Si ritorna in ufficio, si ritorna alla vita di tutti i giorni: ma il pensiero di riacquistare le libertà perse con il Covid non entusiasma proprio tutti. Soprattutto coloro che durante la pandemia sono diventati un po' degli antisociali.
Di Gil Bieler
04.02.2022, 06:00
04.02.2022, 10:02
Di Gil Bieler
«Che cosa succede, se qualcuno non ha più voglia di tornare alla normalità?», ha chiesto recentemente un giovane su Twitter. Non ci è voluto molto perché qualcun altro concordasse con lui: «Hey, non sono l'unico che la pensa così».
Seriamente? Ho capito al primo colpo di che cosa si trattasse. In due anni di pandemia tutti abbiamo dovuto riorganizzare e rivalutare la nostra vita sociale. E mentre tutti sembrano desiderare un ritorno alla normalità pre-pandemia, spesso viene trascurato il fatto che alcuni di noi hanno fatto i conti con l'isolamento sociale molto bene. E vorrebbero mantenerlo così più a lungo.
Io perlomeno capisco tutti quelli che non vogliono tornare alla vecchia frenesia. La FOMO («fear of missing out»), la paura di essere tagliati fuori, e inseguire un appuntamento qui e un'uscita là, mi manca sorprendentemente poco. In realtà per niente. Un libro e il divano, non c'è bisogno di nient'altro.
Una certa riservatezza nei confronti delle persone, si potrebbe benissimo tenerla. Non sarebbe terribile, giusto? Ovviamente con moderazione.
D'altra parte ora per i pantofolai la situazione diventa scomoda, perché ormai non ci sono più scuse causate dalla pandemia. «Vorrei, ma con il Covid non posso...» – giustificazioni simili hanno fatto il loro tempo.
Se la paura dei contatti sociali è diventata insostenibile, si consiglia un aiuto professionale. Il Telefono Amico, www.143.ch, e le piattaforme Salutepsi, www.santepsy.ch/it/, e inCLOUsiv, www.inclousiv.ch offrono un aiuto mirato.
La ragione per cui alcune persone stanno lottando con il ritorno alla normalità, lo spiega Robert Levenson, professore di psicologia all'Università di Berkeley in California: «Non è stato solo stare a casa per un fine settimana. Sono stati quasi due anni della nostra vita, in cui ci siamo adattati».
Ora si tratta di uscire di nuovo dalla propria zona di comfort: «Dobbiamo riscoprire come funzioniamo tra gli altri, come giochiamo, come incontriamo nuove persone, come costruiamo nuove relazioni e poniamo fine ad altre». Questa è una grande sfida.
Ecco però alcune persone tutto ciò non vogliono farlo. Sebbene non sia necessariamente un problema, e rifletta una serie di comportamenti umani comuni, come evitare i rischi, o il desiderio di controllo e la preferenza dello status quo. Così sostiene la ricercatrice indiana Akshaya Balaji in un articolo per «The Wire».
Alla fine, come spesso accade nella vita, è una questione di punti di vista: per alcuni il ritorno alla normalità non è mai abbastanza veloce, mentre altri ormai sono abbastanza a loro agio con la quotidianità di una pandemia. O più in generale non sono entusiasti del cambiamento.
Se si vuole continuare a prendersela comoda nonostante gli allentamenti, bisogna ragionare al meglio con essi. Si può eventualmente fare riferimento a una tendenza attuale. Meglio pochi, ma buoni amici: è il cosiddetto Relationship Minimalism, il minimalismo delle relazioni, particolarmente apprezzato dai giovani, scrive la «Philosophie Magazin».
Sbarazzarsi delle cose inutili nella vita sociale, proprio come facciamo con l'armadio e la cantina. Per quanto attraente possa sembrare, a un esame più attento rivela alcuni punti deboli: «tempo ed energia sarebbero fusi in un'unica valuta e le amicizie sarebbero misurate in base a una logica di mercato», si legge nell'articolo. «Le relazioni di ogni tipo dovrebbero quindi produrre abbastanza felicità da letteralmente valere i preziosi tempo e lenergia».
Uffa. Una rappresentazione dei buoni rapporti amara e fredda. Forse non è poi così male tornare a socializzare con le persone. Quindi cancella Whatsapp, o almeno una volta ogni tanto – sulla vaga scia di un trend pre-pandemia – fai un digital detox.