La morte di Doris De Agostini ha scosso l'intera Svizzera italiana e in particolare chi l'ha conosciuta. LA RSI ha raccolto le testimonianze delle campionesse Michela Figini e Lara Gut-Behrami, di Enzo Filippini, dell'allenatore Mauro Pini e del cronista sportivo Libano Zanolari.
La Domenica Sportiva della RSI ha allora dedicato una buona parte della trasmissione alla campionessa di Airolo, che in carriera ha vinto otto gare di Coppa del Mondo, conquistando la coppa di discesa nel 1983, quando decise, a soli 25 anni, di mettere un termine alla sua carriera.
Proprio quell'anno vinse anche il premio di «Sportiva svizzera dell'anno».
Indimenticabile il bronzo nella disciplina regina ai Mondiali di Garmisch-Partenkirchen del 1978, così come l'accoglienza trionfale che la popolazione le riservò al suo rientro in treno alla stazione di Airolo, le cui immagini restano indelebili nella memoria di molti ticinesi.
Michela Figini: «Un grande esempio di coraggio»
Se n'è andata un'icona, una leggenda, la «Dura», come era soprannominata Doris De Agostini tra gli addetti ai lavori ticinesi del Circo Bianco.
«Per me è stata un grande esempio di coraggio, forza e determinazione», ha detto Michela Figini in diretta alla RSI. «Quando ho iniziato a gareggiare avevo solo 16 anni, ha proseguito "la Michi", ma quello che più mi ha colpito era il suo carattere».
«Io forse ho avuto un po' più di talento a livello tecnico, ma ogni suo consiglio è stato importante», ha concluso Figini, vincitrice della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Sarajevo nel 1984, che ha avuto l'onore di vivere qualche gara di Coppa del Mondo al suo fianco.
Lara Gut-Behrami: «Sono cresciuta con l'immagine di Doris»
«Ho avuto la fortuna di conoscerla come persona», ha spiegato Lara Gut-Behrami. «Quando mi allenavo con mio papà ad Airolo lei era presente con i suoi figli. Pur non avendo vissuto le sue gare ho scoperto la donna incredibile che c'è dietro alla sportiva. Ricordo che sfoggiava sempre il suo sorriso e che, durante le mie vittorie, era più felice di me».
«Dopo le mie gare prendeva spesso contatto con mio papà per fare i complimenti e dare consigli. E quando papà mi diceva "ha scritto la Doris" io ero sempre molto contenta», ha concluso Gut-Behrami.
Mauro Pini: «Ognuno avrà un pensiero per lei stasera»
Un ricordo nitido della campionessa ticinese è anche nella mente di Mauro Pini, noto allenatore e oggi anche commentatore tecnico della RSI: «Penso di poter esprimere il pensiero di tutta la popolazione airolese e credo che la giornata nell'alta Leventina sia molto triste. In ogni casa ci sarà sicuramente un pensiero per lei. Ne sono sicuro.»
«Per chi l'ha conosciuta un po' più intimamente, al di là della sportiva, Doris trasmetteva grinta, voglia di fare, solo con un saluto o in un veloce incontro. E portava sempre un grande sorriso», ha concluso Pini.
Libano Zanolari: «La carriera di Doris dovrebbe essere materia insegnata ai giovani»
«Il mio ricordo di Doris, ha esordito Libano Zanolari, celebre cronista della RSI, ora pensionato, è quello di una brava sciatrice e di una persona straordinaria. Trovo che nello sport ticinese, magari al Centro Sportivo per atleti d'Elite a Tenero, la carriera di Doris dovrebbe essere materia d'insegnamento ai giovani, non tanto per il livello tecnico ma per il livello umano, per la capacità agonistica e per la tempra straordinaria. Molte persone che avevano talento quanto lei non ce l'hanno fatta per ragioni caratteriali.»
«Ricordo che i colleghi delle televisioni italiane dicevano che Doris sciava come una liceale. All'inizio della sua carriera qualche dubbio era lecito guardando la sua figura filiforme. E lei in un'intervista disse "contro tutti e tutto, anche contro il mio fisico, ce l'ho fatta"».
«Ricordo una domanda che le ho fatto - ha continuato Zanolari - "Doris hai un fisico particolare, ti piacerebbe essere più compatta, più potente? Modificare il tuo corpo?". La risposta è stata straordinaria: "Mi sono guardata allo specchio a 18 anni e quando smetterò voglio vedere esattamente la stessa persona". E così è stato, non solo dal punto di vista morfologico. Ha mantenuto una caratteristica per tutta la vita, di cui noi svizzero-italiani dobbiamo andare orgogliosi: l'umiltà», ha concluso Zanolari.
Enzo Filippini: «Per una notte ha portato il mondo da noi»
Enzo Filippini, presidente della federazione di sci della Svizzera italiana fino a qualche settimana, fa ha ricordato la campionessa andando col pensiero a quella sera del 1978 quando, dopo la medaglia di bronzo ai Mondiali di Garmisch-Partenkirchen, Doris fu accolta da una fiumana di persone alla stazione di Airolo: «C'ero anche io in quella folla. Doris per una notte ha portato il centro del mondo in Leventina».
«È una giornata molto triste ma dobbiamo ricordarla col sorriso. Era una persona molto sorridente. Era una persona molto determinata e una forza mentale eccezionale. Per noi è stata un esempio», ha terminato Filippini.
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