Il tennista elvetico ha parlato del suo cambiamento di stile di vita da quando è stato costretto a lasciare il circuito a causa dei noti problemi al ginocchio.
Passato da Wimbledon come ospite per festeggiare i 100 anni del Centre Court , domenica 3 luglio al termine della prima settimana del torneo, Roger Federer spera di tornare a Londra da giocatore.
Nel frattempo il 20 volte vincitore di un torneo del Grande Slam si prepara per il suo grande ritorno, che potrebbe coincidere con la Laver Cup a fine settembre o con il torneo di Basilea di fine ottobre, appuntamento per il quale Federer si è già annunciato.
Dall'estate scorsa, quando il renano aveva dovuto sottoporsi a una terza operazione al ginocchio destro poco dopo la sua partecipazione al torneo di Wimbledon, si parla senza sosta del futuro di King Roger. C'è chi lo dà per spacciato, e chi invece crede in un clamoroso comeback.
«È stato strano guardare Wimbledon in televisione, dato che ci avevo sempre partecipato dal 1998»
In una recente intervista rilasciata al quotidiano olandese Algemeen Dagblad, lo stesso Roger ha parlato della sua situazione. «Se non riesci più a essere competitivo, allora è meglio che smetti» ha raccontato il basilese.
«Per vivere, io non penso di aver bisogno del tennis - ha proseguito il 40enne - sono felice delle piccole cose, come quando mio figlio fa qualcosa di giusto e quando mia figlia torna a casa con un buon voto».
«Il tennis non è la mia identità»
«Il tennis non è la mia intera identità - ha tenuto a precisare il Maestro - voglio continuare ad avere successo e mettere molta energia negli affari, probabilmente dando più di quanto dovrei a volte, e questo può essere fatto anche al di fuori dello sport».
«Sono stato in viaggio per così tanti anni che è stato bello vivere in modo più tranquillo, come già era in parte accaduto nel 2020 a causa della pandemia da coronavirus», ha raccontato Federer, che ha vissuto da giramondo da prima del 1998, anno in cui aveva fatto il debutto ufficiale nel circuito come tennista professionista.
«Certamente a volte ci manca viaggiare per il mondo e naturalmente a me manca molto lo sport. Ma sento che la vita a casa, più sedentaria, in un certo senso "normale", è pure molto piacevole. So che una carriera professionale non può durare per sempre e va bene così», ha infine concluso l'atleta cresciuto a Münchenstein.