RecitazioneSalvatore Esposito: «Ecco quando la mia vita cambiò»
Covermedia
28.4.2023 - 11:00
Intervistato dal cantautore Giovanni Caccamo per il Corriere tv, l’attore rivela lo snodo fondamentale del suo passato che lo ha consacrato nel mondo della recitazione.
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28.04.2023, 11:00
28.04.2023, 11:21
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Ha lavorato a McDonald’s per 7 anni, Salvatore Esposito, prima di diventare celebre grazie al personaggio di Genny Savastano in «Gomorra».
Un epilogo non scontato, visto che l’adolescenza dell’attore è cominciata nella periferia napoletana dove spesso le esistenze dei giovani vengono adombrate dalla malavita.
«Sono un ragazzo della periferia, uno dei tanti nati nelle periferie d'Italia, d’Europa, del mondo», dice Esposito durante l’intervista pubblicata su Corriere tv.
«Come sai sono ricche di cose belle e brutte. Entrambe le cose mi hanno dato la possibilità di affondare le mie radici nel territorio. Anche adesso che so chi sono, da dove vengo e soprattutto che cosa voglio.
Dico spesso ai ragazzi di immaginarci come degli alberi che hanno delle radici solide, e più solide sono le radici, più in alto crescono i rami, che sono poi i nostri sogni. Senza sogni non siamo nulla».
Le parole del nonno gli hanno cambiato la vita
La sliding door per Salvatore è arrivata una notte, rientrando dal turno di lavoro a McDonald’s.
«Lavoravo a McDonald’s: ci ho lavorato dai 18 ai 24 anni. Una sera tornavo alle 3 di notte dopo il lavoro, e c’era mi nonno che viveva con noi. Si alzò dal letto. Lo faceva tutte le volte che tornavo tardi e quella notte mi disse: "Ma è veramente questo quello che vuoi dalla tua vita?"» racconta Esposito.
«Mi stava chiedendo se ero felice della vita che facevo: non si riferiva al lavoro o al perché tornavo tardi, ma il senso era capire se ero davvero felice della mia vita. Io quella notte non dormii, la mattina dopo andai dai miei genitori e dissi che non volevo più lavorare lì, perché volevo inseguire il mio sogno. Mi trasferii a Roma e mi iscrissi a recitazione con Beatrice Bracco. Anche quell’esperienza lì mi cambiò perché mi aprì le porte di un mondo che non conoscevo: quello dell’arte», continua Salvatore.
«Consiglio a tutti di fare un corso di recitazione, anche a chi non si sente in grado di fare l’attore o non vuole, ma consiglio a tutti di fare il lavoro dell’attore su se steso e sul personaggio. È come una seduta di psicanalisi che ci fa conoscere meglio noi stessi e gli altri».