Riciclaggio di denaro Il MPC chiede la multa massima contro Credit Suisse

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23.2.2022 - 21:54

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE/TI-PRESS/GABRIELE PUTZU

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha chiesto una multa di 5 milioni di franchi – il massimo consentito dalla legge – contro Credit Suisse nel processo per riciclaggio di denaro che vede coinvolti la grande banca e la criminalità organizzata bulgara. Per gli altri imputati è stata chiesta una pena totalmente o parzialmente sospesa.

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La procuratrice federale Alice de Chambrier, davanti al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona, ha chiesto che la banca sia condannata per riciclaggio di denaro aggravato o in via sussidiaria per sostegno a un'organizzazione criminale.

Ha sottolineato le sue gravi carenze in quella che è una tipica attività bancaria con un alto rischio di abuso. Inoltre, Credit Suisse non ha collaborato con le autorità giudiziarie, moltiplicando le sue tattiche dilatorie.

In assenza di circostanze attenuanti, si impone la pena massima di 5 milioni di franchi, ha detto de Chambrier. Accanto alla multa, la rappresentante del MPC ha chiesto la confisca dei beni della rete bulgara rimasti su tre conti della banca.

Inoltre, Credit Suisse dovrà versare due risarcimenti: 34 milioni di franchi, che corrispondono ai fondi sfuggiti alla giustizia, e 7 milioni di franchi, che rappresentano i guadagno ottenuti da Credit Suisse nella vicenda.

Pene sospese

Contro l'ex consulente per la clientela della banca, de Chambrier ha chiesto una condanna per riciclaggio di denaro aggravato. La rappresentante della procura federale ha chiesto una pena sospesa di 24 mesi e una multa di 10'000 franchi.

La procuratrice ha poi invitato la corte a condannare a 36 mesi, di cui 316 giorni da scontare, equivalenti al tempo trascorso in carcere preventivo, e a una multa di 10'000 franchi uno dei due imputati bulgari. Per il suo connazionale, ha chiesto 24 mesi di carcere sospesi e una multa dello stesso importo. Infine, una pena di 22 mesi sospesi e una multa di 10'000 franchi sono stati chiesti contro l'ex banchiere svizzero.

Oggi, durante la requisitoria, il procuratore federale Luc Leimgruber ha attaccato frontalmente la grande banca. Nel 2004, quando i rapporti con la rete criminale sono cominciati, il leader Evelin Banev aveva già una cattiva reputazione.

«Fra il 2005 e il 2006, 18,8 tonnellate di cocaina sono state sequestrate, per un valore di 30 milioni di dollari (circa 27,5 milioni di franchi al cambio attuale) a tonnellata. In Svizzera si parla di caso grave sopra i 18 grammi», ha detto.

Secondo inchieste degli inquirenti bulgari, la rete criminale ha «selezionato con cura» Credit Suisse e una banca austriaca, ha precisato il procuratore. Questi istituti contavano infatti dei bulgari fra i loro collaboratori e avevano la reputazione di non controllare l'origine dei fondi.

Nessun rimorso

«Credit Suisse, come mostrano anche fatti recenti, sembra sentirsi al di sopra della legge del nostro Paese», ha rincarato la dose Leimgruber. La facilità con la quale i conti sono stati aperti e una società creata per riciclare denaro è stata definita «sconcertante».

Secondo de Chambrier, che ha proseguito il discorso dell'accusa, non solo Credit Suisse e la sua ex impiegata sotto accusa hanno riciclato del denaro, ma hanno anche ostacolato il corso della giustizia: «Oggi, negano l'evidenza e non mostrano alcun rimorso».

«Non siamo poliziotti e dobbiamo avere fiducia nei nostri clienti»: la procuratrice ha ricordato questa dichiarazione dell'ex impiegata e l'ha presentata come rivelatrice dello spirito della sua attività in seno alla banca.

Lacune organizzative

Secondo la procuratrice, sono emerse lacune organizzative della banca nella lotta al riciclaggio di denaro, in particolare riguardo a sorveglianza e individuazione di mancanze del personale. L'istituto non è stato in grado di prendere «la sola decisione possibile di fronte a un cliente come Banev», ovvero annunciarsi presso l'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) della Confederazione.

I documenti necessari, ha proseguito de Chambrier, non sono stati riempiti o sono stati compilati solo parzialmente. La gestione dei rischi non era attrezzata a sufficienza ed era mal organizzata. Infine, la classificazione della clientela era inadeguata. Tutte queste lacune sono evocate in differenti rapporti di audit.

Il processo a Credit Suisse si è aperto due settimane fa. Il procedimento dovrebbe durare fino a fine febbraio. La grande banca nega con fermezza le accuse.