Oscar «Parasite» fa la storia, miglior film 2020, Zellweger e Phoenix i migliori attori

ATS

10.2.2020

Per la prima volta una produzione in lingua non-inglese vince l'Oscar per il miglior film: è «Parasite» del sudcoreano Bong Joon Ho. Già Palma d'oro a Cannes e Excellence Award 2019 a Locarno72, la pellicola ha inoltre vinto anche quale miglior regista, miglior film internazionale e migliore sceneggiatura originale.

Brad Pitt e Laura Dern hanno ricevuto i loro primi Academy Awards come miglior attori non protagonisti, rispettivamente per «C'era una volta... a Hollywood» e «Storia di un matrimonio».

Scontati alla vigilia anche i due migliori protagonisti, Renée Zellweger in Judy e Joaquin Phoenix, al suo primo Oscar per Joker di Todd Phillips, film che ha vinto anche per la miglior colonna sonora originale.

Discorso impegnato di Phoenix

«Dobbiamo lottare contro l'idea che una razza, un'idea, sia dominante rispetto a qualcuno impunemente», ha detto Phoenix spiegando che il dono più grande che gli ha dato il cinema «è quello di poter dare voce a chi voce non ce l'ha».

Durante il suo discorso, Phoenix ha lanciato un appello a lottare a favore dei «diritti» contro «le diseguaglianze di genere, il razzismo, o la discriminazione Lgbt. Siamo così disconnessi dalla natura, con un punto di vista egocentrico - ha sottolineato - che andiamo nella natura e la distruggiamo. Commettiamo crimini contro gli animali. Abbiamo paura dell'idea di cambiare, ma dovremmo usare l'amore e la compassione come principi di guida».

Poi citando parole di una poesia scritta dal fratello River quando aveva 17 anni: «Corri verso il rifugio con amore e la pace seguirà».

Secondo oscar per la «svizzera» Zellweger

Renée Zellweger ha citato «l'unicità e l'eccezionalità di Judy Garland» che mai ha ricevuto l'onore della statuetta.

L'attrice texana, al secondo Oscar della carriera (lo aveva vinto come non protagonista per Ritorno a Cold Mountain), dopo aver ringraziato le colleghe in gara con lei e molte altre persone, tra cui i genitori (papà svizzero, la mamma di origine lappone), si è detta «orgogliosa di aver potuto celebrare Judy Garland. Sono i migliori di noi ad ispirarci, donne e uomini coraggiosi, eroi non sempre celebrati», ha detto.

«Judy non ha ricevuto questo onore – ha aggiunto guardando la statuetta dell'Academy stretta tra le mani – e sono sicura che questo momento è un'estensione della sua eredità, un modo per celebrare unicità ed eccezionalità che sono ciò che ci ha lasciato e che va al di là di ogni singolo successo».

Elton John ha vinto per la miglior canzone originale di «Rocketman», Jacqueline Durran per i costumi di «Piccole Donne», il film di Greta Gerwig snobbato alle nomination per la miglior regia (ma un omaggio alle donne registe lo ha fatto Natalie Portman con i lori nomi ricamati su una cappa di Dior indossata sul red carpet).

A «1917» alcuni premi tecnici

A 1917, il favorito della vigilia, sono andati alcuni premi tecnici e la miglior fotografia di Roger Deakins.

Fuori dai premi, nonostante le 10 candidature, «The Irishman» di Martin Scorsese: il regista è stato citato più volte dai premiati, in particolare dal regista sudcoreano.

Sullo sfondo durante tutta la cerimonia il tema delle donne e del gender gap ad Hollywood. Sigourney Weaver con Brie Larson e Gal Gadot hanno parlato delle «donne super eroine, in questa serata in particolare. Dopo lo show facciamo un Fight Club, tutti gli uomini sono invitati: chi perde deve rispondere alle domande dei giornalisti su come si sente una donna ad Hollywood», presentando la prima donna direttrice d'orchestra in 92 anni di Notte degli Oscar: Eimear Noone.

A vincere per la colonna sonora è stata giusto appunto una donna: l'islandese Hildur Guonadottir per Joker. Per lei standig ovation dalla platea: «abbiamo bisogno di far sentire la nostra voce» ha detto rivolta alle donne.

Delusione per Netflix

Nonostante le 24 candidature, Netflix ha incassato una delusione: oltre alla Dern ha vinto con il documentario «American Factory» prodotto da Michelle e Barack Obama: in italiano «Made in Usa» - Una fabbrica in Ohio di Steven Bognar, Julia Reichert e Jeff Reichert, il film è il primo sfornato da Higher Ground, la società dell'ex presidente e della moglie che si sono congratulati con i registi «per aver raccontato una storia così complessa e commovente sulle conseguenze molto umane del difficile cambiamento economica».

Nel bilancio finale: due statuette per Quentin Tarantino e «C'era una volta a ...Hollywood» che aveva 10 nomination e due su 11 per «Joker» di Todd Phillips.

Il regista BONG-Joon-Ho a Locarno72

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