Votazioni federali Revisione della legge sulle armi: 63,73% di «sì»

ATS

19.5.2019 - 16:59

Il popolo svizzero ha deciso di non mettere in pericolo i vantaggi derivanti dall'adesione a Schengen e Dublino: con il 63,73% di voti favorevoli ha infatti accolto la revisione della legge sulle armi.

Il progetto, che traspone nel diritto elvetico la direttiva Ue modificata, prevede diverse misure contro l'abuso di armi e il mercato nero.

Contrario solo il Canton Ticino

Complessivamente hanno detto sì alla riforma 1'501'485 persone. I contrari sono stati 854'528. La nuova legge sulle armi è stata approvata da tutti i cantoni ad eccezione del Ticino dove è stata respinta con il 54,50% dei suffragi.

La Comunità di interessi del tiro svizzero (CIT), che riunisce 14 organizzazioni del settore ed è presieduta dal ticinese Luca Filippini, aveva lanciato il referendum.

Un sì tiepido è uscito dalle urne di Svitto (51,62%), Obvaldo (51,66%) e Appenzello Interno (52,90%). Più nettamente a favore della revisione della legge sulle armi hanno votato Basilea Città (74,99%), Ginevra (72,82%), Neuchâtel (72,60%), Vaud (71,55%) e Zurigo (70,58%).

Fortemente combattuta dai tiratori

La revisione della legge era stata fortemente combattuta dai tiratori che avevano cercato di farne un voto contro un "diktat dell'Unione europea". Tuttavia non sono riusciti a fare breccia tra i cittadini nonostante il sostegno dell'UDC.

Da parte sua la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter ha ottenuto il suo primo successo in una votazione federale.

Cosa prevede la riforma

Con la riforma in particolare vengono inserite nella categoria di armi vietate quelle semiautomatiche dotate di un caricatore ad alta capacità di colpi. Tuttavia queste, con un'autorizzazione eccezionale, potranno ancora essere comperate e utilizzate nel tiro sportivo.

Chi intende acquistare un'arma di questo tipo deve dimostrare dopo cinque e dieci anni di essere membro di una società di tiro o di utilizzare l'arma regolarmente. Chi possiede già una simile arma può tenerla ma, se non è ancora registrata, deve dichiararla entro tre anni all'autorità cantonale competente.

Nulla cambia per i cacciatori e per coloro che intendono tenere il loro fucile d'assalto al termine del servizio militare. Inoltre la tradizione del tiro resta intatta.

Possiamo ancora partecipare a Schengen e Dublino

Il risultato odierno permette inoltre alla Svizzera di continuare a partecipare a Schengen e Dublino. La revisione della legge sulle armi migliorerà tra l'altro lo scambio di informazioni di polizia tra gli stati Schengen: il sistema evidenzierà a chi è stata rifiutata un'arma in un altro paese per motivi di sicurezza.

Per il comitato di sostegno della revisione della legge sulle armi, composto di associazioni economiche e partiti politici, è chiaro: il sì alla riforma è un sì a Schengen/Dublino. Il popolo ha dato un chiaro segnale in favore della sicurezza, della libertà di viaggiare e di una forte economia svizzera.

A convincere è stato l'argomento sicurezza

Interrogato da Keystone-ATS, il consigliere agli Stati Olivier Français (PLR/VD), membro del comitato interpartitico a favore della revisione della legge sulle armi, ritiene che l'argomento sicurezza con un migliore monitoraggio del proprietario dell'arma e delle munizioni sia stato quello che ha convinto di più.

Operation Libero, che ha partecipato alla campagna di votazione con lo slogan "I love Schengen", ha interpretato il risultato come un impegno per la cooperazione europea: la nuova legge sulle armi è stata un buon esempio della capacità della Svizzera di collaborare con i suoi vicini salvaguardando al tempo stesso le proprie peculiarità e i propri interessi, ha sottolineato.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) ha definito il sì uscito dalle urne "un passo nella giusta direzione", ma ritiene necessarie ulteriori misure per migliorare la sicurezza dei cittadini.

Si rallegra l'industria turistica

L'industria turistica si rallegra del fatto che la Svizzera resti nella rete europea dei visti e che i viaggiatori provenienti dai paesi lontani possano continuare a visitare la Confederazione con un visto Schengen. Di ciò beneficiano anche le imprese svizzere, ha sottolineato economiesuisse, secondo la quale il popolo svizzero si è espresso con convinzione a favore del mantenimento degli accordi di Schengen e Dublino, e di tutti i loro vantaggi.

"Campagna al limite della disinformazione"

Critiche invece sono giunte dal copresidente del comitato referendario Werner Salzmann (UDC/BE), che ha denunciato una campagna dei promotori al limite della disinformazione. "Le dichiarazioni secondo cui i tiratori non sono toccati dalla riforma e la Svizzera sarebbe stata espulsa da Schengen in caso di un no, sono semplicemente sbagliate", ha detto a Keystone-ATS.

L'80% dei tiratori sparano con armi semiautomatiche, ha precisato. Adesso devono fornire una prova del bisogno e registrare la loro arma. Ciò comporta costi elevati, senza che vi siano effetti sulla sicurezza, ha sottolineato. Anche l'argomentazione secondo la quale la Svizzera sarebbe stata estromessa automaticamente da Schengen è falsa. Secondo gli accordi di Schengen il comitato misto avrebbe avuto 90 giorni di tempo per trovare una soluzione.

"Le nostre libertà sono state ridotte"

"Oggi le nostre libertà sono state ridotte" ha detto Jean-Luc Addor (UDC /VS), presidente di ProTell, società che si batte per un diritto liberale sulle armi. "Si è riusciti a far credere che questa modifica tocchi poche persone, ma interessa centinaia di migliaia di svizzeri", ha ricordato Addor alla radiotelevisione romanda RTS.

"Riconosciamo che ci sia un certo bisogno di restare in Schengen/Dublino, ma d'altra parte non si può accettare tutto", ha sottolineato la consigliera nazionale ginevrina Céline Amaudruz, vicepresidente dell'UDC, unico partito a opporsi alla revisione della legge sulle armi. Amaudruz dice di accettare il risultato, ma esprime preoccupazione per il futuro, in particolare in vista dei dibattiti relativi all'accordo quadro con l'Unione europea. Rileva in particolare che l'Europa "potrà un po' dettare ciò che vuole giocando su due-tre pilastri che sembrano centrali per i nostri oppositori".

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