Il 37enne David Villa, ex stella di Barcellona, Atletico e della nazionale spagnola, sta scrivendo in Giappone un altro capitolo della sua splendida carriera.
David Villa parla con piacere di diversi aspetti della sua carriera: i diversi campionati in cui ha giocato, la sua famiglia, come viaggiare espande la mente, quanto importante sia il rispetto reciproco. Quando si parla di ritiro però, appare solo uno strano sorriso sulla sua faccia.
Senza ombra di dubbio David Villa è uno degli attaccanti più forti prodotti dal calcio spagnolo. Nonostante l’alto numero di titoli conquistati, il 37enne ha ancora fame di calcio e di vittorie.
Villa detiene il record di reti segnate con la maglia della nazionale Spagnola ; 56 reti in 98 incontri disputati con la Roja.
A smettere di giocare Villa proprio non ci pensa: «Non ci penso in questo momento perché al momento gioco ancora - ha detto l’attaccante del Vissel Kobe - sto ancora scrivendo la mia storia».
Per cosa verrà ricordato David Villa?
«Se chiedete ai team per i quali ho giocato vi direbbero che sono un giocatore che dà tutto per il club, giorno dopo giorno, in allenamento come in partita. Io personalmente ho molto rispetto per il club, per la maglia e per la sua storia».
Questi sono gli aspetti più importanti nella carriera di Villa, quelli per i quali vorrebbe essere ricordato.
Ma c’è dell’altro. Grazie ai suoi gol David Villa ha aiutato la nazionale Spagnola a conquistare la Coppa del Mondo e un campionato europeo, ha vinto una Champions League, il triplete nella Liga e tre Copa del Rey con tre compagini diverse.
Al Kobe ha finora segnato tre reti in cinque incontri disputati. Chi si aspettava un giocatore giunto al capolinea si è dovuto ricredere, eccome.
«Cerco di guidare la squadra tramite l’esempio - aggiunge il 37enne nato nelle Asturie - non conosco altra via che lavorare giorno per giorno per diventare sempre più forte».
E non importa se gioca per il Barcellona, il Vissel Kobe o lo Sporting Gijon, l’etica del lavoro rimane sempre la stessa.
Grandi aspettative
Il piccolo e quieto centro sportive di Kobe tradisce le grandi aspettative del calcio giapponese. Insieme a Villa si allenano ogni giorno anche l’ex compagno di Nazionale Andres Iniesta e il 33enne ex nazionale tedesco Lukas Podolski. Campionissimi portati nella nazione del Sol Levante dal Hiroshi Mikitani, CEO di Rakuten, nonché il settimo uomo più ricco del Giappone.
Mikitani ha deciso di portare il suo Vissel Kobe ai vertici del J. League, il massimo campionato di calcio del Paese.
Non solo campioni sul viale del tramonto, Mikitani ha portato a Kobe anche il 24enne Sergi Samper, ex centrocampista del Barcelona, con la speranza che la formazione più costosa del Giappone possa vincere il titolo nazionale per la prima volta nella sua storia. Dopo tre vittorie nelle prime cinque giornate di campionato il Kobe è al quarto posto.
Villa conosce questo genere di pressione generato dalle aspettative di chi investe, e dai suoi tifosi. Zaragoza, Valencia, Barcelona, Atletico Madrid e 98 partite con la Nazionale lo hanno temprato in questo senso.
«Ho sempre dovuto convivere con la pressione, indipendentemente dal Paese, dalla squadra o dal ruolo che avevo. Non ho mai pensato di essere più bravo di altri, voglio solo far bene».
Nomade del calcio
Villa ha una famiglia con tre bambini, i quali si sono immersi nella vita giapponese. «Sono contento di questa nuova esperienza, non mi spaventa affatto. La cosa più importante per me e mia moglie è che I nostri figli possano integrarsi velocemente», continua l’attaccante.
«Qua al Vissel tutti si dimostrano disponibili ad aiutarci… e i filetti di Kobe (carne di un particolare bovino giapponese ndr.) sono veramente fantastici».
Villa è arrivato in Giappone dopo quattro anni trascorsi a New York, dove ha giocato nella Major League Soccer. Una vita da nomade che non avrebbe mai immaginato da bambino, cresciuto nelle Asturie come figlio di un minatore. «Quando ero un bambino sognavo di giocare a calcio, di poter un giorno vestire la maglia della Nazionale».
Villa cerca di godersi il presente senza pensare troppo al futuro. Un futuro che a 37 anni è ancora tutto da scrivere.