Viaggi spaziali Nuova corsa alla Luna: il satellite terrestre al centro dei desideri

dpa

8.1.2019

Il pianeta Marte è a lungo rimasto il principale oggetto di desiderio in ambito spaziale. Oggi, mezzo secolo dopo il primo allunaggio, la Luna è tornata alla ribalta. Tutti vogliono andarci e la Cina è appena riuscita nell’inedita impresa dell’allunaggio sulla sua faccia nascosta. Un evento storico.

«Un piccolo passo per l’uomo, ma un salto da gigante per l’umanità»: nel 2019, lo storico allunaggio e la frase leggendaria pronunciata da Neil Armstrong, il primo uomo ad aver camminato sulla Luna, compiranno esattamente mezzo secolo. Oggi, dopo essere rimasto a lungo nell’oblio, il satellite terrestre è tornato di nuovo alla ribalta. Numerosi programmi spaziali di diversi paesi del mondo hanno di nuovo la Luna come destinazione.

Gli Stati Uniti puntano su società private

Il pianeta Marte per molto tempo è stato il principale oggetto dei desideri della NASA, l’agenzia spaziale americana. Ma oggi sulla Luna si sono riaccese le luci dei riflettori, in particolare su richiesta del presidente statunitense Donald Trump. La NASA stima di ritornarci nel 2021 – senza astronauti e con l’aiuto di società astronautiche private.

Numerose società si candidano alla realizzazione di queste missioni, che porterebbero molti profitti. Bisognerà attendere il 2024 perché la navicella spaziale della NASA «Gateway» decolli con degli astronauti a bordo.

L'impreditore Elon Musk, che dirige la società SpaceX, conta di fare prima: così, sta progettando di inviare il miliardario giapponese Yusaku Maezawa nello spazio dal 2023. L'uomo d’affari asiatico diventerebbe così il primo turista spaziale a fare il giro della Luna, in compagnia di un gruppo formato da sei a otto artisti provenienti dal mondo intero.

La Cina esplora la faccia nascosta della Luna

La Cina si caratterizza per il suo programma lunare molto attivo. All’inizio di dicembre, con un razzo ha proceduto al lancio della sonda spaziale lunare «Chang'e 4», che conteneva a bordo un veicolo robotizzato. La Cina voleva così diventare la prima nazione spaziale a tentare un atterraggio sulla faccia nascosta della Luna. Missione compiuta: giovedì 3 dicembre, la Cina è riuscita nell’allunaggio inedito di un velivolo sulla faccia nascosta della Luna, un evento storico che rafforza le ambizioni spaziali di Pechino.

A maggio, il satellite per le comunicazioni «Queqiao» è stato lanciato in orbita in una posizione ben definita, in maniera da poter inviare dei segnali al nostro pianeta dalla zona d’ombra situata in prossimità della faccia nascosta della Luna. Il modulo di atterraggio «Chang'e 4», chiamato così in riferimento alla dea cinese della Luna, è stato inviato nel cratere di impatto Aitken, che presenta un grande interesse scientifico e si situa in prossimità del polo sud della Luna.

Nel 2019, la Cina conta di procedere a un’altra missione senza equipaggio sulla Luna, per portare dei campioni di roccia sulla Terra. Il primo cinese dovrebbe posare un piede sul satellite terrestre da qui al 2030. Ma le missioni lunari sono solo una minima parte dell’ambizioso programma spaziale della Cina, che prevede ugualmente la costruzione di una stazione spaziale nel 2022.

I progetti spaziali cinesi non hanno come unica vocazione il prestigio e lo sviluppo scientifico e tecnico; il paese persegue ugualmente i suoi interessi militari e non lo nasconde. Gli specialisti militari cinesi sottolineano compiaciuti che le future guerre si terranno nello spazio.

Una questione di prestigio per l'India

Per questo paese che conta 1,3 miliardi di abitanti, il programma spaziale è una questione di orgoglio e di prestigio. Il Primo ministro Narendra Modi d’altronde l’ha fatto capire, quando lo scorso agosto, in occasione del Giorno dell’Indipendenza, ha annunciato che da qui al 75esimo anniversario dell’indipendenza del paese, nel 2022, «un ragazzo o una ragazza indiana viaggeranno per lo spazio con la nostra bandiera tricolore».

Se non si tratterà del primo astronauta indiano a recarsi nello spazio, sarà il primo ad arrivarci con un veicolo indiano. Anche la seconda sonda spaziale lunare del paese, «Chandrayaan-2», dovrebbe essere di produzione puramente indiana. Inizialmente, la Russia doveva sviluppare il velivolo.

Nel 2009, attraverso i dati provenienti da uno strumento della Nasa posto a bordo della sonda «Chandrayaan-1», alcuni ricercatori americani avevano scoperto delle tracce d’acqua sulla Luna. Il lancio del suo successore, rinviato a più riprese, è attualmente previsto per gennaio 2019. Questa volta, oltre a una stazione orbitante, la sonda ospiterà un rover, che dovrebbe in particolare servire all'analisa chimica della roccia lunare. «Chandrayaan-2» dovrebbe atterrare in prossimità del polo sud del satellite terrestre.

La Russia vorrebbe restare sulla Luna due settimane

I primi cosmonauti dovrebbero atterrare sulla Luna all’inizio del decennio 2030. Dovrebbero restare 14 giorni. La Russia vorrebbe ricomiciare laddove l'Unione sovietica si è fermata diverse decine di anni fa: negli anni 70, dopo diversi imprevisti tecnici, Mosca aveva accantonato i suoi progetti di allunaggio, particolarmente costosi.

Questa volta, per la loro esplorazione lunare, i russi puntano su una collaborazione con gli Stati Uniti, l'Europa e la Cina. Tuttavia, Dmitri Rogozine, il direttore dell'agenzia spaziale russa Roscosmos, ha recentemente precisato che il suo paese non si accontenterebbe affatto di un ruolo di un partner di minoranza.

La Russia vuole anche partecipare al progetto americano di costruzione di una stazione spaziale che faccia il giro della Luna. Essa permetterebbe alle future missioni di avventurarsi ancora più lontano nello spazio; come ha dichiarato Dmitri Rogozine, il paese sta sviluppando dei lanciatori pesanti destinati alla costruzione di questa stazione. Ma prima che ciò avvenga, Mosca conta ancora di inviare diverse sonde sul satellite terrestre.

L'Europa sogna un villaggio lunare

Qualche tempo fa, Jan Wörner, il direttore dell’Agenzia spaziale europea ESA, aveva fatto scalpore con il suo concept di «Moon Village». La sua idea: niente brevi viaggi di andata e ritorno; l'obiettivo era quello di soggiornare in una base lunare internazionale realizzata dall’industria, le agenzie spaziali e i poteri pubblici.

Tuttavia, il «Moon Village» non è un programma classico dell'ESA; si tratta solo di una visione. Questo progetto di portata internazionale potrebbe essere paragonato alla stazione spaziale ISS, dichiara Jan Wörner: «L'ISS ha incontrato enormi difficoltà tecniche, ma non ha mai affrontato problemi politici. Questo è qualcosa che merita di essere apprezzato in un mondo così instabile come il nostro.»

L'ESA sostiene altre agenzie spaziali, in particolare sul piano tecnico, nella concretizzazione dei loro progetti lunari. Così, l'ESA ha recentemente fornito un modulo di servizio – la stanza principale di una navicella spaziale – per la capsula spaziale americana «Orion». Senza questo modulo, «Orion» non potrebbe volare. L'ESA offre anche il suo aiuto ai cinesi nell’ambito delle loro missioni lunari: l'agenzia li accompagnerà in particolare nel lancio della sonda spaziale «Chang'e 5», che dovrebbe trasportare un veicolo per l’allunaggio. Infine, fornisce assistenza tecnica alla Russia nello sviluppo delle sonde spaziali «Luna 25» e «Luna 27». «Noi facciamo parte della storia della Luna», afferma Jan Wörner.

Inoltre, con la «Lunar Mission Campaign», l'ESA si appresta a inviare dei robot sulla Luna, cosa che permetterà in seguito di preparare una missione con l’equipaggio. Tuttavia, non si sa ancora come si svolgeranno concretamente le cose, visto che il consiglio dell'ESA non si esporrà sulla questione che alla fine del 2019.

Il Giappone ha scoperto un «hotel lunare»

Anche il Giappone sogna la Luna. Il paese high-tech vorrebbe prendere parte alle missioni organizzate dalla Nasa, che prevede la costruzione di una stazione spaziale in orbita intorno alla Luna a partire dalla metà del decennio 2020. Il Giappone nutre la speranza di poter un giorno inviare i suoi astronauti sulla Luna.

Nel 2007 il paese del Sol Levante ha inviato sulla Luna la sua prima sonda spaziale, battezzata «Selene», ma chiamata ugualmente «Kaguya». La stazione orbitante di tre tonnellate, dotata di due satelliti da 50 kg ciascuno, aveva la missione di sondare la superficie del satellite terrestre. Negli scatti della sonda lunare giapponese, alcuni scienziati hanno scoperto un vecchio tunnel di lava, che in futuro potrebbe servire ai ricercatori come stazione lunare.

L'agenzia spaziale giapponese Jaxa sviluppa attualmente una sonda di atterraggio, la cui missione sarà quella di esplorare la Luna. La missione, battezzata SLIM (Smart Lander for Investigating Moon), ha l’obiettivo di permettere una navigazione precisa verso un punto di atterraggio determinato. Nell’ambito di questo progetto, i ricercatori giapponesi vorrebbero anche sviluppare un sistema di esplorazione piccolo e leggero destinato allo studio della Luna.

La Corea del Sud non rinuncia a dire la sua

La Corea del Sud vorrebbe rivaleggiare con il Giappone, la Cina e l’India nella corsa allo spazio asiatico. La quarta più grande potenza economica asiatica vorrebbe impegnarsi ad investire non solo nel lancio di satelliti, ma anche nella ricerca. Da qui alla fine del 2020, la sonda «Korea Pathfinder Lunar Orbiter» (KPLO), sviluppata con il sostegno tecnico della Nasa, dovrebbe essere inviata sulla Luna a bordo di un razzo della compagnia spaziale americana SpaceX. La prima missione lunare della Corea del Sud era inizialmente prevista per dicembre 2018.

Oltre a contribuire allo sviluppo di tecnologie per le missioni future, la sonda KPLO disporrà di strumenti scientifici a bordo, tra cui una camera destinata alla cartografia a colori della Luna. Nella seconda fase del suo programma lunare, il paese dovrebbe in particolare mettere a punto un veicolo per l’allunaggio, come si può leggere sulla pagina Internet del programma spaziale.

Anche Israele punta alla Luna

All’inizio del 2019, l'organizzazione israeliana SpaceIL conta di inviare sulla Luna una piccola sonda spaziale, il cui arrivo è previsto circa due mesi più tardi. La sonda «Sparrow» dovrebbe essere imbarcata su un razzo Falcon 9 della compagnia spaziale SpaceX, diretta dal CEO di Tesla Elon Musk. La piccola navicella spaziale non abitata, che pesa 585 kg e che misura un metro e mezzo di altezza, dovrebbe piantare una bandiera israeliana sulla Luna e studiare il campo magnetico del satellite terrestre.

Il progetto è stato iniziato nel 2011 nell’ambito del concorso «Google Lunar X-Prize». Il presidente di SpaceIL è il miliardario israeliano Morris Kahn, il quale si fa carico di circa un terzo dei costi, che si elevano a circa 84 milioni di euro. SpaceIL può ugualmente contare sul sostegno dell’agenzia israeliana (ISA) e di Israel Aerospace Industries (IAI).

Le immagini delle eclissi di Luna nel mondo

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