Digitale & Lifestyle Covid-19: l’alcol ci rende più vulnerabili al virus

CoverMedia

22.10.2020 - 16:09

Close-up of friends toasting with beer bottles outside

When: 15 Feb 2018
Credit: Authentic Images/Westend61/Cover Images
Close-up of friends toasting with beer bottles outside When: 15 Feb 2018 Credit: Authentic Images/Westend61/Cover Images
Source: Authentic Images/Westend61/Cover

La pandemia ha causato un considerevole aumento del consumo di alcolici. Le persone dipendenti sono più a rischio.

L’abuso di bevande alcoliche e superalcolici rende più vulnerabili al coronavirus, secondo gli esperti del Royal College of Psychiatrists, Regno Unito.

La dipendenza all’alcol è cresciuta drasticamente nel corso del 2020, dall’inizio della pandemia ad oggi: gli esperti in Gran Bretagna calcolano che nel mese di giugno circa 8.4 milioni di persone consumavano un livello pericolosamente eccessivo di alcolici: il doppio rispetto ai 4.8 milioni dello scorso febbraio.

«Il Covid-19 ci ha dimostrato che i servizi dedicati alle dipendenze di queste persone vulnerabili non sono adatti», ha dichiarato Julia Sinclair, del Royal College of Psychiatrists. «Le morti dovute alle droghe e i ricoveri per via dell’abuso di alcol erano già molto elevate prima del Covid. Temo che questi numeri saliranno esponenzialmente se i Governi non passeranno all’azione».

Un consumo eccessivo di alcol aumenta il rischio di morte per malattie del fegato, ictus, infarti e cardiopatie.

I ricercatori hanno scoperto anche che le persone che fanno uso di droghe e alcol sono molto più suscettibili al virus. La ricerca, finanziata dalla National Institutes of Health, indica che dopo questi individui nella lista delle persone a rischio ci sono i fumatori.

«I polmoni e il sistema cardiovascolare sono spesso compromessi nelle persone che hanno dipendenze», ha aggiunto la dottoressa Nora D. Volkow, co-autrice della ricerca. «Questo, in parte, spiega come mai questi individui risultano più vulnerabili al virus. Un altro fattore che contribuisce enormemente è la marginalizzazione delle persone con una dipendenza, che rende loro più difficile l’accesso ai servizi sanitari».

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