Mistero risolto? Peng: «Non sono mai scomparsa. È stata tutta un'esagerazione»

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9.2.2022

La tennista cinese Peng Shuai 
La tennista cinese Peng Shuai 
KEYSTONE

In un'intervista al giornale sportivo francese «L'Equipe», la tennista Peng Shuai nega di aver accusato l'ex vice-governatore Zhang Gaoli di violenza sessuale. Non tutti però credono a questa versione. 

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Nell'intervista condotta a Pechino, a margine dei Giochi invernali, la 36enne cinese ha dichiarato di non aver mai accusato nessuno di violenza sessuale e che lei stessa ha cancellato il post sui social media di novembre che sembrava contenere tale accusa.

Peng ha giocato le sue ultime partite in singolare e in doppio al torneo in Qatar nel febbraio 2020. In doppio, ha vinto due tornei del Grande Slam salendo una volta in cima alla classifica mondiale; in singolo, ha raggiunto le semifinali agli US Open nel 2014.

La tennista cinese è stata accompagnata durante l'intervista dal capo dello staff del Comitato Olimpico cinese, che ha anche agito da traduttore. L'Équipe ha inoltre dovuto presentare le domande in anticipo e pubblicare i suoi testi in forma di domanda e risposta, come precondizione per l'intervista.

«È stato un enorme malinteso»

«Cos'è successo? Ho già risposto a questa domanda, durante un'intervista a Shanghai oltre che tramite un'e-mail alla WTA e in altri casi. Questo post ha dato origine a un enorme malinteso da parte del mondo esterno. Spero che non si distorca più il suo significato. E spero anche che non si aggiunga altro clamore», ha precisato la tennista, ex numero uno mondiale di doppio.

«Non sono mai scomparsa. È solo che molte persone mi hanno mandato messaggi ed era del tutto impossibile rispondere a così tanti messaggi. E io non ho mai detto che qualcuno mi avesse aggredito sessualmente», ha aggiunto Peng spiegando di aver cancellato il post su Weibo, il Twitter in mandarino, perché lo «voleva» lei e che il motivo della sua mancanza di comunicazione con la WTA era un malfunzionamento del computer.

«Lo sport non deve essere politicizzato»

«Con i miei amici più cari sono sempre rimasta in stretto contatto. Ho discusso con loro, ho risposto alle loro e-mail, ho discusso anche con la WTA», mentre è sempre meglio non mescolare sport e politica, un tema dei messaggi del governo cinese durante la saga.

«Vorrei dire prima di tutto che i sentimenti, lo sport e la politica sono tre cose ben distinte. I miei problemi sentimentali, la mia vita privata, non devono essere coinvolti nello sport e nella politica. E lo sport non deve essere politicizzato perché, quando lo è, il più delle volte equivale a voltare le spalle allo spirito olimpico e va contro la volontà del mondo dello sport e degli atleti», ha continuato.

«È stato tutto esagerato»

Peng ha anche chiarito perché ha scelto di comunicare con il presidente del CIO Thomas Bach, piuttosto che con Steve Simon, a capo della WTA, l'associazione del circuito professionistico mondiale del tennis femminile: «Non ho scelto nulla. Come tutti, ho visto la dichiarazione sul sito ufficiale della WTA. Era molto strano per me, perché avrei dovuto avere bisogno di assistenza psicologica o cose del genere? Ma se gli psicologi WTA non riuscivano a contattarmi e pensavano che fossi scomparsa, penso che sia un po' esagerato. Quindi, dopo aver letto questa dichiarazione, ho risposto io stesso al presidente della WTA Steve Simon».

Per quanto riguarda la vita di Peng dai primi di novembre? «È come dovrebbe essere, niente di speciale».

Il mistero rimane

Nonostante le parole riportate nell'intervista da L'Equipe non tutti sono convinti della versione raccontata dalla tennista. L'avvocato e attivista cinese Teng Biao ricorda che «alcuni attivisti dei diritti civili in passato sono stati messi sotto pressione in Cina per rilasciare confessioni. Sono stati forzati per dire ciò che le autorità cinesi volevano loro dicessero, sotto enorme pressione. Questo è certamente il caso di Peng Shuai». 

«È così che si copre qualcosa, lo si fa davanti al mondo intero»

«Peng Shuai visita gli impianti sportivi. Sembra calma, sorridente. Il CIO ci dice che sta facendo bene. Dovrebbe farvi male allo stomaco», ha scritto martedì Global Athlete Alliance. «È così che si copre qualcosa. Lo fai davanti al mondo intero». Agli atleti era stato detto di «non parlare della Cina perché non sai cosa potrebbe succederti».

Anche il portavoce del CIO Mark Adams ha risposto a una domanda in tal senso durante una conferenza stampa lunedì, dicendo: «Noi come organizzazione sportiva facciamo tutto il possibile per assicurarci che lei (Peng ndr.) sia felice e contenta. Non è il nostro lavoro e non è il vostro lavoro pensare a come dovrebbe essere valutata la sua posizione».

Carriera chiusa

Durante l'intervista, la 36enne ha pure ammesso che sarà molto improbabile che torni nel circuito del tennis.

«Considerando la mia età, i miei molteplici interventi chirurgici e la pandemia che mi ha costretto a fermarmi per così tanto tempo, credo che sarà molto difficile recuperare la mia forma fisica», ha ammesso a L'Equipe.

Peng Shuai è stata al centro dell'attenzione pubblica per mesi, ispirando diverse campagne a favore dei diritti umani in ogni angolo del globo. Una sua scomparsa mediatica metterebbe pian piano a tacere tutte le voci e le presunte macchinazioni da parte del governo di Pechino che in questi mesi - oltre alla questione di Hong Kong e degli uiguri - è stato messo sotto pressione da una parte della comunità internazionale, sportiva e non.