EutanasiaSi riapre il caso Lambert, «si può staccare la spina»
ATS
28.6.2019
Un dramma senza fine. Si riapre, per un'altra volta, il caso di Vincent Lambert, il 42enne tetraplegico da oltre dieci anni in stato vegetativo divenuto simbolo del dibattito sul fine vita in Francia
La corte di Cassazione di Parigi ha cancellato la sentenza della Corte d'appello (dichiarandola non competente) che il 20 maggio accolse il ricorso presentato in extremis dei genitori per proseguire l'idratazione e l'alimentazione del figlio all'ospedale di Reims.
Possibilità di sospendere le cure
La decisione della Corte - ha detto il legale della moglie di Vincent contraria all'accanimento terapeutico e in contrasto coi genitori dell'uomo che si ostinano affinché le macchine non siano staccate - riapre dunque la possibilità di sospendere le cure.
La spina può essere staccata «già da ora», ha dichiarato l'avvocato ai cronisti che lo attendevano al palazzo di giustizia, aggiungendo: «Nessun ricorso è ormai possibile perché non c'è più alcun giudice a cui rivolgersi».
Pronta una denuncia per «omicidio»
Il pronunciamento di venerdì della Cassazione scrive a suo avviso la parola «fine» al caso Lambert. E nella guerra straziante che da anni spacca la famiglia è arrivata secca la replica dei genitori di Vincent.
Per voce del loro legale, Pierre e Viviane Lambert, vicini ai cattolici integralisti della Fratellanza Sacerdotale San Pio X, hanno paventato una denuncia per «omicidio» se il figlio verrà lasciato andar via.
Cosa successe il 20 maggio
Il 20 maggio, dopo una guerra decennale che sembrava finita, tra fazioni politiche, familiari e tribunali, il medico annunciò - come previsto - che avrebbe interrotto i trattamenti che lo tengono artificialmente in vita.
Polemiche, disperazione dei genitori, poi la sera stessa il colpo di scena: con la Corte d'appello di Parigi che ordinava la ripresa immediata di quei trattamenti almeno fino a quando un comitato dell'Onu per i diritti dei disabili, al quale i genitori avevano inviato uno dei tanti ricorsi, non si sarebbe espresso.
«È una grande vittoria, l'inizio di una 'remontada'», esultò l'avvocato Jean Paillot, in piazza a Parigi in mezzo a un gruppo di manifestanti ostili allo stop dei trattamenti.
Ora l'ennesima doccia fredda
Ma ora è arrivata l'ennesima doccia fredda. Per i magistrati della Cassazione, chiamati ad esprimersi, i giudici d'appello non erano competenti. L'ordine di proseguire le cure, impartito poco più di un mese fa, è dunque da considerarsi nullo.
È dal 2013 che la famiglia si dilania sulla sorte di Vincent. La moglie Rachel, suo nipote e sei fratelli e sorelle hanno accettato la decisione dei medici. Papà Pierre e mamma Viviane sono invece contrari, così come un fratello e una sorella.
Il medico curante, Vincent Sanchez, è stato colui che aveva ufficializzato la decisione di lasciarlo andare, condivisa da almeno una ventina di equipe mediche durante questi anni di battaglia legale.
Al momento, resta valido quanto prescritto dalla legge in vigore, approvata nel 2016, e cioè nessuna eutanasia o suicidio assistito ma l'autorizzazione alla sospensione dei trattamenti in caso di «ostinazione irragionevole».
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