Intervento a Roma Roberto Saviano e la pressione dei social: «Qualunque idiozia può essere ripresa»

Covermedia

25.3.2024 - 16:31

Roberto Saviano
Roberto Saviano

Il noto autore di «Gomorra» e voce critica contro la criminalità organizzata, ha recentemente condiviso un intervento carico di riflessioni durante l’evento letterario «Come James Baldwin», dedicato al celebre scrittore afroamericano, svoltosi a Roma.

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Roberto Saviano, autore di fama mondiale per il suo impegno contro la Camorra, ha espresso preoccupazione per l'impatto devastante che i social media possono avere sulla vita pubblica e personale.

L’occasione si è presentata durante l’evento letterario «Come James Baldwin», dedicato al celebre scrittore afroamericano, svoltosi a Roma.

«Oggi con i social qualunque venticello, qualunque idiozia può essere ripresa dai tuoi avversari politici e spalmata all’infinito. Come fa il tuo cuore a non esplodere per il fatto che sul niente, non sul verosimile, ma sul falso assoluto, possa partire qualsiasi cosa. Come sopravvivi? Come fai a non nasconderti dal mondo? Come fai ancora a parlare? Molti miei colleghi lo sanno, infatti non parlano, oggi dico giustamente. Anni fa avreste sentito dirmi che facevano malissimo a tacere. Invece si salvano la vita e fanno bene. Io non me la sono salvata e ho fatto male», ha dichiarato Saviano, riflettendo sull'aggressività e sulla velocità con cui le informazioni, vere o false che siano, vengono diffuse e amplificate attraverso i social network.

Saviano, la cui vita è stata segnata da minacce di morte e da una protezione continua a seguito delle sue denunce contro le mafie con la pubblicazione di «Gomorra» nel 2006, non è nuovo al confronto con le sfide della comunicazione moderna.

L'intervento di Saviano che ha avuto luogo nel contesto dedicato a James Baldwin, scrittore e attivista per i diritti civili americano, noto per il suo impegno nella lotta contro l'ingiustizia razziale e per la sua capacità di esplorare temi complessi con profonda sensibilità umana. Saviano ha tracciato un parallelo tra la sua esperienza e quella di Baldwin, sottolineando come entrambi abbiano utilizzato la letteratura come strumento di denuncia sociale, nonostante le pressioni esterne.

«Per lui non si trattava di essere la voce dei diseredati, ma del fatto che uno scrittore sia la voce di tutti quelli che l'hanno prodotto, avendo bisogno di lui, come l'unico testimone in termini di linguaggio contro l'anonimato della loro condizione».