Di nuovo alla sbarra Posizioni opposte nel processo d'appello a Bosia Mirra

SwissTXT

10.9.2019 - 18:13

Source: tipress

Lisa Bosia Mirra è tornata martedì in aula penale, a Locarno, per il processo d’appello per la ex deputata socialista e fondatrice dell’associazione Firdaus, condannata in primo grado nel 2017 a una sanzione pecuniaria sospesa di 80 aliquote giornaliere – per un totale di 8.800 franchi – e a una multa di 1.000 franchi per aver aiutato, nel 2016, 24 profughi eritrei e siriani ad entrare illegalmente in Svizzera.

Nella ricostruzione dei fatti è stata evidenziata la situazione drammatica che si era creata alla stazione San Giovanni a Como nell’estate del 2016, in seguito alla partenza di migranti a migliaia dalle coste nordafricane. «È vero che non piovevano bombe su quei giardini, ma già la prima sera in cui andai a Como avevo trovato situazioni gravi».

Quanto ai rapporti con le Guardie di confine, ha affermato Bosia Mirra, «ho cercato di parlare con le autorità elvetiche per domandare quale fosse il criterio con cui lasciassero accedere alcuni alla SEM (Segreteria di Stato della migrazione) e altri no».

La richiesta di pena della PP

La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha ribadito la sua richiesta di condanna. «È una pena che è già stata contenuta in una sanzione pecuniaria in virtù dell’impegno umanitario, che le viene sicuramente riconosciuto», ha puntualizzato.

«Bosia Mirra ha avuto ragione quando, nel primo processo, ha affermato di non essere né un’eroina né una pericolosa criminale. Tuttavia non va banalizzato quanto ha fatto. Non si può pretendere che il reato non sussista», ha aggiunto la procuratrice.

Il suo avvocato: «Andrebbe assolta»

Nella sua arringa, l’avvocato Delprete ha innanzitutto contestato il fatto che ci fosse un’organizzazione verticistica con al comando l’imputata. «C’erano solamente alcune persone che hanno di deciso di mettersi a disposizione, di fronte a una situazione che non era degna per nessun uomo».

A mente della difesa, Bosia Mirra andrebbe assolta, anche perché «la frontiera tra Italia e Svizzera va considerata una frontiera interna all’area Schengen, dunque l’entrata illegale non c’è».

La sentenza è prevista nei prossimi giorni.

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