Guerra in Ucraina Putin gela il mondo: «Nessuna svolta nei negoziati»

SDA

30.3.2022 - 22:25

La strada per una tregua in Ucraina è ancora lunga. All'indomani delle aperture dei negoziatori russi dopo i colloqui di Istanbul, il Cremlino oggi dice: "Per il momento non possiamo dichiarare che ci sia qualcosa di molto promettente o una qualche svolta".
La strada per una tregua in Ucraina è ancora lunga. All'indomani delle aperture dei negoziatori russi dopo i colloqui di Istanbul, il Cremlino oggi dice: "Per il momento non possiamo dichiarare che ci sia qualcosa di molto promettente o una qualche svolta".
Keystone

La strada per una tregua in Ucraina è ancora lunga. All'indomani delle aperture dei negoziatori russi dopo i colloqui di Istanbul, il Cremlino oggi dice: «Per il momento non possiamo dichiarare che ci sia qualcosa di molto promettente o una qualche svolta».

30.3.2022 - 22:25

Parole dette dal portavoce Dmitry Peskov che frenano l'ottimismo sulle trattative manifestato da Kiev ma anche dagli inviati di Vladimir Putin, mentre anche la Francia sottolinea che non c'è stata «nessuna svolta» nelle trattative.

La posizione di Mosca resta attendista. Un'ambiguità coltivata anche nell'attesa di sviluppi militari favorevoli. Dopo 35 giorni di guerra, le forze russe assicurano di volersi concentrare sulla «priorità» strategica della conquista dell'intero territorio del Donbass, continuando l'assedio delle oblasti limitrofe dell'est e del sud dell'Ucraina, da Kharkiv a Mariupol.

Ma le notizie dal terreno testimoniano di una nuova drammatica ondata di attacchi missilistici su Kiev e Chernihiv, dove Mosca aveva promesso «una riduzione radicale dell'attività militare». Secondo la Difesa ucraina, non c'è invece nessun ritiro su vasta scala da quelle zone, ma solo movimenti limitati delle «unità che hanno subito le perdite maggiori per rifornirle».

Nuove aperture dei negoziatori ai vari livelli

In un fuoco di fila di messaggi contradditori, dopo la frenata del Cremlino – che comunque ha giudicato «positivo» il fatto che Kiev abbia iniziato a formulare proposte per iscritto – sono giunte le nuove aperture dei negoziatori ai vari livelli. Da Medinsky, secondo cui «l'Ucraina per la prima volta ha mostrato di essere pronta a soddisfare le condizioni per costruire relazioni di buon vicinato con la Russia» e «discuterne le richieste di principio», al ministro degli Esteri Serghei Lavrov, che ha visto un «significativo progresso» nei colloqui, sostenendo che Kiev sta «capendo che le questioni della Crimea e del Donbass sono definitivamente chiuse».

Un'interpretazione seccamente respinta dall'Ucraina, che torna a invocare «il ripristino» della sua «sovranità» su quei territori. Una questione su cui resta evidente tutta la distanza tra le parti, che non a caso per il momento l'hanno esclusa dalle trattative.

Il caos informativo di Mosca in bilico tra tattica e incertezza

Il caos informativo di Mosca appare in bilico tra tattica e incertezza. Per gli 007 americani, il nodo è anche l'isolamento di Putin dalla realtà. Il presidente russo sarebbe «male informato dai suoi» sull'andamento della guerra, perché i capi militari «hanno paura» di riferirgli quanto «male stiano facendo le forze armate di Mosca».

A Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a parlare con Joe Biden. In una telefonata di un'ora, il presidente americano gli ha confermato «assistenza militare, economica e umanitaria» da parte di Washington, promettendo aiuti per mezzo miliardo di dollari.

Prosegue intanto lo scontro sulle sanzioni con l'Occidente, con le ricadute sui rapporti bilaterali e la diatriba sul pagamento del gas russo in rubli, che insieme agli sviluppi del conflitto e dei negoziati è stata al centro delle telefonate di Putin con il premier Mario Draghi e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Mosca rinsalda l'asse con Pechino

Nel frattempo, Mosca rinsalda l'asse con Pechino. In uno scenario di instabilità che minaccia di aggravarsi ulteriormente dopo l'annuncio della regione separatista georgiana dell'Ossezia del Sud di volersi unire formalmente alla «madrepatria storica» russa, Lavrov si è recato in Cina per una riunione dei capi delle diplomazie dei Paesi vicini dell'Afghanistan e ha incontrato il collega Wang Yi.

«Sullo sfondo di una complicata situazione internazionale – ha spiegato -, Russia e Cina continuano a rafforzare la partnership strategica e a parlare con una sola voce negli affari globali».

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