Accordo quadro Accordo quadro, Cassis a Le Monde: «La Svizzera non è ostile all'Europa»

hl, ats

30.5.2021 - 14:23

I disaccordi sono pochi, ma rilevanti, ha spiegato Ignazio Cassis a Le Monde (immagine d'archivio del 26 maggio).
I disaccordi sono pochi, ma rilevanti, ha spiegato Ignazio Cassis a Le Monde (immagine d'archivio del 26 maggio).
Keystone

«La Svizzera non sta facendo un passo indietro, ha semplicemente rinunciato ad andare avanti», dice il capo del Dipartimento federale degli affari esteri, Ignazio Cassis, nell'ultima edizione di Le Monde.

Keystone-SDA, hl, ats

Al quotidiano francese spiega, in un linguaggio destinato a un pubblico straniero, le ragioni della rottura dei negoziati sull'accordo quadro istituzionale tra Confederazione e Unione europea (Ue).

I disaccordi sono pochi, ma rilevanti, spiega Cassis a Le Monde, nell'edizione apparsa ieri. Il quotidiano ha la particolarità di essere pubblicato nel pomeriggio con la data del giorno successivo.

Un esempio: «Quando la Svizzera ha firmato gli accordi bilaterali con l'Ue nel 1999, la nozione di libera circolazione era un concetto economico, che rientrava nel diritto del lavoro (...). Dal 2005, l'Ue si è evoluta e la libera circolazione concerne nozioni relative alla cittadinanza europea.»

Queste nozioni, sancite da una direttiva, indicano che tutti i cittadini dell'Unione hanno uguali diritti, compresi i diritti sociali, in ciascuno degli Stati membri. «Come Stato non membro, la Svizzera non vuole adottare questo principio», afferma il consigliere federale.

«Non una semplice questione di costi-benefici»

«Secondo noi, cedere su questo concetto esteso di libera circolazione e sulla protezione dei nostri salari avrebbe messo a rischio la stabilità del nostro paese, era un prezzo troppo alto da pagare. Ma questo non significa una rottura, perché la forza del partenariato tra Berna e Bruxelles rimane intatta», assicura.

Cassis aggiunge che «la forma di integrazione propostaci con questo accordo quadro è andata troppo lontano per non urtare l'identità del Paese. Non è solo un ragionamento economico o una semplice questione di costi-benefici (...). Vogliamo rimanere fedeli al concetto di libera circolazione che abbiamo firmato nel 1999.»

Rafforzare le relazioni

«Non siamo un paese lontano che parla una lingua diversa, con una cultura e valori diversi. Siamo al centro di una zona europea dove si parla francese, tedesco e italiano, proprio come da noi. In un certo senso, noi siamo voi e voi siete noi», dice Cassis, aggiungendo, non privo di senso dell'umorismo: «La nostra più grande forza è la stabilità, per la quale la Svizzera è rinomata in tutto il mondo. E per la sua lentezza, che le è legata. La Svizzera fa parte di uno spazio di valori condivisi che non scomparirà perché l'accordo in questione non ha potuto essere concluso. Vogliamo persino rafforzarlo.»