Guerra in Ucraina Mariupol ormai è un cimitero: «Aspettiamo la morte»

SDA

21.3.2022 - 19:26

La città di Mariupol è una delle più colpite in assoluto (foto d'archivio).
La città di Mariupol è una delle più colpite in assoluto (foto d'archivio).
Azov Battalion/AP/dpa

Mariupol sa di morte ma non si piega. La resistenza della città martire, sventrata dall'invasione russa, la racconta sulla sua pagina Facebook una residente, Nadezda Sukhorukova. Un doloroso diario di guerra, rilanciato dalla giornalista del Kyiv Indipendent Anastasiia Lapatina, che narra come missili e bombe abbiano ormai scardinato esistenze e quartieri.

21.3.2022 - 19:26

«In questa città tutti aspettano la morte, sono sicura che morirò presto, questione di giorni, ma vorrei solo che la morte non fosse così spaventosa», scrive il 19 marzo Nadezda con la vita a pezzi da tre settimane.

La vita disfatta come la morte. Perché a Mariupol i cadaveri non si possono quasi più seppellire. «Alla polizia abbiamo chiesto cosa fare del corpo senza vita della nonna del nostro amico e ci hanno consigliato di metterlo sul balcone. Quanti cadaveri ci saranno sui balconi di Mariupol?», scrive Nadezda ricordando come al papà del piccolo Sasha, Vitya, è andata peggio, se c'è un peggio all'inferno.

Il cadavere di Vitya, morto nel bombardamento della sua casa, «giaceva con la testa fracassata sul pavimento del suo appartamento al nono piano, era impossibile recuperarlo: la casa è stata colpita ancora e ancora ed è bruciata assieme a quel corpo».

«Ogni giorno è più difficile sopravvivere»

Nessuna pietà per i morti ma ancor meno per gli abitanti di una città che da settimane, scrive Nadezda, «vive nel sottosuolo». «Sopra c'è un silenzio da cimitero, non ci sono macchine, non ci sono voci, non ci sono bambini e nonne sulle panchine. Anche il vento è morto. Tutta la vita nella mia città ora borbotta nei sotterranei, non riesco a credere che avevo un tempo un'altra vita: ogni giorno è più difficile sopravvivere, non c'è acqua, cibo, luce».

Le memorie del sottosuolo di Nadezda, che solo ieri è riuscita a fuggire da Mariupol attraverso uno dei corridoi umanitari, quello verso Mangush, sono fatte di paura che poi è umanità. La solidarietà soprattutto che nasce dalla disperazione.

«Lì a Mariupol mangiavamo dallo stesso piatto, dormivamo insieme sui materassi per sentirsi al caldo, volevano solo notizie quando fuori incontravamo qualcuno, non c'erano più tv, chat, social», racconta ancora ricordando il peregrinare tra i rifugi, lo spostarsi dolente cercando di sfuggire alle bombe e quelle domande insistenti di chi incontravi nelle strade sventrate: «Kiev è ancora ucraina?».

E nella Mariupol sottosopra che racconta Nadezda la vita continua: «C'è Nikita, il neonato che ha vissuto solo nel seminterrato e a cui manca il sole, c'è Anya che va ad assistere i genitori rimasti a casa, non mangia più ed è distrutta come Mariupol, c'è Lesha che non andrà mai via dalla sua città e cucina il grano saraceno con l'acqua», l'unico cibo concesso.

Poi ci sono gli animali di Nadezda, il cane Angie e il gatto Yosik. «Angie trema e si nasconde tra le mie gambe, le ho dato il mio grano saraceno perché non voglio muoia senza cibo», scrive la donna in quella che crede la sua ultima notte tanto da invocare Dio e pregare.

«Continuo a ripetermi che non sono più all'inferno»

Poi la fuga da Mariupol, che non basta però ad allontanare tutto. «Continuo a ripetermi che non sono più all'inferno, ma continuo a sentire gli aerei ruggire. Ho paura quando qualcuno si allontana da me, non tutti quelli che vanno via dall'inferno sono poi tornati. Separarsi fa paura», scrive ormai raggiunta Mangush, per ora al sicuro, ospitata da civili in una casa con altri sfollati.

La salvezza non è solo una questione di cuore che batte per Nadezda. Lì in guerra bisogna strappare i giorni, guadagnarsi la vita punto per punto sapendo però che il futuro può essere una minaccia peggiore del presente. «La cosa principale è non impazzire, perché l'ignoto fa più paura delle bombe». Lo scrive Nadezda, nel marzo del 2022, sotto le bombe che uccidono l'Ucraina.

SDA