Il patron di Alinghi critica l'America's CupBertarelli: «Non vien valorizzato il fattore umano»
bfi
1.6.2018
Il patron di Alinghi Ernesto Bertarelli si esprime sulla nuova formula dell'Americas'Cup.
«Per adesso non ho nostalgia dell'America's Cup. Ho vinto due volte il trofeo, nel 2003 ad Auckland e nel 2007 a Valencia, abbiamo innovato anche la formula dell'evento, riscuotendo grande successo internazionale».
La 37esima edizione dell'Americas' Cup, nata nel 1851 con la vittoria dell'imbarcazione inglese del Royal Yacht Squadron, si correrà nel 2021. Il club più titolato - 25 successi - è lo Yacht CLub New York, mentre Alinghi è l'unica imbarcazione di una nazione non bagnata dal mare ad aver vinto il trofeo.
«Si cambiano le barche, troppo spesso secondo me, dal 2010 a oggi sono cambiate tre volte, ma non c'è lo spirito giusto», racconta ancora l'industriale italo-svizzero.
«Il problema dell'America's Cup?- continua l'ex skipper - è una competizione troppo sbilanciata sugli aspetti della progettazione piuttosto che sul fattore umano. Tra l'altro, a oggi, i team iscritti all'edizione del 2021 sono pochi (Emirates Team New Zealand e Luna Rossa n.d.r.)
«Un'America's Cup basata solo sullo sviluppo della barca è meno interessante di una in cui vengono valorizzati la squadra e il talento dei velisti che ne fanno parte. Noi di Alinghi adesso non ci pensiamo. Saranno i giovani a decidere la vela del futuro», conclude Ernesto Bertarelli.