Epidemia Covid-19: OMS, «Il contagio rallenta, ma l'incendio non è domato»

SDA

17.2.2021 - 10:51

Il numero dei morti per Covid-19 continua a salire sfiorando ormai i 2,5 milioni in tutto il mondo (su un totale di oltre 109 milioni di casi dall'inizio della pandemia), ma i contagi sembrano finalmente rallentare, anche di fronte al diffondersi delle varianti ritenute più contagiose.  

A renderlo noto è il direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus che su Twitter spiega che il numero dei nuovi casi è diminuito a livello globale per la quinta settimana consecutiva e che dall'inizio dell'anno il bilancio settimanale delle infezioni si è quasi dimezzato.

I casi settimanali, ha precisato il capo dell'Oms, sono passati da oltre cinque milioni nel periodo 4-10 gennaio a 2,6 milioni tra l'8 e il 14 febbraio. «Questo dimostra che semplici misure di salute pubblica funzionano contro il Covid-19, anche in presenza delle varianti», ha commentato Tedros in un tweet, mettendo tuttavia in guardia dal non mollare la presa nella lotta al coronavirus. «Ciò che conta adesso è come rispondiamo a questo trend. L'incendio non è domato, ma abbiamo ridotto le sue dimensioni. Se smettiamo di combatterlo su qualsiasi fronte – non smette di avvertire -, ritornerà ruggendo».

Picco della seconda ondata alle spalle

Nonostante gli allarmi per il dilagare delle varianti del virus, in particolare le cosiddette «inglese» e «sudafricana» che stanno rapidamente prendendo piede, il rallentamento del contagio sembra riguardare anche l'Europa. Secondo il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), «il picco della seconda ondata è alle spalle, con valori che equivalgono a quelli del 17 ottobre 2020».

L'analisi dei dati indica, inoltre, che il valore corrente dell'incidenza è pari al «54% di quello del picco massimo mai raggiunto, che a sua volta supera più di otto volte il valore del picco della prima ondata». Ma quest'ultimo dato, spiega l'esperto, «dipende dal fatto che durante la prima ondata si testavano quasi esclusivamente i sintomatici».

Anche nel Vecchio Continente, però, la situazione deve continuare a essere «monitorata a livello locale» perché ci sono Paesi in cui «la curva di incidenza è in notevole crescita, come in alcuni Stati della Penisola Balcanica, per esempio Albania e Grecia, e anche in Stati dell'Europa centrale come l'Estonia».

Stati Uniti: 7 nuove varianti locali

Anche negli Stati Uniti, dove i ricercatori stanno valutando la comparsa di addirittura 7 nuove varianti locali, la pandemia sembra frenare. Ieri gli Stati Uniti hanno registrato il livello più basso di contagi dall'inizio di novembre: solo 52.685 nuovi casi di coronavirus, mentre la media dell'ultima settimana è sotto i 90 mila casi al giorno.

Gli scienziati sono divisi sui motivi del calo, tra i quali citano l'aumento delle vaccinazioni, il maggior rispetto delle restrizioni, la riduzione dei test, l'andamento stagionale di questo genere di virus. Resta però in crescita, anche qui, la più contagiosa variante inglese che, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), raddoppia ogni dieci giorni.

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