È successo di nuovo. Stavolta però, dopo le parole razziste rivolte al compagno la squadra è tornata negli spogliatoi costringendo l'arbitro a sospendere la partita.
«Zitto, n***o». Così, con due parole dure come le pietre, il razzismo è riuscito a rovinare un'altra domenica di sport. È successo nel Veneto in Italia, in occasione di una partita del campionato di prima categoria interregionale.
In campo c'erano il San Michele Salsa e la Cisonese. Dopo 25 minuti di gioco - quando è arrivato l'insulto dagli spalti - sull'erba dell'impianto sportivo del San Michele Salsa sono rimasti solo i giocatori della formazione di casa.
Cisonese che probabilmente vincerà 3-0 a tavolino, ma che ora dovrà vedersela con il giudice sportivo: l'arbitro - secondo le testimonianze - ha sentito l'insulto urlato da un sostenitore della formazione di casa.
Il programma della giornata non suggeriva un finale così disgustoso, in quanto entrambe le formazioni hanno un disperato bisogno di punti: la Cisonese ne aveva solo uno dopo tre partite giocate, il San Michele Salsa di punti non ne aveva (ha) ancora raccolto.
La squadra del San Michele abbandona il campo
Verso il 25esimo, il difensore Diedhiou Ousseynou si è avvicinato all'arbitro chiedendogli perché non avesse fischiato un presunto fuorigioco: «Il fuorigioco lo fischio io, quando mi pare», ha risposto l'arbitro, per ricordare ai giocatori che in campo comanda solo lui. È stato allora, nel breve momento di silenzio seguito a quella risposta che non permetteva repliche, che dagli spalti è partito l'insulto razzista.
È successo così, nell'ordine cronologico delle cose, che un compagno di squadra di Osseynou si è rivolto verso lo spettatore dandogli dell'ignorante. L'arbitro, applicando il regolamento, ha espulso il compagno il giocatore del San Michele Salsa, colpevole di aver insultato il pubblico. Poi è successo l'imprevedibile.
I giocatori del San Michele hanno lasciato il campo, sono tornati negli spogliatoi e da lì sono usciti solo per tornare a casa loro.
«È stato compiuto un atto giusto»
«Un ragazzo di colore è venuto nel nostro spogliatoio per stringerci la mano. È stato un bel gesto», ha raccontato Manuel Scottà, direttore sportivo del San Michele. È stato, a fine partita, a parlare con l'arbitro. «L'arbitro ha sentito l'insulto, era impossibile non sentirlo: c'era silenzio assoluto in quel momento. Una cosa del genere non mi era mai successa: insulti sì, ne ho sentiti di tutti i tipi. Ma episodi di razzismo, e di questa gravità, mai. Probabilmente chi ha urlato quegli insulti è un genitore», ha raccontato amareggiato Scottà al 'Gazzettino'.
La Cisonese, dopo aver chiesto scusa al San Michele Salsa per l'accaduto, non ha commentato l'accaduto.
«I ragazzi in campo - ha dichiarato infine sempre Scottà - sono persone adulte, libere, intelligenti e mature. Ci assumeremo tutte le responsabilità, qualsiasi sia la decisione del Giudice sportivo, coscienti del fatto che è stato compiuto un atto giusto».