Epidemia COVID-19: Merlani: «Qualcosa è cambiato». Tornano le misure restrittive

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3.7.2020

Il medico cantonale Giorgio Merlani in una foto d'archivio
Il medico cantonale Giorgio Merlani in una foto d'archivio
Ti-Press / Archivio

Venerdì, il Governo ticinese ha comunicato cinque nuove misure per contrastare l'evoluzione della situazione legata al Coronavirus. Merlani: «Qualcosa è cambiato». De Rosa: «Dobbiamo agire». Bianchi: «Dobbiamo abbassare il limite per garantire la rintracciabilità dei partecipanti».

Ha aperto la conferenza stampa il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa: «Dopo il mese di giugno in cui la situazione era relativamente ferma, questa settimana sono cambiate le tendenze, che mostrano nuovi numeri, anche se sotto la decina. Ma dobbiamo agire».

«Avevamo già avuto modo di esprimerci con perplessità sulla velocità con la quale il Governo federale aveva deciso le riaperture. Questa perplessità - ha continuato De Rosa - condivisa con la maggioranza dei cantoni, oggi si traduce in un’azione cantonale. Il Consiglio di Stato questa mattina ha adottato dei correttivi mirati per poter continuare a gestire la situazione. Entrano in vigore da subito».

Cinque nuove misure restrittive

De Rosa ha quindi dettagliato le decisioni introdotte per la tutela della salute pubblica.

Gli assembramenti spontanei possono contare al massimo 30 persone.

Gli ospiti nelle strutture di ristorazione e locali notturni dovranno essere al massimo 100 per serata.

I responsabili di tali strutture saranno obbligati a chiedere i documenti e verificare il numero di cellulare con una chiamata di controllo.

Al personale di ogni genere di esercizio pubblico è fortemente consigliato di indossare la mascherina.

Chi torna dai paesi della lista rilasciata ieri dalla Confederazione deve mettersi in quarantena e annunciarsi all’hotline del cantone allo 0800 144 144. Il non rispetto di questa regola potrà essere punito con 10'000 franchi di multa. 

Merlani: «Qualcosa è cambiato»

Dopo De Rosa ha preso la parola il medico cantonale Giorgio Merlani: «Qualcosa si sta muovendo. Anche a livello di tipologia di malati. A maggio ero stato contento di poter dire che per ogni caso nuovo le persone da contattare e da mettere in quarantena erano poche, una o due. Oggi non è più così. Ne un esempio il caso di una studentessa che ha fatto mettere in quarantena ben 17 persone».

Merlani ha poi anche parlato dell'origine di alcuni nuovi casi: «Si tratta principalmente di casi importati. Vado a memoria, ma salvo uno, tutte le altre persone infettate provengono da paesi considerati a rischio».

Non è una seconda ondata ma ci sono due focolai

«In Ticino sono abbastanza sotto controllo i due focolai individuati. Non si è ancora davanti a una seconda ondata», ha però precisato Merlani.

Incalzato dalla domanda di un giornalista, il medico cantonale ha poi precisato che uno dei due focolai non è il caso del locale bellinzonese Woodstock: «Si tratta di due feste private, collegate. Ad essere puristi si potrebbe parlare di un unico focolaio. C'è stato un movimento di studenti che hanno fatto feste un po’ qui al sud delle Alpi , ma anche di là».

Il caso Woodstock, due giovani hanno dei sintomi

In seguito al caso Woodstock sono 323 le persone poste in quarantena, ma mancano all’appello ancora 35 nominativi. «Non siamo ancora riusciti a contattare queste persone. Hanno il telefono staccato» ha detto Merlani.

Di queste 323 persone, due di loro al momento della presa di contatto hanno mostrato sintomi sospetti: «Sono stati inviati dal medico per la verifica dell’eventuale positività. 25 persone erano presenti nel locale ma in orari diversi. Per loro non è possibile ci sia stato un incontro con il caso indice (la recluta n. d. r.)».

«Mi permetto di lanciare un appello, ha poi proseguito Merlani: se tutti facciamo le cose bene riusciamo ad andare avanti. Se continuiamo ad avere dei fattori di disturbo del sistema di tracciamento invece no».

«Perché già non è facile contattare più di 300 persone e se nella lista ci son numeri o nomi fittizi il tutto diventa molto complicato.

«Alcuni hanno ritrovato il buon senso e ci hanno chiamato»

«Per fortuna il buon senso ha permesso ad alcuni di questi ragazzi di “rinsavire” la mattina dopo e molti di loro hanno preso contatto spontaneamente, chi tramite il 117, chi tramite il 144.»

«Queste misure ci danno la possibilità di bloccare quelle attività che hanno bisogno di maggiori precauzioni per poter ricominciare. Tutte le altre attività riaperte il 6 giugno avevano mostrato zero nuovi casi, qui invece qualcosa di diverso c’è stato. Ora ci vogliono i correttivi», ha concluso Merlani.

Per quanto riguarda i casi annunciati ieri, il medico cantonale ha spiegato che si tratta di un 40enne che ha portato a tre quarantene, di una 19enne (due), una 20enne (14) e un bimbo (5) che sta bene.

Limite a 100 per garantire il funzionamento del tracciamento

Dopo le spiegazioni del medico cantonale ha preso la parola Paolo Bianchi, il direttore della divisione della salute pubblica.

«Dal 19 giugno la Confederazione ha abrogato la situazione straordinaria grazie alla quale solo il Governo federale poteva prendere decisioni per combattere il virus. Si torna, ha spiegato Bianchi, a una situazione particolare nella quale le competenze sono attribuite di nuovo ai cantoni, ma nella quale Berna può comunque adottare delle misure».

In particolare la Confederazione ha mantenuto il limite a 300 persone per gli esercizi pubblici e i cantoni non avrebbero potere di ridurli, ma c'è un'eccezione nell'ordinanza che lo permette.

«I cantoni possono temporaneamente adottare dei limiti inferiori se il sistema di rintracciabilità di contatti rischia di essere non più praticabile. È la situazione in cui si potrebbe a breve trovare il Ticino. Anche perché non si conoscono ancora tutti i risultati dei test fatti su tutte le reclute. E potrebbero essercene altre. Ecco perché abbiamo potuto abbassare il limite a 100 persone. La Confederazione è stata informata delle misure che abbiamo preso, e in un certo modo le ha avallate».

«Ci vorrà rigore»

«Lo sapevamo che una delle sfide era quella di seguire l’evoluzione della pandemia, ha continuato Bianchi, come pure di poterla predire in base al decalage di alcune settimane sugli allentamenti attuati».

«Ed in questa situazione, convivendo con il virus, è importante attuare dei provvedimenti progressivi. Ma tutto va molto in fretta», ha aggiunto, prima di concludere, «ora bisognerà convivere con queste nuove misure restrittive. Ci vorrà rigore», ha terminato il direttore della divisione della salute pubblica.

Cosa cambia nella pratica?

L’ultimo a prendere la parola è stato Elia Arrigoni, ufficiale della polizia cantonale, che ha spiegato in concreto l’applicazione delle nuove regole restrittive.

«Gli assembramenti con più di 30 persone in uno spazio pubblico sono vietati, una misura che però non tocca gli eventi pianificati, come per esempio le manifestazioni culturali».

«Per gli assembramenti spontanei vigono sempre le regole del distanziamento sociale. Per esempio se c’è una partitella spontanea di calcio e ci son degli spettatori, il totale dei presenti non potrà essere più di 30 persone», ha spiegato Arrigoni.

Nei bar non più di 100 persone a sera

Nei ristoranti, bar e nei locali notturni, possono essere accolte al massimo 100 persone tra le 18 e l’ora di chiusura (misura valida fino al 19 luglio).

Ciò significa che non saranno più possibili situazioni come quella del Woodstock, dove, a detta del gerente, a rotazione, sono entrate circa 400 persone. In pratica le strutture potranno accogliere i primi 100 visitatori e, nel caso in cui parte di essi lasciassero il locale prima della chiusura, non se ne potranno accogliere di nuovi.

I responsabili dei locali devono raccogliere i dati personali degli avventori, ossia nome, cognome, luogo di domicilio e numero di telefono (verificati) e l’orario dell’arrivo e delle partenze.

I dati resi accessibili alle autorità in due ore

Tutti i dati devono essere conservati in formato Excel e devono essere trasmessi entro due ore tra le 7 e le 22 alle autorità in caso di richiesta.

Se non si rispettano queste regole, il locale non può essere aperto. Inoltre, devono essere allestite le zone di accoglienza e di ingresso e deve essere garantito il distanziamento sociale.

Per l’ambito della ristorazione si raccomanda fortemente la mascherina o la visiera per il personale. Chi è tenuto a rimanere in quarantena, perché di ritorno da un Paese a rischio, deve contattare l’hotline del cantone allo 0800 144 144.

Merlani: «Scaricate l’app SwissCovid»

Rispondendo a una delle ultime domande dei media il medico cantonale  ha invitato la popolazione a scaricare l’app di tracciamento SwissCovid.

Per i casi segnalati questa settimana, l’app non ha avuto un ruolo. Ha infatti spiegato che la recluta, che ha poi provocato la quarantena per gli avventori del Woodstock, l’aveva scaricata domenica, ossia il giorno dopo la serata nel locale.

Nei due focolai individuati composti da giovani, ha poi spiegato, nessuno per ora ha avuto conseguenze gravi per quanto riguarda lo stato di salute.

Ma su questo punto Merlani ha ricordato di stare attenti: perché se i giovani hanno meno sintomi, possono portare il virus in casa e contagiare genitori, nonni, amici o persone vulnerabili.

Sette nuovi contagi

Ricordiamo che i dati di oggi, venerdì, riportano altri sette casi di Covid-19 in Ticino. Il bilancio sale così a 3'341 casi confermati.

Resta invece stabile il bilancio dei decessi, fermo da tre settimane a 350 morti, così come il numero delle persone dimesse dall'ospedale, 915 dall'inizio dell'epidemia.

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