Odescalchi 2022 Operazione all'apice, «esercizio fondamentale per collaborare con l'Italia»

SwissTXT / Red

17.6.2022

L'esercizio Odescalchi 2022 è in pieno svolgimento e sta vivendo le sue fasi più importanti. Nella giornata dedicata ai media è stata spiegata l'importanza dell'operazione che si svolge su diversi giorni per l'impiego effettivo delle forze di primo intervento in un caso reale di catastrofe, in collaborazione con le autorità italiane.  

SwissTXT / Red

Dopo sei anni è tornato l'esercizio Odescalchi, effettuato per la prima volta nel 2016, in cui i due eserciti, svizzero e italiano, hanno testato le proprie competenze in una situazione di catastrofe dalle dimensioni tali da necessitare un intervento congiunto.

L'edizione 2022 prevede in totale otto situazioni di crisi, tre delle quali si rivelano più impegnative delle altre: mercoledì è stata inscenata la caduta di un aereo che trasportava un centinaio di persone, mentre giovedì un rogo che ha bloccato una via di transito tra Svizzera e Italia, come pure un incendio in un penitenziario.

Coinvolte tutte le forze di intervento, esercito compreso, anche dalla vicina Penisola.

Lo scenario «Crashfire»

Mercoledì mattina, ore 6:00, la catastrofe: un aereo precipita a pochi metri dal laghetto di Astano. Un centinaio i passeggeri, si tratta di una tragedia che richiede la cooperazione di tutte le forze d'intervento che alle 9:00 sono riunite nella casa comunale di Astano.

È l'inizio dello scenario denominato «Crashfire». Per questa parte di Odelsachi 2022, il comando delle operazioni spetta alla Polizia cantonale. Al termine dell'incontro il feedback del direttore d'esercizio, il capitano Antonio Ciocco, per permettere di svolgere al meglio le riunioni successive.

«Direi che è andata tutto sommato bene. – commenta ai microfoni della RSI Ciocco – C’è una sorta di trait d’union tra il pragmatismo civile e la formalità dell’esercito, che bisogna ancora perfezionare nella conduzione».

Chiesto il supporto dell'esercito

Nello scenario, vista la carenza di mezzi è stato richiesto anche l'intervento dell'esercito. Sul posto era presente anche il sostituto comandante della Divisione territoriale 3, il brigadiere Stefano Laffranchini: «In questo momento siamo in una fase preliminare – spiega alla RSI – non appena le autorità civili saranno in grado di richiederci esattamente quello di cui hanno bisogno noi, valuteremo la fattibilità di poterglielo fornire».

«In generale, prosegue l'alto graduato, possiamo mettere a disposizione persone generaliste come le truppe della fanteria ma anche specialisti come possono essere le truppe sanitarie oppure anche i conduttori cani. Possiamo fornire anche cavalli e mezzi come quelli di spegnimento delle truppe di salvataggio».

Odescalchi è un'esercitazione che comprende otto scenari

Dalla parte organizzativa al luogo dell'incidente dove Stefano Mazza della polizia scientifica sta pilotando un drone. «Ho fatto delle riprese dall’alto con l’immagine in diretta – racconta – così anche alla centrale mobile e al posto di comando possono vedere le immagini. Ce ne saranno altre da fare. Poi ci sarà la parte dell’inquirente con il SISI (Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza, ndr.) e tutta la parte dei corpi delle vittime».

Ad Astano l'esercitazione ha previsto scenari che hanno richiesto l'intervento del 144, dei pompieri e una parte d'inchiesta.

Odescalchi però è un'esercitazione che in tutto comprende otto scenari, che coinvolge autorità militari e civili sia svizzere che italiane. Si tratta di esercitazioni fondamentali per conoscersi e capire come funzionano gli altri partner.

Per questo giovedì si è affrontato lo scenario di un incendio che pregiudica le vie di comunicazione tra Svizzera e Italia, che costringe la parte elvetica a chiedere man forte ai colleghi oltreconfine.

Fondamentale collaborare con l'Italia

Recentemente, a causa del Covid, tutti gli attori hanno dovuto collaborare, e non era un'esercitazione. «La pandemia ha sicuramente portato maggior coinvolgimento tra partner quindi ci ha portati a conoscerci meglio. Abbiamo già discusso di tematiche che magari abbiamo fatto fatica a mettere in atto, con la pandemia questo è diventato più facile» afferma alla RSI il capitano Ciocco.

L'esercitazione del rogo ha visto la collaborazione di forze svizzere e italiane ed è stata l'occasione per migliorare un aspetto chiave in caso di interventi congiunti, quello della comunicazione.

«Il discorso della comunicazione è fondamentale» ha assicurato alla RSI Ignazio Gamba, comandante delle truppe alpine dell'esercito italiano, «non solo tra unità della stessa nazione ma anche tra nazioni. E questo perché gli stessi termini da una parte e dall'altra hanno a volte significati addirittura opposti. Dobbiamo insomma trovare un linguaggio comune per essere più efficienti».

L'esempio del passato

E la collaborazione non è ipotetica, in passato ci sono già stati interventi italiani su suolo svizzero. «Basti pensare all'alluvione che ha portato alla tragedia di Gondo nell'ottobre del 2000» ha ricordato Salvatore Pasquariello, il prefetto della Provincia di Varese. «Da una parte le forze di intervento di Domodossola, dall'altra quelle vallesane, che erano molto più lontane», dall'altra parte del Passo del Sempione. «Logico dunque fare intervenire le forze italiane».

Gli ha fatto eco il consigliere di Stato Norman Gobbi: «Durante l'incendio del Monte Gambarogno si è visto come, malgrado la mancanza di un accordo siglato, che è in arrivo, siamo stati in grado di sbloccare alla prefettura di Varese, le risorse indispensabili, che sul nostro territorio non ci sono, e penso in particolare all'impiego dei Canadair. E questo perché, grazie agli esercizi precedenti, abbiamo imparato a conoscerci».

«Torre», un terzo scenario

Nella giornata dedicata alla stampa è poi stato mostrato un altro scenario, il «Torre», un impiego militare pianificato a supporto delle autorità civili nella costruzione di un centro di ritenzione per reati minori, utilizzato come carcere d'emergenza, presso l'ex carcere Naravazz.

Una fase dello scenario ha previsto lo sfollamento dei detenuti a causa di un incendio, che ha permesso di testare anche la prontezza d'impiego dei cani poliziotto e di altre unità delle forze dell'ordine, nonché delle forze di primo intervento (vedi la galleria d'immagini).

L'operazione Odescalchi 2022 termina domenica 19 giugno.