Blog sostenibilità SwisscomGiornate di Soletta 2019: all’insegna dei film sulla sostenibilità
Marius Schlegel, blog sostenibilità
13.12.2018
Il programma della 54a edizione delle Giornate di Soletta comprende numerosi film che trattano il tema della sostenibilità. Quali sono i motivi? Lo abbiamo chiesto alla direttrice del festival.
Signora Rohrer, in generale, cosa può aspettarsi di vedere il pubblico delle Giornate di Soletta 2019 sui numerosi schermi della città?
Seraina Rohrer: Quest’anno dominano le grandi domande: come vogliamo vivere, qual è la relazione tra uomo e natura ecc. Colpisce il fatto che i film presentati affrontino così tante questioni esistenziali. Molti cineasti trattano questi temi nelle loro opere, perché loro stessi o i loro protagonisti sono alla ricerca di un senso.
Molti dei film che lei ha visionato per il festival hanno un nesso con la sostenibilità. Questo l’ha sorprende?
Ogni anno valutiamo circa 600 film e negli ultimi anni sono in crescita i temi quali la sostenibilità o il rapporto tra uomo e natura. I film sono sempre uno specchio della società e per questo è comprensibile che questi argomenti siano sempre più trattati al cinema.
I film si concentrano sulle problematiche o piuttosto esprimono la speranza di un futuro sostenibile?
Ho la sensazione che spesso si tratti di una speranza. Predomina l’idea generale che ognuno possa fare qualcosa, che tutti possano impegnarsi in modo attivo a favore di una buona causa. Lo si vede anche dai protagonisti dei film che non si fanno travolgere dal pessimismo. Forse ciò è stato influenzato dal successo del film Demain. Questo spirito positivo adesso è percepibile anche nei film svizzeri.
Può citare qualche esempio di film in programmazione?
Il docufilm Genesis 2.0 di Christian Frei mostra senza pregiudizi le possibili conseguenze della manipolazione genetica, come può cambiare di conseguenza il nostro ambiente e se esiste un modo per vivere in modo più sostenibile. Nel lungometraggio Le vent tourne di Bettina Oberli invece una famiglia prova a vivere in maniera completamente autosufficiente, costruisce un impianto eolico per produrre energia ecc. Nel film ci si chiede quanto si debba essere ideologizzati per avere una vita più sostenibile e quanto di ciò rappresenti davvero il proprio io.
Per lungo tempo i film sulla sostenibilità sono stati film di nicchia, ma nel frattempo il loro pubblico aumenta continuamente: si tratta semplicemente dello spirito del tempo oppure bisogna ringraziare registi quali Al Gore e festival come Films for the Earth?
Entrambe le cose; sicuramente è un segno dei tempi il fatto che la nostra società si preoccupi maggiormente della sostenibilità, ma credo che queste opere aiutino anche la popolazione a modificare il proprio comportamento. I film non muovono semplicemente delle critiche, mostrano anche delle possibili soluzioni: un’esigenza questa soprattutto delle giovani generazioni. In tal modo si crea un circolo virtuoso: l’interesse verso il tema porta a girare altri film e i nuovi film accrescono a loro volta l’interesse del pubblico.
Secondo lei la sostenibilità è un genere a sé stante? Se sì, crede potrà affermarsi dal punto di vista commerciale?
Non direi un genere vero e proprio, ma una tematica filmica. Tante persone apprezzano lo stato d’animo che li pervade quando lasciano la sala e capiscono di essere parte di questo mondo e di poter contribuire a migliorarlo. Questi inviti ad agire sono un trend del momento.
Cosa serve secondo lei perché questa tematica si affermi ancora di più tra il pubblico dei cinefili? Forse un premio speciale alle Giornate di Soletta 2020?
Il nostro Prix de Soleure per i film che trattano temi socialmente rilevanti è senz’altro pertinente per le opere in programma concernenti la sostenibilità. Non abbiamo in mente un premio specifico; ci pensano già altri festival specialistici. In ogni caso le discussioni sul tema sono importanti.
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