Elezioni Presto le midterm negli USA, Biden: «Democrazia a rischio»

SDA

3.11.2022 - 20:44

«Alle elezioni è in gioco la democrazia», il voto «deciderà se preservarla o metterla in pericolo». A meno di una settimana dalle elezioni di Midterm, Joe Biden rilancia l'allarme sulla tenuta delle istituzioni democratiche attaccando Donald Trump.

Il presidente statunitense Joe Biden durante il suo discorso a Washington il 2 novembre.
Il presidente statunitense Joe Biden durante il suo discorso a Washington il 2 novembre.
KEYSTONE/AP Photo/Alex Brandon

Keystone-SDA

Poche ore prima è arrivata la rivelazione della Reuters: il tycoon sta considerando di lanciare la sua ricandidatura alla Casa Bianca già questo mese, dopo le elezioni di metà mandato e prima di Thanksgiving, che cade il 24 novembre, una tempistica per sfruttare l'atteso successo repubblicano e bruciare sul tempo tutti i rivali.

Lo scenario rafforzerebbe l'intenzione dello stesso Biden di restare in pista anche lui per il 2024, con una possibile riedizione della sfida di due anni fa.

Prima di proseguire il suo tour de force elettorale in New Mexico e in California, il presidente statunitense si è rivolto direttamente agli elettori in prime time e lo ha fatto simbolicamente a pochi passi dal Campidoglio, simbolo della democrazia ma anche dell'attacco del 6 gennaio 2021.

Un monito che ripeterà sabato, quando farà campagna con il suo ex boss Barack Obama a Philadelphia, la culla della costituzione americana, mentre nello stesso giorno sbarcherà nello swing state della Pennsylvania anche il tycoon.

Biden collega l'attacco a Paul Pelosi al 6 gennaio

«Mi piacerebbe poter dire che l'assalto alla democrazia è finito il 6 gennaio, ma non posso farlo», ha spiegato citando l'aggressore che ha preso a martellate Paul Pelosi, il marito della Speaker della Camera Nancy Pelosi. «Cercava Nancy Pelosi, chiedeva 'dov'è Nancy, dov'è Nancy?', le stesse parole usate durante l'assalto al Congresso», ha sottolineato.

Biden ha puntato il dito contro Trump – senza nominarlo – e i suoi candidati 'Maga' che continuano a cavalcare la 'Big lie', la grande menzogna sulle elezioni rubate nel 2020, alimentando un clima pericoloso.

«La democrazia americana è sotto attacco perché l'ex presidente sconfitto ha rifiutato di accettare i risultati delle elezioni del 2020. Ha rifiutato di accettare la volontà del popolo. Ha rifiutato di accettare il fatto che ha perso», ha denunciato.

Ed ora, ha ricordato, ci sono oltre 300 candidati repubblicani Maga «negazionisti» che «non si sono impegnati a riconoscere ad accettare il risultato del voto» e che «hanno incoraggiato la violenza e le intimidazioni sugli elettori e sui dirigenti elettorali». «Questo è senza precedenti, è illegale, è anti americano, è la strada per il caos in America», ha messo in guardia.

Obama: «La democrazia potrebbe non sopravvivere»

Anche Obama, tornato in campo per mobilitare con la sua intramontabile popolarità l'elettorato democratico, ha insistito sullo stesso tasto nella sua ultima tappa: la democrazia, ha avvisato, «potrebbe non sopravvivere» se i negazionisti vincono in Arizona, il 'battleground state' forse a più alto tasso cospirativo e a rischio violenze, dove per la carica di governatrice corre l'ex anchor locale e astro nascente repubblicano Kari Lake, trumpiana di ferro.

Sulla stessa lunghezza d'onda il New York Times, che in un lungo editoriale dettaglia il boom di una pervasiva violenza politica – alimentata in gran parte dalla destra estremista – alla quale «l'opinione pubblica americana sta gradualmente e pericolosamente diventando assuefatta».

«Ma è dovere dei nostri parlamentari – conclude – prendere seriamente questa minaccia e usare tutti gli strumenti a disposizione per fermarla», a partire dall'"impunità dei gruppi paramilitari organizzati», gli stessi che hanno guidato l'assalto al Congresso.

Ma i repubblicani più sensibili alla sirena di Trump tirano dritti: per Kevin McCarthy, speaker della Camera in pectore in caso di vittoria del partito, Biden ha tentato solo di distrarre gli americani dal fallimento delle sue politiche accusando il tycoon di minacciare la democrazia.

Resta il fatto che il presidente fatica a vendere i pur lusinghieri risultati della sua agenda agli americani, preoccupati – più che dalla tenuta delle istituzioni – dall'inflazione e dall'andamento dell'economia, priorità numero uno per oltre il 50% secondo i sondaggi.