25 anni fa La leggendaria intervista del Trap: «Struunz, Strunz, come una bottiglia vuota!»

bfi

10.3.2023

Giovanni Trapattoni è entrato nei libri di storia del calcio. In primis per i titoli vinti, prima da giocatore e poi da allenatore, ma anche per quella leggendaria conferenza stampa tenutasi esattamente 25 anni fa.

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Tre minuti e mezzo da ricordare: 25 anni fa, il 10 marzo 1998, l'allora allenatore del Bayern Giovanni Trapattoni (oggi 83enne) in conferenza stampa sfogò la sua frustrazione per la squadra e i singoli giocatori: «Struuunz! Strunz è qui da due anni, ha giocato dieci partite, è sempre infortunato. Cosa si permette di fare?» disse Trapattoni a proposito del centrocampista del Bayern Thomas Strunz.

Sono parole che entreranno nei libri di storia. Lo sfogo verbale è avvenuto due giorni dopo la cocente sconfitta in campionato contro lo Schalke 04.

«E’ sempre infortunato. Ha giocato 25 partite in questa squadra, in questo club. Gli altri colleghi lo rispettano! Ha molti colleghi simpatici. Fate la domanda ai colleghi», continuò il Trap sempre parlando di Strunz. 

«Io non leggo molto i giornali»

L'iconico allenatore italiano non risparmiò nemmeno i media tedeschi, che lo criticavano per il gioco troppo difensivo: «Ci sono alcuni giocatori che dimenticano di essere professionisti. Io non leggo molti giornali, ma ho sentito…molte situazioni. Primo: noi non abbiamo giocato all’attacco? Non c’è nessuna squadra tedesca che gioca offensiva e dinamica come il Bayern».

L'essere stati forgiati dal mondo contadino e dalla passione per il calcio negli anni 50 -  quando non c'erano ancora né telefonini né internet - ha fatto di Giovanni Trapattoni - e tanti altri della sua generazione - un uomo che trasmette in maniera diretta, senza badare troppo alle teorie comunicative. Un uomo giusto ciò non di meno, tenero. 

Allenatore gentiluomo

Tanto che anche l'entourage di Trapattoni, quella volta, rimase sorpreso dal suo discorso rabbioso: «Giovanni Trapattoni è stato un allenatore gentiluomo: ha sempre protetto i suoi giocatori al mille per cento. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quest'uomo potesse dare in escandescenze e sbattere i suoi giocatori contro il muro in quel modo, nemmeno lui stesso, tra l'altro», ricorda Markus Hörwick, all'epoca direttore dei media del Bayern, in un'intervista alla Deutsche Presse-Agentur.

Oliver Kahn, Lothar Matthäus, Giovane Élber, nella squadra del Bayern di allora c'erano nomi di prim'ordine. Sotto Trapattoni, il Bayern Monaco vinse il campionato nel 1997 e la coppa nel 1998. Dopo il secondo titolo, il tempo di Trapattoni al Bayern era finito e lui disse «Arrivederci» o, per usare le parole della sua partenza nella leggendaria conferenza stampa, «Bottiglia vuota. Ho chiuso».

Trapattoni esportò quello che qualche suo collega, più tardi, ha definito ‹il mestiere dell'allenatore›: un modello basato su tanta pratica e poca teoria. Poche filosofie e statistiche, bensì lavoro duro, dedizione, regole poche e chiare.

«Deboli come una bottiglia vuota»

«Un allenatore non è un idiota - disse ancora nella celebre intervista di Monaco -  Un allenatore vede cosa succede in campo. In questa partita, erano due, tre, i giocatori deboli come una bottiglia vuota!»

In giro per l'Europa il Trap fu confrontato con diverse lingue e culture. Non lo impaurirono, anzi, le affrontò come quando da giovane difensore dovette prendersi cura di sua maestà Pelé.

«Non inseguo più chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla».

Il suo inglese lombardo, il tedesco trapattoniano e il portoghese fai da te, erano subordinati al suo desiderio di comunicare emozioni, forti, che non lasciavano spazio a dubbi semantici di nessun genere. Grazie Trap! Ich habe fertig.