Pandemia COVID-19: «In Ticino mascherine obbligatorie anche all'aperto»

pab

26.10.2020

Il medico cantonale Giorgio Merlani
Il medico cantonale Giorgio Merlani
Ti-Press / archivio

Il rapido degradarsi della situazione sanitaria ha indotto il Governo ticinese a prendere nuove misure: porto delle mascherine generalizzato, limite per le manifestazioni private, non più di 4 persone per tavolo al ristorante e vietati gli sport amatoriali. Merlani: «Il dato più significativo è quello dei ricoveri». Gobbi: «Abbiamo bisogno della vostra collaborazione». De Rosa: «Ogni giorno conta».

L'attesa conferenza stampa è stata aperta da Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato: «Stiamo facendo una continua valutazione della situazione. Il nostro approccio in queste settimane non è cambiato. Al centro continuiamo a mettere la tempestività, la proporzionalità e la gradualità delle misure. Vogliamo le misure giuste al momento giusto».

«Solo cosi abbiamo la certezza che la popolazione le accetti e le metta in atto. Le misure devono essere supportate e sopportate dalla popolazione. Non cadiamo quindi nell’errore di voler controllare ogni aspetto della vita dei cittadini e delle cittadine. Il Governo sa che in questa lunga maratona il successo è possibile solo con la collaborazione attiva di ogni persona».

Quattro misure importanti

«Sappiamo - ha proseguito Gobbi - fin da febbraio che la situazione sanitaria non è uguale in tutti i cantoni. Per questo è importante che ogni cantone introduca le misure che pensa ideali per la propria situazione».

Il Consiglio di Stato ha deciso di agire in anticipo rispetto al Governo federale che ha messo in consultazione delle nuove norme e che comunicherà le sue decisioni mercoledì. Ecco quindi quello che è stato deciso:

L’obbligo di indossare la mascherina è esteso agli spazi pubblici esterni dove non sia possibile mantenere il distanziamento e alle manifestazioni all’aperto (come ad esempio ai mercati), già a partire da domani, martedì 27 ottobre.

Le manifestazioni private in Ticino potranno avere un massimo di 15 persone a partire da mercoledì 28 ottobre. Questo limite non si applica per quelle manifestazioni private che dispongono di un piano di protezione convalidato dalle autorità sanitarie ticinesi. 

Il Governo ticinese ha poi confermato l’obbligo di consumazione al tavolo nella ristorazione e impone, sempre da mercoledì 28 ottobre, la presenza di al massimo quattro persone al tavolo.

Gli sport amatoriali con contatto sono vietati in Ticino a partire da mercoledì 28 ottobre. Restano permessi gli allenamenti di bambini e giovani e l’educazione fisica scolastica nelle scuole dell'obbligo.

Gobbi: «Abbiamo bisogno della vostra collaborazione»

«Raccomandiamo fortemente a tutte le persone a rischio di limitare al minimo luoghi affollati e strutture con un'elevata concentrazione di persone per proteggersi da possibili infezioni», ha continuato Gobbi.

Il Governo non può controllare ogni aspetto della vita privata. Ci serve la vostra collaborazione per superare questa nuova fase della crisi, senza adottare misure che non sarebbero sostenibili economicamente, socialmente e umanamente.

De Rosa: «Ogni giorno conta»

Il presidente ha poi passato la parola al collega De Rosa, direttore del Dipartimento sanità e socialità, che da parte sua ha ricordato come, durante l'estate e in settembre, il Ticino abbia potuto conoscere una situazione «capovolta rispetto alla primavera: il quadro generale dei contagi e dei ricoveri era migliore in Ticino rispetto al resto della Svizzera.

Ma questo margine si è assottigliato rapidamente a causa dell'evoluzione della pandemia, allineandoci a quanto capita nel resto del Paese».

«Nel nostro caso la pressione non arriva solo da Nord, ma anche dalle regioni a noi vicine. Abbiamo deciso di agire senza aspettare, anche visti i numeri delle ospedalizzazioni. Queste cifre vanno prese sul serio. La situazione è delicata. Per dirla con Marcel Tanner, membro della Task-Force COVID-19 della Confederazione, «ogni giorno conta». E questo perché solo fra un paio di settimane si saprà l'efficacia delle misure adottate oggi», ha spiegato De Rosa.

De Rosa: «Nessuno vuole un nuovo lockdown»

«Le misure prese sono in linea con le raccomandazioni forniteci dal gruppo di monitoraggio, che ringrazio per il prezioso lavoro. È fondamentale per noi poter contare sulla lettura dei dati dei nostri esperti, così come sulla loro valutazione degli interventi».

«Nessuno vuole il lockdown e per questo è fondamentale guardare a un orizzonte di medio termine e adottare passo per passo misure accettabili per l'economia e per la società», ha detto ancora il capo del DSS.

«Si tratta di compromessi a tutela di un bene collettivo: la nostra salute». Per evitare un lockdown «che sarebbe devastante» e per «evitare il sovraccarico ospedaliero, già prossimo in diversi cantoni, bisogna che tutti facciano la propria parte, è fondamentale fare appello al senso di responsabilità di tutti e richiamare l'importanza delle scelte individuali», ha concluso De Rosa, citando ancora una volta la campagna di sensibilizzazione lanciata la scorsa settimana, riassunta con lo slogan: «Le scelte giuste ci proteggono».

Rinnovati i check-point

Sono stati rinnovati i check point e «c’è stato anche un adeguamento del dispositivo ospedaliero, aumentando i letti a disposizione in diversi reparti e preparandosi alle fasi due e tre. L’adeguamento progressivo sarà attivato nei prossimi giorni», ha fatto sapere De Rosa.

«Con queste misure - ha poi proseguito - intendiamo dare un nuovo segnale alla popolazione e richiamare l’attenzione al senso di responsabilità, comprensione e unione che ha fatto la differenza in primavera».

Tutti possono dare il proprio contributo rispettando le misure di distanziamento sociale e applicando i consigli sull’igiene, ha detto ancora De Rosa prima di passare la parola al medico cantonale Giorgio Merlani.

Merlani: «Il dato più significativo è quello dei ricoveri»

Giorgio Merlani ha preso la parola facendo il punto della situazione sui numeri dei contagi, ricordando che le cifre basse del lunedì rispetto a quelle dei giorni precedenti sono dovute al fatto che la domenica gli studi medici sono chiusi e di conseguenza vengono fatti molti meno test. «Generalmente,- ha osservato Merlani - poi però le cifre di martedì sono molto più alte perché si recuperano i test non fatti di domenica».

«Il dato più importante è quello delle nuove persone ricoverate che oggi è di 15. Abbiamo in totale 80 pazienti in ospedale, dei quali 6 sono in terapia intensiva. Questo è un dato curioso, abbiamo un tasso di ricoverati abbastanza elevato e un numero percentualmente più basso di intubati. Di solito si va dal 15 al 20%. Qui il dato è più basso. Secondo i medici al fronte, rispetto a marzo, in questo periodo si tende a ricoverare prima le persone, quando hanno una situazione non così compromessa», ha spiegato Merlani.

Merlani: «La malattia non è diventata più blanda»

Il medico cantonale però ha subito tenuto a ribadire come questo non significhi che la malattia sia diventata più lieve. «C'è più consapevolezza. Si fa più velocemente il test e il paziente, se risulta positivo, sentendo un peggioramento soggettivo della sua salute, si rivolge prima all'ospedale».

Il Ticino, come tutta la Svizzera, ha un tasso di persone positive su 100'000 abitanti molto elevato, di 551, «che è uno dei più alti in tutta l'Europa», ha spiegato ancora Merlani.

La tendenza dei pazienti ricoverati è in forte crescita anche se sono meno per numero di contagi rispetto alla prima ondata.

Merlani: «Sintomi? Isolatevi fino al risultato del test»

Per quel che riguarda il contact tracing, Merlani ha ammesso che «è obiettivamente difficile stare al passo con i giorni e contattare tutti i casi positivi il giorno stesso. Se qualcuno ha dei sintomi sospetti è da ritenersi un caso positivo fino a prova contraria».

In una simile eventualità, «fino a quando non si ha il risultato del test negativo rimanete in isolamento. Chi sospetta di essere stato contagiato è anche pregato di preparare una lista delle persone con cui ha avuto contatti in modo di facilitare il lavoro della cellula di contact tracing», ha poi proseguito Merlani.

Le difficoltà del contat tracing sono facilmente intuibili. Rispondendo a una domanda dei cronisti Merlani ha spiegato che, malgrado la trentina di persone che ci lavora, con 250 contagi al giorno per ognuno dei quali si devono contattare quattro persone, fanno 1'200 chiamate. 

La tipologia dei pazienti è uguale alla prima ondata

Sostanzialmente la tipologia di paziente non è cambiata rispetto alla prima ondata. L’età media delle persone ricoverate attualmente alla clinica Moncucco è di 74 anni, mentre all’ospedale La Carità di Locarno è di 70. Ma esistono pazienti ricoverati anche relativamente giovani e che prima erano in buona salute, ha ricordato subito Merlani.

Rispondendo a una domanda dei giornalisti, il medico cantonale ha poi fatto un po' di chiarezza sui test rapidi. La rapidità, ha spiegato, non è nel test, ma nell'avere i risultati in maniera più veloce. Il problema è che il test rapido è meno sensibile: «Se risulta positivo non è così sicuro che sia positivo e se invece risulta negativo non si può escludere con certezza che non abbia comunque il coronavirus». 

Hanno un’utilità in alcune situazioni, molto particolari, ma, come ribadito di recente dalla Confederazione, i test di riferimento restano quelli molecolari, fatti in laboratorio, anche se implicano tempi più lunghi, fino a 24 ore.

Casi positivi raddoppiati in Svizzera in una settimana

Sono 147 i nuovi casi del nuovo coronavirus registrati in Ticino nelle ultime 24 ore. La scorsa settimana la media si è alzata fino a 250 nuovi positivi al giorno. 

Il dato del lunedì, come già spiegato, è sempre più basso di quelli degli altri giorni della settimana perché il sabato e soprattutto la domenica tutti gli studi medici sono chiusi e quindi vengono effettuati molti meno tamponi che durante i giorni lavorativi.

Sono 17'440 i nuovi casi di Covid-19 registrati in Svizzera e nel Liechtenstein nelle ultime 72 ore, ossia il doppio rispetto a una settimana fa, secondo i dati diffusi poco fa dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

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