USA Centinaia di migliaia di fan di Trump incitano sul web a rivolte e vendette

SDA

31.5.2024 - 19:08

«L'esercito »di Donald Trump è pronto a mettere a ferro e fuoco gli Stati Uniti per vendicare il suo leader. In uno scenario che neanche il più inquietante film distopico prodotto ad Hollywood ha ancora immaginato, il giorno dopo la prima sentenza di colpevolezza contro un presidente nella storia americana i siti pro-tycoon sono stati inondati da minacce di violenza senza precedenti.

 Giornali esposti in una rivendita di Brooklyn, a New York, un giorno dopo che la giuria di New York ha dichiarato l'ex presidente Donald Trump colpevole di 34 reati, venerdì 31 maggio 2024.
 Giornali esposti in una rivendita di Brooklyn, a New York, un giorno dopo che la giuria di New York ha dichiarato l'ex presidente Donald Trump colpevole di 34 reati, venerdì 31 maggio 2024.
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Alcuni sostenitori hanno invocato attacchi ai giurati, altri «l'esecuzione» del giudice e l'uccisione di tutti i liberal negli Stati Uniti in un clima di altissima tensione che ricorda le settimane successive alle elezioni del 2020 sfociate poi nel giorno più buio per la democrazia a stelle e strisce, l'insurrezione a Capitol Hill.

«Un milione di uomini armati deve andare a Washington e impiccare tutti. Questa è l'unica soluzione», ha minacciato un seguace dell'ex presidente sul sito Patriots.win.

Un altro ha incalzato: «Trump dovrebbe sapere che ha un esercito disposto a combattere e morire per lui se solo lo chiedesse».

Trump alimenta i venti di rivolta via social

In altri attacchi su Gateway Pundit si invita esplicitamente a «caricare la pistola contro i democratici», mentre c'è chi si augura che il giudice Juan Merchan a si imbatta a New York «in immigrati illegali armati di machete».

«Tutto questo non si può risolvere col voto», insiste qualcun altro. Una vera e propria chiamata alla rivolta civile, fomentata dai continui attacchi del tycoon sul social media Truth anche subito dopo la sentenza di New York.

Procuratori e giudici sono ormai dei bersagli

D'altra parte, lo scorso gennaio il dipartimento di Giustizia aveva messo in guardia su un livello d'allerta senza precedenti per funzionari pubblici e giudici.

Lo stesso procuratore di Manhattan Alvin Bragg, colui che ha inchiodato l'ex presidente per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, qualche mese fa ha subito minacce di morte e ricevuto una busta contenente polvera bianca.

Anche il giudice Arthur Engoron, che ha presieduto il processo civile per gli asset gonfiati, è stato vittima di insulti antisemiti e finte chiamate d'emergenza alla polizia che si è presentata in massa davanti alla sua casa di Long Island.

Non si può agire contro i post violenti?

Tutti e tre i siti affiliati a Trump – Truth, Gateway Pundit e Patriots.win – adottano politiche contro il linguaggio violento e alcuni post sono stati rimossi.

Tuttavia, nonostante invochino violenza e rivolte la maggior parte di questi non hanno i requisiti per far scattare un'indagine o un intervento delle forze di polizia, che in genere richiedono la prova che il commento rifletta un chiaro intento di agire invece che suggerire semplicemente un'azione per quanto spaventosa sia.

Molte star del movimento MAGA scendono in campo

Ma ci sono anche le star del movimento Maga, blogger e autori di podcast con centinaia di milioni di follower, che hanno dato il via ad una campagna di intimidazione e minacce e riescono a sfuggire ai radar degli standard di sicurezza.

«Il nostro sistema giudiziario è stato strumentalizzato, non ci resta altra scelta se non quella di prendere in mano la situazione», ha scritto su Telegram l'estremista di destra Stew Peters scatenando i suoi follower che hanno risposto alla chiamata esortando a «incendiare i tribunali» e «dare inizio alla rivolta».

Il fondatore di Turning Point Usa, Charile Kirk, ha invitato su X «a sconfiggere questi selvaggi che hanno compiuto un assassinio legale».

Il cospirazionista Jack Prosobiec ha definito gli avversari di Trump «disumani», mentre il podcaster Tim Pool ha twittato solo una parola: «Guerra».