CardiocentroBobbià risponde alle accuse di Pagani: «La reazione ci deve essere»
SwissTxt / pab
19.4.2019 - 16:40
Il coordinatore del gruppo «Grazie Cardiocentro», Edo Bobbià, risponde alle accuse dell'ormai ex deputato PLR Giovanni Pagani, sostenendo che racconterebbe solo una parte della vicenda sull'SMS da lui indirizzato a Pagani, giudicato da quest'ultimo un ricatto elettorale.
Pressioni e ricatti elettorali in margine alla vicenda Cardiocentro. Li ha denunciati in Gran Consiglio l'ormai ex deputato liberale-radicale Giovanni Pagani, che ritiene di esserne stato vittima per non aver votato a favore della ricevibilità dell'iniziativa "dell'ospedale del cuore" quando questa era in mano alla commissione sanitaria.
Pagani ha dichiarato di aver ricevuto un SMS da Edo Bobbià, coordinatore del gruppo "Grazie Cardiocentro" poche ore dopo il voto commissionale: quello sulla ricevibilità dell'iniziativa Cardiocentro, nel quale si chiede che l'ospedale del cuore non diventi parte dell'Ente Ospedaliero Cantonale.
La conferma di Bobbià
Alle accuse risponde Bobbià, secondo il quale l'SMS al centro delle polemiche, invece, era la semplice risposta a una persona che non ha rispettato i patti.
Bobbià, ai microfoni della RSI conferma l'SMS che, lo ricordiamo, suona così: "Non ho capito il senso del tuo no. Purtroppo non ti sarà indolore a livello di consensi elettorali, specie nel Luganese, ma non solo. La settimana prossima lo comunicheremo ai nostri 2'400 sostenitori".
Solo una parte della vicenda
Bobbià, però, accusa Pagani di raccontare solo una parte della vicenda.
"Pagani si era raccomandato a me per l'elezione in Gran Consiglio e si era anche raccomandato per far parte delle persone che noi avremmo indicato come persone o parlamentari vicini alla causa del Cardiocentro - dice Bobbià alla RSI -. Quindi da una parte mi dice che è dei nostri e poi, dall'altra, in commissione mi vota contro o si astiene.... la reazione può essere giusta o sbagliata, ma ci deve essere".
La RSI avrebbe voluto sottoporre la versione di Bobbià a Pagani, ma i colleghi di Comano, per ora, non sono riusciti a raggiungerlo.
Precedentemente Pagani aveva denunciato un sistema - citiamo la sua lettera inviata ieri all'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio - dove prima vengono suggeriti "consigli", seguiti da delazione, per poi finire con ritorsioni.
Violato il segreto commissionale?
Sulla vicenda la RSI ha interpellato la presidente uscente del Gran Consiglio Ticinese, Pelin Kandemir Bordoli: "L'ex collega Pagani pone un quesito sulla necessità di rispettare il segreto commissionale, nel senso che le commissioni quando discutono, di una trattanda o di un tema, lo fanno a porte chiuse. Le decisioni, fintanto che non sono mature - quindi finché non vanno in Parlamento - devono essere discusse all'interno della commissione".
"C'è un segreto commissionale, così come previsto dalla legge sul Gran Consiglio - ricorda Pelin Kandemir Bordoli ai colleghi della RSI - che lo stesso Parlamento ha voluto mantenere per permettere alle deputate e ai deputati di poter discutere e prendere serenamente le decisioni".
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