Sono trascorsi 20 mesi da quando Fabrice Herzog abbatté l'allora difensore del Berna con un colpo durissimo alla testa. Il 36enne non è ancora tornato a giocare e sta conducendo una campagna legale per sensibilizzare e prevenire incidenti gravi come il suo.
Sono trascorsi 20 mesi da quando Eric Blum è stato colpito alla testa da Fabrice Herzog durante una sfida di National League tra Berna e Davos. Da allora il difensore non è più stato in grado di giocare a hockey e, con tutta probabilità, per il 36enne diventerà sempre più difficile pensare di tornare sul ghiaccio da giocatore professionista.
Di recente, l'ex difensore del Berna ha fatto notizia per aver dichiarato di aver intrapreso un'azione legale contro il suo ex compagno di Nazionale.
La denuncia civile contro Herzog è attualmente in corso e Blum ha spiegato alla Berner Zeitung i motivi per cui ha intrapreso l'azione legale. «L'hockey su ghiaccio è uno sport fantastico e duro. Ha bisogno di controllo. Ma quello che è successo a me e ad altri giocatori non fa parte di questo sport. Non va bene giocare a hockey in questo modo. Non va bene».
Sulle pagine del quotidiano bernese, il 36enne ha dichiarato di non essere stato mosso da motivi economici.
«È pericoloso e rappresenta un rischio»
«Se un giocatore sostanzialmente corretto mi blocca duramente ma correttamente e io prendo una botta per caso, o per la dinamica dello sport, si tratta di un incidente. Gli incidenti capitano. (...) Io sono il settimo caso, quattro giocatori prima di me sono stati colpiti alla testa o alla zona del collo proprio dallo stesso Herzog. Inoltre anche Mauro Dufner è stato ferito al collo dopo di me e ancora un altro avversario è stato messo a terra durante i campionati del mondo... Questo dimostra che questo tipo di giocatore (Fabrice Herzog ndr.) è pericoloso e rappresenta un rischio».
«Nessuno deve vivere ciò che ho vissuto io»
L'intenzione del difensore nato nel Canton Lucerna è di lanciare un segnale forte, un monito: «Se questi giocatori sapessero che possono essere perseguiti anche al di fuori dello sport, potrebbero cambiare il loro comportamento. Quello che ho vissuto io, nessun altro dovrebbe viverlo».
Blum, e non è il primo, afferma inoltre che le conseguenze delle commozioni cerebrali sono ancora sottovalutate: «Se tua moglie ti dice che non ti vede ridere da quindici giorni o che non può permettersi errori perché reagisci sempre in modo irritabile, allora capisci che c'è un cambiamento nella tua personalità. E questo a causa di questo infortunio», ha raccontato ancora il 36enne sulle pagine della Berner Zeitung.
Per Blum è «difficile capire» perché Herzog gioca in Nazionale
Colui che ha vestito per 36 volte la maglia della nazionale svizzera maggiore - oltre alle 11 presenze con le selezioni nazionali giovanili - ha avuto contatti con l'allenatore della Nati Patrick Fischer, proprio in relazione al suo 'giustiziere'.
«Herzog è indiscutibilmente un grande giocatore e può essere un valore aggiunto. Ma è difficile per me capire perché un giocatore del genere, che dovrebbe fungere da modello, possa partecipare ai Giochi Olimpici e ai Campionati del Mondo. Credo che la federazione stia inviando un segnale sbagliato con la sua chiamata in Nazionale».
«Quale madre manderà ancora i suoi figli a giocare a hockey?»
Il 36enne conclude che conta solo la qualità, mentre il comportamento è apparentemente secondario - per la federazione nazionale di hockey su ghiaccio ndr.: «Se questo è il messaggio, quale madre manderà ancora suo figlio a giocare a hockey quando sa che potrebbe subire lesioni gravi, tali da condizionarlo per tutta la vita?», ha aggiunto colui che in carriera ha disputato quasi 800 partite.