2018, Michael J. Fox è stato costretto ad imparare ancora una volta a camminare.
La superstar della trilogia cult «Ritorno al futuro», che nel 1998 si è aperto pubblicamente sulla sua diagnosi di Parkinson, ha avuto altri grossi problemi di salute due anni fa, quando i medici gli hanno diagnosticato una massa non cancerogena nel midollo spinale: oltre ad essere molto dolorosa, questa massa rappresentava una vera minaccia per la mobilità dell’attore.
«La strada era verso la paralisi, se non mi fossi fatto operare», ha dichiarato Fox nell’intervista con People. «(Il tumore, ndr) stava premendo sul midollo spinale, dunque hanno dovuto rimuoverlo con estrema attenzione, per non causare ulteriori danni».
Per fortuna l’intervento è andato a buon fine e Fox, noto per il suo ottimismo, ha trascorso 4 mesi di riabilitazione prima di poter tornare a camminare normalmente.
Ma il recupero è stato interrotto da un altro brutto infortunio, durante una vacanza con la famiglia nel Massachusetts. In quell’occasione Fox, impegnato con il film di Spike Lee che stava producendo, «See You Yesterday», è caduto fratturandosi un braccio.
«Sono crollato», racconta l’attore ripensando al momento in cui attendeva l’ambulanza, poggiato al muro della sua cucina. «Mi sono sentito come se peggio di così non potesse andare. Ho iniziato a dubitare su tutto, tipo: non posso continuare a sorridere dopo questo. Non c'è un lato positivo. Non c'è niente di buono in questo. Solo tanto rimpianto e dolore».
«Il Parkinson, la schiena, il braccio… Non era certo peggio di quello che tante altre persone stavano attraversando. Ma ho pensato: “Come puoi dire a queste persone di restare positive e che le cose si sistemeranno?”».
Ad ogni modo, la situazione ha iniziato a migliorare dopo qualche tempo.
«L’ottimismo è radicato nella gratitudine», riflette il 59enne. «L’ottimismo è sostenibile quando porta sempre alla gratitudine, e ciò che segue è accettazione. Accettare che quella cosa è successa, e accettarla per quello che è. Questo non vuol dire che non puoi cercare di cambiare. Non vuol dire che bisogna accettarla come una punizione o una pena; significa metterla al suo posto. Dopo puoi iniziare a vedere un modo in cui la tua vita può migliorare, e così puoi andare avanti».
«Non che non fossi stato sincero prima di allora», aggiunge. «Ma adesso ho più gratitudine, visto che ho superato dei momenti così bui».
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