GB - UE Brexit: via libera definitivo alla legge anti-no deal

ATS / sam

4.9.2019

Il premier Boris Johnson è stato sconfitto e chiede elezioni anticipate
Il premier Boris Johnson è stato sconfitto e chiede elezioni anticipate
Keystone

La Camera dei Comuni ha approvato mercoledì sera anche in ultima lettura la legge anti-no deal promossa per cercare di imporre un rinvio della Brexit alla scadenza del 31 ottobre. A favore hanno votato 327 deputati, contro 299. Il risultato suggella la sconfitta dal governo di Boris Johnson sul testo.

La legge tuttavia è passata con un emendamento di alcuni laburisti pro Brexit soft che lega il rinvio solo alla possibile approvazione di una versione dell'accordo di Theresa May. Ora va alla Camera dei Lord, che inizierà a esaminarla da domani, giovedì.

L'emendamento introdotto in extremis, grazie a un sotterfugio tecnico reso possibile per indebolire la legge dalla tattica parlamentare dello stesso governo, era stato presentato dal deputato laburista Stephen Kinnock e da 16 suoi compagni di partito, contrari al no deal, ma anche al Remain.

Esso di fatto esclude che il rinvio della Brexit evocato dalla legge possa essere usato per mettere sul tavolo un progetto di secondo referendum. Ma solo per dare tempo di trovare un accordo. La proroga richiesta dal testo pari a tre mesi rispetto alla scadenza del 31 ottobre non sarebbe peraltro sufficiente, verosimilmente, per istruire l'iter verso un nuovo voto referendario.

Johnson presenta una mozione per elezioni il 15/10

Pronta la reazione del premier Boris Johnson che ha presentato l'annunciata mozione che chiede lo scioglimento della Camera e lo svolgimento di elezioni anticipate il 15 ottobre.

Johnson, introducendo la mozione, ha ribadito di non voler chiedere un rinvio della Brexit e di lasciare nelle mani di Bruxelles la decisione su quando Londra «potrà lasciare l'UE». Il premier Tory ha detto che solo il voto può stabilire chi fra lui e il laburista Jeremy Corbyn debba negoziare la Brexit.

Johnson nel suo intervento è tornato a bollare la cosiddetta anti-no deal come «una resa» destinata a «far naufragare ogni serio negoziato» se attuata. Ora, ha aggiunto, «c'è un'unica strada dinanzi al nostro Paese: decidere se tocchi al leader dell'opposizione (Corbyn) o a me andare a Bruxelles per risolvere la situazione».

Di qui la convinzione «di questo governo che ci debba essere un'elezione martedì 15 ottobre», ha proseguito Johnson. Se dopo il voto «sarò io il primo ministro, io cercherò di ottenere un accordo» di divorzio dall'UE e, «credetemi, so che lo potrò ottenere», ha concluso.

Mozione subito respinta dai deputati

Nonostante il suo intervento, Johnson si è visto subito respingere dai parlamentari britannici la mozione per lo scioglimento della Camera e lo svolgimento di elezioni anticipate.

Il testo ha ricevuto infatti solo 298 voti, ossia meno della maggioranza richiesta dei due terzi della Camera dei Comuni, con l'astensione dei funzionari eletti del Partito Laburista. Questa è la terza battuta d'arresto per Boris Johnson in 24 ore. 

Corbyn: «Elezioni sì, ma prima sia attuata la legge anti-no deal»

Dal canto suo, il leader dell'opposizione laburista Jeremy Corbyn ha formalizzato il suo no alla mozione presentata dal premier Tory per la convocazione di elezioni anticipate il 15 ottobre.

Corbyn ha ribadito di voler che prima sia attuata la legge anti-no deal appena approvata ai Comuni, per garantire una hard Brexit il 31 ottobre e definito «un'offerta avvelenata» la data indicata da Johnson: «Una mossa cinica di un primo ministro cinico».

La posizione di Corbyn - elezioni sì, ma dopo aver allontanato l'ombra di un potenziale no deal a fine ottobre - è stata riecheggiata dai banchi dell'opposizione pure da Ian Blackford, capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell'SNP, terzo gruppo a Westminster per consistenza numerica dopo Tory e Labour.

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