Salute Cruciverba e puzzle: non prevengono il declino mentale

CoverMedia

18.12.2018 - 16:10

Source: Covermedia

Alcuni esperti raccomandano di mantenere la mente allenata con le parole crociate. Per altri, invece, non serve.

Per mantenere le nostre funzioni cognitive al top della forma, tanti scienziati hanno spesso raccomandato di fare puzzle, cruciverba e giochi di enigmistica come il Sudoku. Secondo una nuova ricerca, tuttavia, questi «trucchetti» non bastano per prevenire un declino di tipo neurologico. Piuttosto, tale declino avverrebbe ugualmente, ma a partire da un «punto cognitivo più alto».

Gli scienziati della Roger Staff, Aberdeen Royal Infirmary e la University of Aberdeen, in Scozia, hanno analizzato un campione di 500 persone nate nel 1936, partecipanti ad un test di intelligenza all’età di 11 anni, e rivalutati di nuovo all’età di 64 anni: l’obbiettivo del team di ricerca era quello di valutare se la memoria, la capacità di analisi e l’abilità nel risolvere una varietà di problemi, da parte dei volontari, fossero protette dal declino tipico delle malattie neurodegenerative.

«I nostri risultati indicano che l’impegno dedicato a questi test non è associato con una traiettoria di declino cognitiva negli anni più avanzati della vita», spiegano i ricercatori scozzesi. «Piuttosto, è associato con l’acquisizione di abilità relative al ragionamento e alla memoria durante il corso della vita».

Varie ricerche in passato sostengono che la risoluzione di puzzle e rebus, difatti, possa essere di grande aiuto durante una fase «lucida» della vita di un individuo, soprattutto nella popolazione più anziana.

«È difficile sapere con certezza se gli anziani siano in grado di migliorare le loro capacità mentali facendo cose come cruciverba o Sudoku. Ulteriori test ci aiuterebbero a capire se il coinvolgimento intellettuale speso da ciascun individuo è legato all’intensità di tale attività. Anche la personalità gioca un ruolo essenziale nello svolgimento di queste attività».

L’articolo sulla ricerca è stato pubblicato nella rivista scientifica BMJ.

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