Ucraina Gli ultimi difensori di Azovstal non si sarebbero arresi

SDA

19.5.2022 - 21:36

Intorno ad Azovstal di Mariupol si continua a combattere una guerra di propaganda. Gli irriducibili del reggimento Azov affermano di essere ancora all'interno dell'acciaieria, mentre ieri la Russia aveva annunciato la loro resa.

Alcuni soldati ucraini si allontanano da Azovstal su un bus, il 17 maggio.
Alcuni soldati ucraini si allontanano da Azovstal su un bus, il 17 maggio.
KEYSTONE/AP Photo/Alexei Alexandrov, File

Keystone-SDA

«Oggi è l'85esimo giorno di guerra. Io e il mio comando siamo sul territorio dello stabilimento Azovstal. È in corso un'operazione, i cui dettagli non annuncerò». Così, con in un laconico videomessaggio diffuso dopo quasi 24 ore in cui i media di Mosca lo avevano dato per arreso, sostenendo che avesse abbandonato i tunnel della resistenza per consegnarsi al nemico, il vicecomandante e portavoce del battaglione Sviatoslav 'Kalina' Palamar è rispuntato per sfidare la Russia.

E con lui, gli altri vertici ancora dentro, come il maggiore Bohdan Krotevych, capo dello staff, che sui social ha avvertito: «La guerra non è finita», perché «noi siamo più deboli nel potenziale militare, ma la fiducia in sé del nemico è la nostra carta vincente».

Eppure, ad Azovstal non restano che poche centinaia di combattenti. Secondo la Difesa di Mosca, da lunedì sera sono almeno i 1.730 i soldati ucraini che hanno ceduto le armi – 771 in più in 24 ore – e sono stati trasportati nei territori controllati dalla Russia, tra cui 80 feriti.

Dopo un lungo silenzio, sulla loro sorte sempre più incerta sono tornati intanto a esprimersi anche gli alti comandi di Kiev. «Le misure per evacuare i soldati ucraini da Mariupol continuano», ha confermato il brigadiere generale Oleksii Gromov, capo del dipartimento operativo dello Stato maggiore, senza tuttavia fornire nuove cifre di militari fuoriusciti.

«Sappiamo che il nostro nemico è insidioso, ma crediamo che la parola data verrà mantenuta», ha comunque rassicurato. E intanto dal terreno arrivano le prime conferme della Croce rossa, che ha censito centinaia di soldati all'uscita dalla fonderia, pur non potendone tracciare la destinazione finale.

Ancora bombardamenti sul Donbass

Nel resto dell'Ucraina la guerra non si ferma. I bombardamenti continuano a concentrarsi sul Donbass, dove almeno 12 persone sono rimaste uccise e altre 40 ferite a Severodonetsk, secondo il governatore dell'oblast di Lugansk, Serhiy Gaidai. Altri 10 civili, tra cui due bambini, sono morti nel Donetsk, tra Lyman e Bakhmut. E gli attacchi, ha denunciato Kiev, proseguono anche «lungo l'intero confine della regione di Sumy», nel nord-est.

Sul fronte settentrionale incombe poi la minaccia bielorussa. Minsk ha annunciato di aver acquistato dalla Russia «la quantità necessaria» di sistemi missilistici antiaerei S-400 e tattici Iskander. «Lo abbiamo concordato con Putin», ha spiegato il presidente Alexander Lukashenko, avvertendo che «queste armi possono causare danni colossali».

Ma la difesa ucraina resiste. Per il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, «la Russia non ha raggiunto i suoi obiettivi in Ucraina: ha dovuto abbandonare Kiev e Kharkiv e l'offensiva nel Donbass è in stallo». Tuttavia, ha spiegato, «non crediamo che Mosca abbia rinunciato ai suoi piani e dunque dobbiamo prepararci a sostenere l'Ucraina sul medio e lungo periodo».