Medio Oriente Israele vara il Governo di guerra, Gaza è al buio

SDA

11.10.2023 - 22:06

Un soldato israeliano si trova all'interno di un veicolo militare a Be'eri, Israele, l'11 ottobre 2023.
Un soldato israeliano si trova all'interno di un veicolo militare a Be'eri, Israele, l'11 ottobre 2023.
KEYSTONE

Israele vara un governo di emergenza nazionale e continua la guerra più unito che mai. Una scelta obbligata a fronte anche di quello che sta succedendo al confine con il Libano, dove la situazione scivola sempre più verso il conflitto aperto con Hezbollah.

L'obiettivo, almeno per ora, resta però Hamas a Gaza, dove si susseguono senza sosta gli attacchi dal cielo contro le strutture strategiche della fazione palestinese ma anche contro i suoi capi. Oggi è stata uccisa in un raid la famiglia di Mohammed Deif, il leader militare nella Striscia, ma sotto le bombe ci sono anche i civili.

Gaza tra l'altro è rimasta totalmente al buio visto che, dopo il taglio delle forniture da parte di Israele, l'unica centrale elettrica funzionante ha finito il carburante e si è spenta.

Gli attacchi aerei «su scala senza precedenti» stanno martellando la Striscia e la strategia sembra volta a preparare il terreno per l'ingresso di terra – i militari si dicono «pronti» a farlo – che dovrebbe avvenire, secondo gli analisti, da nord e da sud.

Gli obiettivi colpiti finora sono stati oltre 2600. Mentre da Gaza si è infittito il lancio di razzi: secondo le stime dell'esercito israeliano, finora ne sono stati impiegati oltre 5000.

Si lavora per un corridoio umanitario a Gaza

Missili sono caduti non solo nelle comunità attorno alla Striscia ma anche su Ashkelon (dove è stato centrato un ospedale) e su tutta l'area centrale di Israele, Tel Aviv compresa, nella cui area è incluso l'aeroporto internazionale Ben Gurion.

I morti in Israele sono oltre 1200 (189 soldati), con 2700 feriti. A Gaza le vittime sono arrivate a 1055 (inclusi 11 membri dello staff dell'Onu e 30 allievi delle scuole Unrwa), i feriti sono più di 5mila e folle di palestinesi premono al valico di Rafah con l'Egitto che resta chiuso. In questo senso la tregua sta diventando una necessità.

Il Cairo avrebbe infatti discusso piani con gli Stati Uniti e altri Paesi «per fornire aiuti umanitari attraverso il confine con la Striscia con un cessate il fuoco limitato», secondo quanto ha rivelato l'agenzia Reuters. Mentre il portavoce del consiglio della Sicurezza nazionale John Kirby ha affermato che gli Stati Uniti stanno «attivamente lavorando per un corridoio» che consente ai civili di fuggire.

Erdogan apre i negoziati con Hamas

Per il momento però Israele non ha commentato in alcun modo. Su tutto pesa il destino dei circa 150 ostaggi (17 sono anche cittadini statunitensi e c'è un terzo italo-israeliano di cui non si hanno notizie) razziati da Hamas nei kibbutz di frontiera e portati a Gaza. L'esercito ha detto di aver contattato le famiglie di 60 prigionieri, una parte di quelli trattenuti nell'enclave palestinese.

Mentre il presidente turco Erdogan ha fatto sapere che negoziati sono in corso con Hamas per ottenerne la liberazione. Ma su ogni possibilità di tregua – hanno fatto notare i commentatori in Israele – pesano anche le immagini delle atrocità commesse dai miliziani nei kibbutz di Beeri o Kfar Aza, che hanno scioccato e inviperito l'opinione pubblica.

Istituito il Governo d'emergenza nazionale a Israele

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu lo sa benissimo e per questo ha scelto la strada del governo di emergenza nazionale: dopo il clamoroso buco della sua intelligence, ora nessuna scelta potrà essere fatta senza l'adesione di maggioranza e opposizione.

Non a caso nella ristretta cellula di comando che guiderà il Paese «in una guerra lunga e dura» – per usare le parole del ministero degli Esteri – ci saranno lo stesso Netanyahu, Benny Gantz (uno dei leader dell'opposizione), il ministro della Difesa Yoav Gallant, l'ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot (anche lui ex opposizione) e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer. Molti auspicano che anche l'altro capo dell'opposizione, Yair Lapid, entri al più presto nel nuovo governo.

A fine guerra non si parlerà più di riforma giudiziaria

Uno dei cardini dell'accordo è che fino alla fine della guerra non si parlerà più di riforma giudiziaria, il tema che per 8 mesi ha spaccato in due Israele.

Anche il super falco di estrema destra Itamar Ben Gvir ha chinato la testa, ma come ministro della Sicurezza nazionale ha invitato tutti gli israeliani ad armarsi per timore di una «rivolta araba» nelle cittadine miste del Paese.

Ad offrirgli un assist d'altra parte è stato l'appello alle masse arabe di Giordania, Egitto, Libano e Siria lanciato dall'ex capo di Hamas Khaled Meshal a «scendere in piazza» venerdì prossimo, primo giorno di preghiera per gli islamici dall'attacco di Hamas di sabato scorso.