Ucraina Ucraina: «Un attacco resta sempre possibile»

SDA

15.2.2022 - 21:56

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, foto d'archivio.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, foto d'archivio.
Keystone

«Gli USA sono preparati, a prescindere da quello che accade», «un attacco all'Ucraina resta sempre possibile»: lo ha detto il presidente Usa Joe Biden parlando alla Casa Bianca dopo gli ultimi sviluppi sulla crisi ucraina.

15.2.2022 - 21:56

«Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia», di proporre «nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza», ha dichiarato Biden, affermando che alla diplomazia deve essere data «ogni possibilità di avere successo». «Non vogliamo destabilizzare la Russia», ha assicurato.

Gli USA «non hanno ancora verificato in questa fase» un ritiro delle truppe russe, ha poi aggiunto il presidente degli Stati Uniti, precisando che «se la Russia attacca l'Ucraina, sarà una guerra frutto di scelta» ma «le sanzioni sono pronte».

Biden ha poi ribadito che in caso di attacco il gasdotto Nord Stream 2 non partirà.

Annunciato il ritiro di truppe dal confine

Il presidente russo Vladimir Putin aveva dato un segnale di distensione autorizzando l'inizio del ritiro delle truppe dal confine ed assicurando di non volere la guerra.

La Nato ha però espresso dubbi su una reale de-escalation sul terreno.

L'incontro con Scholz

Anche sul fronte diplomatico, la disponibilità del leader del Cremlino a dialogare sulla sicurezza regionale, espressa ricevendo Olaf Scholz, non ha chiarito come si scioglierà il nodo più intricato della partita: il braccio di ferro sull'ingresso di Kiev nella Nato.

Mosca insiste: non dovrà accadere mai; ma gli occidentali non possono accettarlo, almeno formalmente e per iscritto, come vorrebbe il Cremlino.

Nel faccia a faccia tra Vladimir Putin e Olaf Scholz, il cancelliere tedesco ha teso una mano, sottolineando che la sicurezza dell'Europa «non può essere costruita contro la Russia ma in cooperazione con la Russia». Ha anche accolto come un «buon segnale» la notizia di un ritiro delle truppe russe, ha sottolineato che la finestra della diplomazia non è ancora chiusa.

Putin ha apprezzato, spiegando che ci sono «elementi» su cui è pronto a lavorare e che «ovviamente – ha detto – non voglio la guerra». Ma gli spunti di ottimismo sono tutti qui.

Gli accordi di Minsk

Per superare la crisi le cancellerie puntano ancora sull'applicazione degli accordi di Minsk, che prevedono anche una maggiore autonomia del sud-est ucraino.

Da Mosca, tuttavia, sono arrivati segnali che rischiano di far saltare il tavolo. La Duma, la camera bassa del parlamento, ha approvato una richiesta a Putin perché riconosca le autoproclamante repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Tra le proteste dell'Ue e della Nato.

Il capo del Cremlino si è espresso in modo laconico: «Nel Donbass sta avvenendo un genocidio». Quasi ad evocare la necessità di un intervento.

Mercoledì, giornata dell'unità in Ucraina

A Kiev intanto sono spuntati i nastrini gialli e blu, i colori della bandiera, alla vigilia della Giornata dell'unità indetta da Zelensky per il 16 febbraio: data indicata dall'intelligence americana come quella di un eventuale attacco della Russia.

«Gli Usa hanno detto anche a che ora inizia la guerra?», ha ironizzato Putin con i suoi.

Nuovi colloqui

In questa quasi permanente fase di stop and go, i telefoni rossi continuano a squillare. I capi delle diplomazie russa e americana Serghiei Lavrov e Antony Blinken hanno avuto un nuovo colloquio telefonico, Joe Biden ha parlato con Emmanuel Macron della necessità di «verificare» il ritiro delle forze russe.

L'Italia ha fatto la sua parte con un colloquio tra il premier Mario Draghi ed il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con la missione a Kiev del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che giovedì è atteso a Mosca.

Il premier britannico Boris Johnson ha esaltato oggi in una conversazione con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «l'unità fra alleati» occidentali e la solidarietà dei Paesi Ue con Usa e Regno Unito sulla crisi ucraina. Ma ha sollecitato Bruxelles a «rafforzare» la prospettiva di «sanzioni coordinate» ulteriori contro Mosca nel caso d'incursioni militari russe in Ucraina. Lo ha riferito una portavoce di Downing Street dando conto della telefonata.

«Siamo estremamente preoccupati»

«Chiediamo l'immediata de-escalation nella retorica e nelle azioni e il perseguimento del dialogo». Lo affermano in un comunicato congiunto i più alti rappresentanti del Consiglio d'Europa, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che presiede il comitato dei ministri dell'organizzazione, assieme al segretario generale, Marija Pejcinovic Buric, e il presidente dell'assemblea parlamentare, l'olandese Tiny Kox.

«Siamo estremamente preoccupati dell'elevata tensione attorno all'Ucraina, e sconcertati dalla prospettiva di un grande conflitto sul nostro continente e tra i nostri Stati membri», dicono Di Maio, Buric e Kox.

I tre rappresentanti del Consiglio d'Europa riaffermano «il loro incrollabile supporto alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti internazionalmente» e «invitano tutti gli Stati membri coinvolti a duplicare gli sforzi per evitare che la situazione si aggravi e un possibile conflitto».

SDA