Roma Quentin Tarantino a Roma: «Sogno di girare un film a Cinecittà»

Covermedia

20.10.2021 - 16:30

Auditorium Parco Della Musica
Auditorium Parco Della Musica

L’Auditorium Parco della Musica di Roma ha celebrato il regista insignito con il Premio alla Carriera.

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Standing ovation per Quentin Tarantino che all’Auditorium Parco della Musica di Roma ha ricevuto il Premio alla Carriera.

Il regista 58enne, autore di capolavori come «Pulp Fiction» e «Django Unchained», per i quali ha vinto due Oscar per la miglior sceneggiatura originale, ha ricevuto il riconoscimento per il suo lavoro nella sedicesima edizione della kermesse cinematografica dalla mani di Dario Argento.

Accompagnato dalla moglie Daniela Pick, Tarantino ha confessato di essere «follemente innamorato del cinema italiano» e di voler presto girare un film in Italia, magari proprio a Cinecittà.

Il guru della cinepresa si è poi lodato, confessando di avere un’alta opzione di sé.

«Soprattutto quando scrivo dei dialoghi. Inizialmente mi consideravo più uno sceneggiatore, poi con il passare del tempo sono arrivato alla conclusione che sono uno sceneggiatore e un regista che sa catturare le sfumature della sceneggiatura», dice Tarantino intervistato da Antonio Monda, direttore della Festa del Cinema.

«A volte può capitare di scrivere pensando ad un particolare attore e a volte no. Dipende dal rapporto che si sviluppa tra me e il foglio di carta. È un meccanismo interessante», ha precisato Tarantino.

«Di solito funziona meglio se penso ad un attore che già conosco, scrivendo la sceneggiatura. Ma potrebbe essere un limite. Se nello scrivere «Bastardi senza Gloria» avessi pensato ad un particolare attore il risultato non sarebbe stato lo stesso. Se avessi pensato a qualcuno di preciso il personaggio sarebbe stato limitato. Il contrario è capitato con Django. Volevo tornare a lavorare con Waltz e ho scritto il suo personaggio pensando chiaramente a lui. Sapevo cosa sapesse fare, la sua voce, il suo timbro. Qualcosa di simile è capitato con Samuel L. Jackson, perché dopo Pulp Fiction avevo già nella mia testa la sua voce, il suo ritmo».