Covid Hurst: «Potremmo avere un'onda più alta di quella dell'autunno scorso»

pab / ATS

20.7.2021

Gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto sulla pandemia di Covid in Svizzera. Per Patrick Mathys «è molto probabile che supereremo di nuovo i 1.000 casi al giorno». Samia Hurst mette in guardia: «Con tanti non vaccinati potremmo avere un'ondata più alta di quella dell'autunno 2020». La fiducia nel vaccino è cresciuta, ma è difficile convincere alcuni scettici.

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«La cosa più importante - ha detto Patrick Mathys aprendo la conferenza stampa a Berna - è che il numero di casi è chiaramente in aumento. Il numero di riproduzione del virus è decisamente superiore a 1, arriva addirittura a 1,44, mentre il tasso d'incidenza negli ultimi 14 giorni è di oltre 60 per 100'000 abitanti. La variante Delta domina in Svizzera. Si presume che circa il 75% dei casi siano dovuti alla Delta nel nostro Paese».

L'esperto spiega poi che, al momento, sono soprattutto i giovani a essere infettati. Come atteso, i contagi vengono spinti dalle fasce d'età dai 10 ai 19 anni e, ancor più, dai 20 ai 29 anni, ossia quelle che hanno il tasso di vaccinazione più basso. Secondo le previsioni, è molto probabile che la soglia di 1.000 nuovi casi al giorno di Covid sia superata già questa settimana.

Quale evoluzione si potrà avere?

Non è ancora chiaro se la situazione attuale comporterà un sovraccarico negli ospedali, ma per ora non è il caso: i ricoveri si situano a un basso livello, la media su sette giorni è di tre-quattro, ha indicato Mathys.

I reparti di terapia intensiva sono occupati nella misura del 70%, ma la quota di pazienti affetti da Covid-19 si attesta ad appena il 3,8% dei letti disponibili. Date le basse cifre non è possibile delineare tendenze o possibili scenari.

Il numero di casi, ha ricordato il capo della sezione Gestione delle crisi dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), sta aumentando anche in molti altri paesi europei.

Il 55% degli adulti, cioè il 45% della popolazione totale, ha già ricevuto due dosi di vaccinazione. E circa due terzi della popolazione ha ricevuto almeno una prima dose. Anche se il numero di vaccinazioni è un po' diminuito, la volontà di vaccinarsi in Svizzera è ancora buona.

«Rallentano i vaccini e aumentano i casi»

La parola è poi passata a Samia Hurst, vicepresidente della speciale Task Force della Confederazione sul Covid-19: «Abbiamo dei vaccini che funzionano bene contro tutte le varianti che oggi conosciamo e sono stati somministrati a più di 4 milioni di persone in Svizzera. Può sembrare molto, ma in realtà è ancora troppo poco».

«In maggio e giugno la campagna di vaccinazione ha accelerato e di pari passo le infezioni sono diminuite rapidamente», ha spiegato Hurst. «Eravamo su una buona traiettoria. Ma nella seconda metà di giugno la vaccinazione ha subito un rallentamento e il numero di casi è iniziato a raddoppiare ogni settimana. Vi è di nuovo una nuova crescita esponenziale rapida».

Quindi, malgrado l’estate, con la variante Delta e l’aumento dei nostri contatti si assiste a un aumento dei casi. Nei Paesi Bassi, ha spiegato Hurst, il raddoppio avviene addirittura ogni tre giorni.

«L'onda potrebbe essere più alta dell'anno scorso»

In un contesto simile è rischioso basare le decisioni solo sul numero delle ospedalizzazioni. Se si prendessero delle misure restrittive solo nel momento in cui gli ospedali mostrano i primi segni di affanno sarebbe troppo tardi. E questo perché se una gran parte dei non vaccinati si infetta, anche il numero di malati, morti e ricoverati aumenterà di nuovo.

La Svizzera, proprio per questo, ha spiegato Hurst, potrebbe di nuovo sperimentare «un'ondata più alta di quella dell'autunno dello scorso anno. In quel caso il virus colpirebbe anche le persone vaccinate perché i vaccini non coprono il 100%. Bisonga poi tenere conto che in Svizzera vivono 100.000 persone immunodepresse».

Secondo la bioetica dell'Università di Ginevra è possibile che, come in passato, prima vengano contagiati i giovani poi anche le altre fasce della popolazione.

È quindi importante che ci siano più persone vaccinate in tutte le fasce d'età. «La vaccinazione serve a chi ha meno di 50 anni per ridurre il pericolo di fare un Long Covid e avere conseguenze che durano per mesi. Per chi ha più di 50 anni la vaccinazione riduce il rischio di ospedalizzazione e di morte», ha concluso Hurst.

La fiducia nella vaccinazione è cresciuta

Per ultimo si è espresso anche Michael Hermann, amministratore delegato dell'istituto di ricerca d'opinione Sotomo, che ha riferito dei risultati dell'ultimo sondaggio condotto in giugno da Demoscope e interpretato dal suo istituto.

Secondo lui si può riscontrare «una dinamica». Dal punto di vista dei sondaggi di opinione, la volontà di vaccinarsi è aumentata rispetto all'anno scorso. Rispetto a marzo, anche la fiducia nei preparati è cresciuta: è ormai favorevole il 75% degli interrogati, a fronte del 72%.

Al contempo gli scettici scendono dal 23 al 21%. Secondo Hermann per convincerli bisogna mettere l'accento sugli svantaggi della mancata immunizzazione.

Tra il gruppo di persone che non vogliono essere vaccinate, solo due argomenti potrebbero convincerli: vorrebbero tornare alla normalità e poter viaggiare. Per ottenere questi risultati, sarebbero quindi disposti a farsi vaccinare. Si tratta di argomenti indiretti, ma gli scettici non si aspettano nulla dalla vaccinazione in sé. Ciò dimostra, secondo Hermann, che per convincere queste persone a farsi vaccinare dovrebbero subire grandi svantaggi se non lo facessero. 

Scettici difficili da raggiungere attraverso i canali classici

Lo studio mostra anche che gli atteggiamenti degli scettici della vaccinazione sono diventati un atteggiamento di base. La vaccinazione ne fa parte.

Queste persone si informano diversamente da coloro che sono disposti a farsi vaccinare, dice Hermann sulla base dei suoi dati. Gli scettici consultano significativamente di meno i media classici e si informano invece sui social media o in famiglia. Le autorità non li raggiungerebbero quindi affatto attraverso i canali classici.

Durante la pandemia, si è aperta una spaccatura nella società, dice Hermann. La fiducia nei media, nel Consiglio federale e nell'UFSP si è erosa in alcuni ambienti. La politicizzazione non è scomparsa durante la crisi. La spaccatura esistente continuerà certamente a preoccupare la società per qualche tempo.

Il Consiglio federale si riunirà nuovamente in agosto e valuterà la situazione. Mathys, in conclusione, non ha voluto dire se le aperture previste per la metà del mese prossimo siano a suo avviso realistiche.

La situazione in Svizzera

In Svizzera, nelle ultime 24 ore, si registrano 707 nuovi casi di Covid-19, secondo i dati dell'Ufficio federale della sanità pubblica. È stato segnalato anche un altro decesso e otto pazienti sono stati ricoverati in ospedale.

Per quanto riguarda Ticino e Grigioni, se il numero di nuovi casi sembra stabilizzarsi, cresce invece quello delle persone ospedalizzate nei due cantoni, dove però non si registrano nuovi decessi legati al Sars-CoV-2.

In Ticino si registrano 16 nuovi contagi, mentre nei Grigioni 13.