Mottarone Mottarone: «Valuteremo se altri dipendenti erano consapevoli»

SDA

30.5.2021 - 19:26

A breve potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati anche altri dipendenti della società che gestisce la funivia del Mottarone, dopo che la caduta di una delle due cabine domenica scorsa ha causato la morte 15 persone.

L'incidente alla funivia del Mottarone ha causato la morte di 15 persone. L'unico sopravvissuto è un bimbo di 5 anni, ricoverato in un ospedale a Torino.
L'incidente alla funivia del Mottarone ha causato la morte di 15 persone. L'unico sopravvissuto è un bimbo di 5 anni, ricoverato in un ospedale a Torino.
KEYSTONE

Keystone-SDA

«Valuteremo in che termini sapevano dell'uso dei forchettoni», ha detto a Radio 'Veronica One' la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi. «Valuteremo se hanno consapevolmente partecipato o se si sono limitati ad eseguire indicazioni provenienti dall'alto», ha aggiunto la pm.

L'indagine prosegue poi per capire come si è rotto il cavo: «quando saremo in grado di fare gli avvisi avendo un quadro chiaro di tutte le persone e società da coinvolgere le coinvolgeremo negli accertamenti tecnici».

Gli accertamenti in vista sono «di natura irripetibile e vanno fatti in contraddittorio con le parti», ha aggiunto la procuratrice. Da qui l'esigenza delle informazioni di garanzia. Per Bossi il fatto che sia stato riconosciuto il reato di omissione dolosa di cautele «costituisce un bel punto fermo da cui ripartire».

Poco logico che altri non sapessero

Il giudice, spiega ancora Bossi, ha detto che a carico dei due chiamati in causa da Tadini «in questo momento non ci sono sufficienti indizi per applicare la misura cautelare, il che non significa che non ce ne saranno in futuro».

Su Nerini, che è il gestore dell'impianto, e Perocchio, che è il direttore di esercizio, la procuratrice ha chiarito che a questo punto «deve essere consolidato» il quadro probatorio e «noi continueremo ad indagare in quel senso, perché anche da un punto di vista logico di dinamiche imprenditoriali mi pare veramente poco credibile che tutti fossero a conoscenza di queste prassi tranne il proprietario» e «cercheremo altri riscontri».

La procuratrice ha poi spiegato che la pressione mediatica sul caso è «certamente faticosa» ma non ha «incidenza» sull'indagine, perché «noi siamo professionalmente e mentalmente preparati ad affrontare i fatti che avvengono e ad indagarli sotto un profilo materiale e giuridico e quindi senza farsi influenzare o trascinare dall'aspetto emotivo».