Stati Uniti Legge antimafia per incriminare Trump, lui reagisce: «Caccia alle streghe»

SDA

16.8.2023 - 20:32

Una «caccia alle streghe», una «interferenza elettorale» da parte di procuratori «mostri controllati e coordinati dal dipartimento della Giustizia e dai pazzi della sinistra radicale», «un totale shutdown della democrazia».

L'ex presidente Donald Trump durante un evento il 12 agosto. 
L'ex presidente Donald Trump durante un evento il 12 agosto. 
KEYSTONE/AP Photo/Charlie Neibergall, File

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  • Trump sfoga la sua rabbia per l'ennesima incriminazione, arrivata lunedì sera.
  • Lunedì prossimo terrà una conferenza stampa nella sua residenza di Bedmister, in New Jersey.
  • Ora il tycoon è accusato anche di racketeering: per il pubblico ministero è stato il capo di una «cospirazione», di una «impresa criminale» per «cambiare illegalmente l'esito delle elezioni a suo favore», con la complicità «consapevole e deliberata» di 18 fedelissimi.

Donald Trump chiede il rinvio di tutti i processi a dopo le elezioni e sfoga tutta la sua ira sul social di casa Truth per la quarta incriminazione, arrivata lunedì sera quando il gran giurì della contea di Fulton ad Atlanta ha approvato le pesanti accuse della procuratrice dem Fani Willis per i tentativi suoi e di 18 alleati di sovvertire il voto del 2020 in Georgia.

Tra loro anche il suo ex avvocato personale Rudy Giuliani, il suo ex capo dello staff Marc Meadows, nonché i legali Kenneth Chesebro e John Eastman, gli architetti del piano per usare elettori fake pro Trump in Georgia e in altri Stati vinti da Joe Biden.

Tutti dovranno presentarsi per la formalità di rito al carcere locale (ammesse le tv) entro il 25 agosto, scadenza fissata dalla pm.

Conferenza stampa lunedì

Il tycoon non ha ancora fatto sapere quando si costituirà ma intanto ha annunciato per lunedì – alla vigilia del primo dibattito tv tra i candidati repubblicani al quale non ha ancora confermato la sua partecipazione – una conferenza stampa nella sua residenza di Bedmister, in New Jersey.

Qui presenterà un «ampio, complesso, dettagliato ma irrefutabile rapporto sulle frodi elettorali presidenziali accadute in Georgia»: un report di 100 pagine «definitivo, dopo il quale «tutte le accuse contro di me e gli altri dovrebbero essere lasciate cadere».

Si prevede il solito show, che probabilmente oscurerà la visita di Joe Biden lo stesso giorno alle Hawaii per placare le polemiche sulla gestione degli aiuti dopo i devastanti incendi che hanno ucciso oltre 100 persone.

La nuova incriminazione di «racketeering»

Nelle precedenti incriminazioni, l'ex presidente – che continua a godere della solidarietà di quasi tutto il partito e dei suoi rivali – aveva già collezionato 78 capi di imputazione.

Ora ne aggiunge altri 13 e sale a 91 ma con un'accusa ben più insidiosa e imbarazzante: la violazione della versione statale della legge anti racket, nota come Rico (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations), una normativa che prevede da 5 a 20 anni di reclusione e che in genere è usata contro la mafia, ad esempio per condannare boss come John Gotti e Vincent Gigante.

Per il pubblico ministero in effetti Trump è stato il capo di una «cospirazione», di una «impresa criminale» per «cambiare illegalmente l'esito delle elezioni a suo favore», con la complicità «consapevole e deliberata» di 18 fedelissimi.

Ben 161 atti di racketeering e una famigerata telefonata

Un castello accusatorio di 41 capi di imputazione complessivi, con 161 atti di 'racketeering' e altri reati statali (e quindi non perdonabili con la grazia che spera di usare nei due procedimenti federali) come la cospirazione per impersonare un pubblico ufficio e commettere una serie di falsi.

Nonché l'aver sollecitato un pubblico ufficiale a violare il suo giuramento di fedeltà: si tratta della famigerata telefonata fatta da Trump all'allora segretario di Stato repubblicano Brad Raffensperger per chiedergli di trovare 11.780 voti necessari a fargli superare Biden.

In 97 pagine la procuratrice distrettuale elenca otto modi in cui l'ex presidente e i suoi alleati avrebbero ostacolato la ratifica dell'esito delle elezioni, ad esempio mentendo al parlamento locale della Georgia e ai funzionari dello Stato, creando falsi «grandi elettori» che dichiararono la vittoria di Trump, intimidendo impiegati elettorali, tentando di corrompere funzionari del dipartimento di Giustizia, interferendo con le macchine elettorali in una contea per rubare dati, cercando di coprire le proprie azioni criminali.

Ora la pm vuole processare tutti insieme, come se fossero una gang, cominciando entro sei mesi, ossia metà febbraio.

Ecco gli appuntamenti in tribunale

Il 25 marzo inizierà a New York il dibattimento per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, il 20 maggio quello per le carte segrete di Mar-a-Lago, mentre per l'assalto a Capitol Hill il procuratore speciale John Smith ha proposto il 2 gennaio: un calendario che si sovrapporrà alle primarie e che costringerà il candidato-imputato Trump a fare la spola tra comizi e aule di tribunale.

Intanto si delinea già una linea difensiva in Georgia: sollevare il difetto di giurisdizione e chiedere il trasferimento del processo a livello federale, dove peraltro esiste già la più ampia inchiesta di Smith (che non ha contestato il racket, lavorando più di scalpello che di martello).

Lo ha già fatto Meadows, confidando forse in una futura grazia se il tycoon dovesse vincere e perdonare anche se stesso, dopo aver giurato di nuovo fedeltà a quella costituzione che è accusato di aver tradito.