Pandemia COVID-19, Merlani: «La discesa non è ancora iniziata»

pab

27.11.2020

Nella foto, Giorgio Merlani Medico Cantonale durante la conferenza stampa della settimana scorsa. 
Nella foto, Giorgio Merlani Medico Cantonale durante la conferenza stampa della settimana scorsa. 
© Ti-Press / Samuel Golay

Il medico cantonale e il capo della Gendarmeria della Polizia hanno fatto il punto della situazione pandemica. Merlani: «La discesa non è ancora iniziata. Abbiamo accelerato la creazione di letti in cure intense che però rimangono sotto forte pressione. Non potremo andare avanti così all'infinito». Marco Zambetti: «Priorità al dialogo nei controlli. Aumentano le violenze, in calo i furti».

Giorgio Merlani ha aperto la conferenza stampa commentando un dato: «Le cifre dei test fatti e di quelli risultati positivi sembrano suggerirci che ci sono dei timidi segnali che si stia cominciando a scendere, anche se altri parametri invece non dicono la stessa cosa».

Ha poi iniziato l’analisi nel dettaglio delle cifre prendendo in esame i dati degli ultimi 14 giorni: «Malgrado un andamento oscillante, dovuto anche al fattore del fine settimana (in cui vengono effettuati meno test ndr.), possiamo senz'altro dire che abbiamo smesso di crescere esponenzialmente».

«Per ogni caso positivo abbiamo notato che dobbiamo mettere in media due persone in quarantena. Per quel che riguarda i decessi, non prenderei la cifra del 19 novembre, con 15 morti, come se fosse il picco. Sappiamo che le morti seguono diversi giorni dopo l’infezione quindi ci vuole ancora prudenza per fare un’analisi», ha continuato il medico cantonale.

«A inizio settembre i test positivi erano solo l'1-2%»

Merlani ha poi passato in rassegna la quantità di test PCR positivi e negativi dall’inizio della pandemia, fissata al 25 febbraio quando si è avuto il primo caso in Ticino che è risultato essere il primo anche a livello svizzero.

«Si può notare che durante la prima ondata venivano effettuati un certo numero di test di cui un numero abbastanza importante risultava positivo, soprattutto nell’ultima settimana di marzo e nella prima di aprile, dove siamo arrivati ad avere anche oltre il 40% di test positivi. Ricordo che a quei tempi il test veniva fatto esclusivamente alle persone con sintomi chiari, definiti in modo rigoroso dall’Ufficio federale della Salute e in presenza di una certa gravità, o comorbidità significative. In sostanza … le persone che poi venivano ricoverate.»

Alla fine della prima ondata le indicazioni sulle persone da sottoporre al test si sono poi ampliate progressivamente, ha spiegato ancora Merlani, ed è per questo che sui grafici si vedono le «barrette negative» dei casi negativi che aumentano, sono più alte, fino all’arrivo della seconda ondata.

«Voglio anche far notare, ha proseguito il medico cantonale, come tra fine agosto e inizio settembre si sia fatto comunque un numero importante di test, tra i 500 e i 700 al giorno, in cui la percentuale dei positivi era attorno all’1-2%.»

«L'età media delle persone si alza nelle ultime settimane»

«Abbiamo osservato come in estate il virus praticamente non circolasse quasi più in Ticino, poi si è verificato l’aumento che tutti sappiamo e lo si nota anche nel numero crescente di test effettuati perché, logicamente, ci sono state più persone con sintomi che chiedevano di essere testate e di conseguenza anche più test positivi, la cui percentuale è arrivata a toccare il 30%», ha chiarito il medico cantonale.

«Per quel che riguarda le fasce di età si deve rilevare come ci sia stato un cambiamento tra la prima ondata in cui l’età media dei casi era superiore ai 50 anni. Dalla settimana numero 40 alla 47 si può notare invece come ci siano un po’ più di giovani colpiti. Durante l’estate abbiamo constatato che le persone testate erano in maggioranza giovani e non fasce a rischio».

Ora rileviamo che l’età media si sta nuovamente alzando un pochino. Fra i positivi cresce infatti, di settimana in settimana, la proporzione di persone sopra i 50 anni: «Nella settimana 47, il 30% aveva più di 70 anni, contro il 10% della settimana 41».

«La discesa non è ancora iniziata»

Passando all'analisi dei dati degli ultimi giorni Merlani ha indicato che sono sempre circa 1’500 le persone in isolamento in Ticino e 3’000 in quarantena. «Non siamo più in una fase di forte aumento ma non si è ancora imboccata davvero la discesa», ha spiegato. Fra i dati incoraggianti c'è quello della percentuale di test positivi che, dopo aver toccato il 30%, è scesa attorno al 15%».

Per quel che riguarda i ricoveri Merlani, analizzando i grafici, ha fatto notare come la seconda ondata sia meno ripida e meno alta della prima ma comunque piuttosto alta. «Difficile dire che il numero dei nuovi ospedalizzati stia scendendo; la nostra impressione è che sia stabile. E questo non è un buon segno», ha proseguito Merlani perché così i nosocomi ticinesi sono ancora sotto forte pressione.

«Già raggiunto il numero di ospedalizzazioni di primavera»

«Siamo ancora in cima al picco ma abbiamo praticamente raggiunto il numero di ricoveri della prima ondata: attorno a 900», ha spiegato il medico cantonale.

Merlani ha poi chiarito che non ci sono differenze sostanziali per quello che riguarda il sesso delle persone ospedalizzate rispetto alla prima ondata.

Le probabilità di finire in ospedale aumentano con l'età

Le probabilità di finire in ospedale una settimana dopo il test positivo sono circa del 10%, ma variano molto con l’età: dai 70 anni si arriva al 21%, oltre gli 80 un positivo su tre ha bisogno di essere ricoverato.

«Dando queste cifre non vogliamo stigmatizzare nessuna categoria d'età ma è giusto che si sappia, visto anche che si avvicina il periodo delle feste con l'inevitabile mescolamento delle diverse fasce d'età, che si deve fare attenzione perché questi incontri avranno un impatto concreto».

«Il virus non è cambiato, la modalità per i test sì»

Commentando il grafico dei casi positivi Merlani ha poi ribadito: «Non mi stancherò mai di ripeterlo: il virus non è cambiato, sono cambiate le modalità di eseguire i test.»

Ecco perché graficamente la prima curva sembra molti più bassa e più piccola di quella attuale. «Nella prima ondata si testavano solo le persone fragili e malate, ora testiamo tutti. Per fortuna ci sono tante persone giovani e sane che si ammalano ma non hanno un decorso grave della malattia. Però queste persone giovani che non si ammalano contribuiscono a far circolare il virus».

«I posti in terapia intensiva sotto pressione»

«I posti in terapia intensiva sono ancora sotto pressione e lo rimarranno. Anche se il dispositivo ospedaliero continua ad adattare ed aumentare il numero di letti disponibili si può notare chiaramente che ci sono sempre molti pazienti in questi reparti.»

«Abbiamo dovuto accelerare negli ultimi giorni la creazione di posti in terapia intensiva perché la pressione sta salendo. Il problema è che per una sola persona in terapia intensiva c'è bisogno di molto personale e deve essere molto ben formato. E questo personale non può essere clonato o creato dal nulla. Deve essere preso da altre strutture, togliendo personale per esempio dalla sala operatoria. Di conseguenza alcune di esse hanno dovuto essere chiuse».

«Avremmo voluto oltrepassare la seconda ondata senza ridurre l'offerta sanitaria ma i dati dimostrano che stiamo proprio arrivando a questa situazione. Non vogliamo chiudere dei reparti ma se si va avanti così si dovrà per forza trovare un compromesso», ha detto Merlani.

Prima di concludere il suo intervento il medico cantonale ha ricordato come sia la fascia di pazienti tra i 60 e i 79 anni ad aver bisogno delle cure intense, senza dimenticare che ci son stati dei casi anche al di sotto dei 40 anni.

«Priorità al dialogo nei 3'000 controlli»

Marco Zambetti, prendendo la parola, ha spiegato come la polizia abbia sempre dato la priorità a «dialogo e sensibilizzazione», anche in questi giorni in relazione al Black Friday. 

Il capo della gendarmeria della polizia cantonale ticinese ha poi specificato che i controlli ad oggi effettuati nelle aziende e strutture accessibili al pubblico, come trasporti ed esercizi pubblici, sono stati 2’954. Sono state rilevate 493 irregolarità, sfociate in 243 segnalazioni al ministero pubblico.

Aumentano violenze e infortuni, dimuiscono i furti

La pandemia e le restrizioni adottate per lottare contro la diffusione del coronavirus hanno comportato una sensibile riduzione di diversi reati commessi in Ticino ha inoltre spiegato Zambetti.

I furti sono calati di circa il 25%, ma sono aumentati di quasi il 20% le aggressioni, le risse e le liti. Tanto quelle tra estranei, ma anche in seno alle famiglie. In crescita rispetto al passato anche il numero degli interventi legati al mantenimento dell’ordine pubblico, soprattutto per il mancato rispetto durante l’estate delle regole sugli assembramenti.

La polizia cantonale ticinese sottolinea anche un forte aumento degli infortuni. Durante l’estate e l’autunno 2020 sono stati molto più numerosi rispetto al passato, contribuendo a mettere ulteriormente sotto pressione gli ospedali.

Cinque morti in 24 ore

Intanto in mattinata è stato reso noto il bilancio con le cifre delle ultime 24 ore. Le persone decedute a causa del coronavirus sono cinque. Il totale dei morti tocca quota 523 dall’inizio della pandemia.

Le nuove infezioni sono ben 279 (ieri 214, mercoledì 253). I nuovi ricoveri negli ospedali cantonali sono 23, mentre 25 pazienti sono stati dimessi nelle ultime 24 ore.

In totale ci sono 357 pazienti ricoverati a causa del virus e 39 di loro sono in terapia intensiva.

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