«Se non c'è una strada, la costruiremo» Sofia Goggia non smette la lotta col dolore, ma teme lo scenario peggiore

bfi

24.7.2024

Sofia Goggia in una foto d'archivio
Sofia Goggia in una foto d'archivio
KEYSTONE

A metà estate Sofia Goggia rilascia un'intervista in cui parla del difficile recupero e dei dolori che potrebbero tenerla lontana dalle gare fino al 2025.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • Il 5 febbraio Sofia Goggia è caduta in allenamento rompendosi la tibia.
  • La sciatrice italiana ha dovuto così salutare la stagione di Coppa del Mondo, che in passato l'ha già incoronata 4 volte campionessa di discesa.
  • A distanza di quasi due mesi dall'incidente è tornata in palestra e in piscina, lasciando ben sperare per un suo ritorno in pista la prossima stagione.
  • Ora, a metà luglio, in un'intervista al «Corriere della Sera» racconta dei grossi dolori nel calzare gli scarponi: se non si troveranno delle soluzioni potrebbe anche saltare la prossima stagione.

Non è certo tempo di sci, ma in un’intervista al «Corriere della Sera» l'italiana Sofia Goggia fa capire che il suo periodo di recupero procede meno bene del previsto. Giova ricordare che la sciatrice di Bergamo si era fratturata la tibia in allenamento verso la fine della scorsa stagione. 

Nell'intervista la 31enne fa intendere anche quello che potrebbe essere lo scenario peggiore: non disputare la prossima stagione.

Questo per lavorare alla preparazione della successiva, che porterà alle Olimpiadi di Milano-Cortina, del 2026.

«Vacanze? Zero. Ho fatto 10 giorni a maggio, andrò 3 giorni al mare a fine luglio, dopo che sarò stata in Austria per impegni con la Red Bull. Ricomincerò a inizio agosto, poi fino alla partenza del 19 per l’Argentina con la squadra sarà una partita di ping pong».

Perché, fa capire, il problema risiede nel dolore causato dagli scarponi da sci, un problema non certo da poco per chi li deve portare per diverse ore al giorno.

«Devo capire come abbattere il dolore quando metto lo scarpone. Come disse Annibale valicando le Alpi, se non troveremo una strada, la costruiremo. Sperimenterò soluzioni in carbonio, sottili e su misura, da inserire tra calza e scarpone. Sono come parastinchi da calcio e dissipano le pressioni: devo trovare il set up per il training a Ushuaia».

Non è certo una che molla alle prime difficoltà la vincitrice di quattro coppe del mondo di discesa e di una medaglia d'oro olimpica sempre nella velocità.

«È presto per dire se provo le giuste sensazioni, le ossa danneggiate per ora sopportano solo sedute blande. Io non mi lamento mai: con le ginocchia che mi ritrovo sarebbe impossibile sciare ad alto livello, ma ormai sono abituata. Ora è diverso: il dolore c’è. Il problema è la guaina del tendine tibiale anteriore, recisa per mettere la piastra: ha una parte aderente e una libera ed è quest’ultima che mi fa vedere le stelle».

«Avrei dovuto riprendere lo sci dopo sei mesi. Secondo il dottor Panzeri il dolore non passerà e dovrò gestirlo. Lavoro in palestra e faccio atletica, ma non posso ancora correre a causa delle parestesie che danno una percezione alterata della sensibilità», continua, chiudendo l'intervista con la previsione più grigia, paventata anche dal capitano della squadra italiana di discesa.

«Saltare la stagione, levare le placche a novembre e lavorare nell’ottica dei Giochi del 2026: è un’ipotesi da considerare. Però se troverò la quadra con scarpetta e scarpone tutto andrà in crescendo. Ed è ciò che mi auguro».

Vi aggiorneremo dunque tra pochi mesi, per capire se la sciatrice italiana più veloce di sempre potrà essere al cancelletto di partenza per la prima discesa della stagione.