USA 2024 Trump tira dritto: «Corro nel 2024 anche se mi condannano»

SDA

11.6.2023 - 21:23

Donald Trump indomito. All'indomani dei due comizi in Georgia e North Carolina, i primi interventi pubblici dall'annuncio dell'incriminazione per le carte classificate portate a Mar-a-Lago, l'ex presidente alza ancora la posta dichiarando che non si ritirerà dalla corsa per il 2024 neanche se dovesse essere condannato.

L'ex presidente nel comizio del 10 giugno 2023.
L'ex presidente nel comizio del 10 giugno 2023.
KEYSTONE

11.6.2023 - 21:23

«Non mollerò mai», ha assicurato il tycoon in un'intervista a Politico a bordo del 'Trump Force One' di ritorno dai due eventi elettorali nei quali si è presentato come l'unico candidato del partito repubblicano in grado di vincere e «salvare gli Stati Uniti dalla Terza Guerra Mondiale».

Incriminato con 37 capi d'accusa, tra i quali spionaggio e ostruzione alla giustizia come Richard Nixon all'epoca del Watergate, l'ex presidente rischia la galera. Eppure nessuna legge americana gli impedisce di candidarsi alla Casa Bianca, anche se dovesse essere rinchiuso in un carcere.

Due incriminazioni in due mesi

«Se fossi uno che lascia, non mi sarei candidato nel 2016. Tutti dicevano che era un'impresa impossibile», ha detto ancora Trump dopo aver arringato una folla di suoi sostenitori repubblicani sfoderando tutti i classici della sua retorica: dai procuratori Jack Smith e Fanny Willis «squlibrati», a Joe Biden «corrotto» fino al dipartimento della giustizia «strumentalizzato» e usato come «arma» da un'amministrazione di «comunisti».

«Non sono mai stato incriminato in vita mia. Adesso due volte in due mesi, è un atto politico», ha ribadito il tycoon nella sua intervista. Parole incendiarie che rischiano di alzare la tensione come quando a Columbus ha esortato i suoi chiamando quella di martedì nel tribunale di Miami «la battaglia definitiva», «the ultimate fight».

La polizia prepara un importante dispositivo

Dal giorno della pubblicazione delle accuse, le forze di polizia nella città della Florida si stanno preparando ad ogni eventualità, soprattutto al rischio che fuori dalla corte arrivino gli estremisti Proud Boys, i sostenitori di Trump artefici dell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Il viale che porta al tribunale è stato già transennato e le autorità locali sono pronte a chiedere l'aiuto di quelle federali nel caso ci fosse la necessità, come il giorno della comparizione dell'ex presidente nel tribunale di Manhattan.

Se questa seconda incriminazione avrà gli effetti della prima sui suoi supporter, il tycoon vedrà aumentare donazioni per le campagna e sondaggi a suo favore. A Politico, tuttavia, egli ha confessato che ne avrebbe fatto a meno. «Non mi interessa che i numeri salgano. Non voglio essere incriminato. Nessuno vuole essere incriminato».

L'accusa è molto più grave

Sta di fatto che la sua campagna spera di ripetere il successo di due mesi fa ed ha intensificato in questi giorni le mail ai piccoli e grandi donatori nel tentativo di fare cassa.

Certo il caso dei documenti classificati, e la dettagliata incriminazione di ben 49 pagine, è molto più grave di quello dei pagamenti alla pornostar Stormy Daniels e gli avversari, interni e democratici, sperano che possa distogliere l'attenzione di Trump dalla campagna, se non metterlo del tutto fuori gioco.

Quanto all'eventualità che, se eletto presidente, possa concedere la grazia a se stesso – a Nixon la concesse Gerald Ford nel 1974 – il tycoon non ha dubbi: «Non ci sarà bisogno. Non ho fatto nulla di male».

SDA