Si muove IsraeleCaso Eitan, il nonno interrogato e posto agli arresti domiciliari
ATS / sam
14.9.2021 - 22:04
Mentre la famiglia paterna e quella materna continuano ad attaccarsi e vanno avanti le indagini della Procura di Pavia, appare sempre più probabile che una definizione della vicenda del piccolo Eitan possa arrivare dai contatti diplomatici, dalle decisioni di Italia e Israele e da quelle dell'autorità giudiziaria del Paese mediorientale.
Keystone-SDA, ATS / sam
14.09.2021, 22:04
ATS / sam
Oggi si è saputo che Aya Biran, zia paterna e tutrice legale del bambino di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e portato in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg quattro giorni fa, ha presentato, attraverso legali israeliani, un'istanza al Tribunale di Tel Aviv per chiedere di far rientrare il piccolo in Italia sulla base della Convenzione dell'Aja.
In particolare dell'articolo 29 che consente al titolare del diritto di affido di «rivolgersi direttamente al competente tribunale per chiedere il rientro del minore sottratto, anche senza l'intermediazione delle autorità centrali».
L'Ambasciata d'Israele a Roma ha assicurato che si occuperà del caso in collaborazione con l'Italia, a beneficio del minore e in conformità con la legge e le convenzioni internazionali.
«È un'istanza prodromica e preparatrice per un'eventuale attivazione della procedura», ha spiegato l'avvocato Cristina Pagni, che assiste in Italia Aya, parlando dell'iniziativa della zia paterna del bambino. «C'è ancora in corso una valutazione ed è ancora aperto il tema se ad attivare la procedura sarà l'Italia o Israele», ha chiarito. Potrebbe, infatti, arrivare anche una richiesta dai legali della tutrice che dovrà passare per il Ministero della Giustizia.
Nel frattempo, l'Ambasciata d'Israele a Roma ha fatto sapere che sta seguendo la vicenda e che se ne occuperà in collaborazione con l'Italia, a beneficio del minore e in conformità con la legge e le convenzioni internazionali pertinenti. «Si spezza il cuore davanti agli ultimi e sorprendenti sviluppi legati al bambino», ha spiegato l'ambasciatore Dror Eydar.
Sul fronte dell'inchiesta, oltre all'attivazione di rogatorie internazionali, perché il bimbo sarebbe partito assieme al nonno e forse anche ad altre persone da Lugano con un volo privato, dopo aver superato il confine svizzero in macchina e grazie a un passaporto non riconsegnato, si allunga l'elenco degli indagati.
È infatti stata iscritta pure la nonna materna Esther, detta Etty, Cohen, ex moglie di Peleg, anche lui, ex militare e forse vicino ad ambienti dei servizi segreti israeliani, accusato di sequestro di persona aggravato. In più è in corso un lavoro di verifica di inquirenti e investigatori sul tragitto e sulle eventuali presenze di altri che hanno partecipato al blitz, senza trascurare l'ipotesi di un appoggio «strutturato».
Ieri era stato lo zio paterno di Eitan, Or Nirko, ad accusare la nonna materna di complicità nel sequestro in una più ampia storia che pare intrecciare pure interessi economici legati ai risarcimenti per il disastro della funivia e motivi di educazione religiosa del bimbo. Anche se è stato riferito che la nonna sarebbe rientrata in Israele prima del giorno del rapimento.
La stessa Aya aveva raccontato comunque che il nonno, quando è arrivato a prendere Eitan per la visita che gli era stata concessa, ha parcheggiato lontano dall'abitazione e non è chiaro se nell'auto ci fossero altre persone ad attenderlo.
Il nonno agli arresti domiciliari e Eitan si trova in casa con lui
Intato la polizia israeliana ha interrogato il nonno di Eitan Biran, riguardo le accuse di aver «rapito il nipote e portato in Israele». Lo ha fatto sapere la polizia stessa aggiungendo che dopo l'interrogatorio Peleg è stato posto agli arresti domiciliari. Inoltre gli è stato trattenuto il passaporto.
Il provvedimento è previsto fino a venerdì. A interrogare Shmuel Peleg è stata l'unità speciale 433.
E il piccolo Eitan si trova proprio a casa sua a Petah Tikva, non lontano da Tel Aviv. Non si hanno al momento altre notizie.