Guerra in Ucraina Lo Stato russo censura i media indipendenti

SDA

3.3.2022 - 14:48

Immagine illustrativa/foto d'archivio
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KEYSTONE/AP/IVAN SEKRETAREV

Il presidente Vladimir Putin ha ufficialmente introdotto la censura di Stato e in poche ore, al massimo giorni, non ci saranno più media indipendenti in Russia. La denuncia viene da Meduza, uno degli ultimissimi media indipendenti che ancora pubblicano nella federazione.

3.3.2022 - 14:48

In un editoriale dal titolo «non ci potete zittire», il sito rivela di avere ancora pochissimo tempo prima che la censura di Stato si abbatta anche su di loro come successo in rapida successione a tanti altri organi di informazione chiusi d'autorità. «La distruzione dei media indipendenti è una delle cose che ha reso possibile questa guerra», sottolineano.

«Stiamo pubblicando questo testo finché c'è ancora tempo – per noi – per far sapere a tutti l'inizio di un altro storico sviluppo: la Russia ha ufficialmente introdotto la censura di Stato», scrivono sul sito di Meduza.

«Cosa intendiamo per "c'è ancora tempo?"», si chiedono i giornalisti. «In pochi giorni, forse già oggi, è possibile che non ci saranno più media indipendenti in Russia. Molto, molto presto è possibile che chiunque in Russia cerchi informazioni dalle "voci nemiche" di fonti indipendenti dovrà fare gli stessi sforzi che erano richiesti per avere notizie da coloro che vivevano dentro la Cortina di ferro».

Infatti, si legge ancora sul sito di Meduza, «la censura federale chiede di raccontare la guerra definendola solo come "un'operazione militare speciale"; i loro ordini intimano di non dare copertura alle azioni militari; hanno deciso di bloccare i siti web di Taiga.info, Doxa, The Village, TV Rain, Ekho Moskvy radio station e molte altre. Ciò è semplicemente censura».

«La drammatica situazione in cui il nostro Paese si trova oggi – si legge ancora su Meduza – è uno dei risultati dell'assalto delle autorità ai media indipendenti e alla stessa realtà delle cose. Se abbiamo una minima chance di fermare questa guerra noi abbiamo bisogno della stampa libera».

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