RivelazioniL'accusa di Nino D'Angelo: «Sono stato un fenomeno di razzismo»
Covermedia
3.6.2024 - 16:31
Il noto cantautore napoletano Nino D'Angelo ha dovuto affrontare critiche e pregiudizi legati al mondo del sud Italia.
03.06.2024, 16:31
03.06.2024, 16:41
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Nino D'Angelo, celebre cantautore napoletano, si racconta in una recente intervista a La Stampa, dove parla del suo viaggio attraverso la musica, contrassegnato da pregiudizi e ostacoli che hanno messo alla prova la sua integrità artistica.
Nato nel cuore di Napoli, D'Angelo ha sempre portato con orgoglio le radici della sua città, nonostante le sfide e le divisioni interne tra zone come il Vomero e Secondigliano.
Il cantante, con una carriera che spazia da hit di successo a ruoli nel cinema, ha vissuto sulla propria pelle cosa significa essere etichettato e messo da parte: «Sono stato un fenomeno di razzismo tra i più eclatanti. Mi hanno insultato, volevano distruggermi. Il ragazzo col caschetto emblema del terrone si è preso il peggio e gli devo tutto. Ora lo ringrazio. Qualcuno negli anni è perfino venuto in camerino a scusarsi. Questo è il concerto della vita. Siamo in pochi alla mia età a riempire gli stadi».
Un cantautore fedele alle proprie radici
Queste parole risuonano con un misto di dolore e gratitudine per un percorso che lo ha visto spesso confinato ai teatri di periferia, nonostante vendesse milioni di dischi.
«Da Napoli, la mia città, divisa tra quelli del Vomero e di Secondigliano. All'inizio ero confinato ai teatri di periferia pur vendendo milioni di dischi, non me li davano proprio i teatri in città».
Nonostante la frustrazione e l'incomprensione iniziali, Nino ha mantenuto la sua dignità e il suo amore per l'arte, elementi che hanno continuato a ispirare e influenzare il pubblico e i critici nel corso degli anni.
Il culmine di questo viaggio si manifesta nei suoi concerti, come quello imminente allo stadio Maradona di Napoli, un simbolo della sua tenacia e del suo talento indiscusso.
Malgradi le avversità, il cantautore è rimasto fedele alle sue radici e alla sua lingua, rifiutando anche inviti prestigiosi come quello di Ghali a Sanremo, poiché non avrebbe potuto esibirsi in napoletano: «Sotto l'aspetto politico e sociale sto con Ghali, ma io che sono stato uno dei primi non posso tornare al Festival e non cantare in dialetto».